L’era Spalletti alla guida della Nazionale italiana si è conclusa ufficialmente dopo la pesante sconfitta per 3-0 contro la Norvegia, con il commissario tecnico che ha confermato di essere stato sollevato dall’incarico dal presidente FIGC Gabriele Gravina. Una decisione che riaccende il dibattito sul vero problema del calcio azzurro: la qualità dell’allenatore o la mancanza di giocatori validi come un tempo?
La gestione Spalletti: luci e ombre di un percorso travagliato
Luciano Spalletti aveva assunto la guida della Nazionale italiana nel settembre 2023, subentrando a Roberto Mancini in una situazione già compromessa. Il tecnico toscano, reduce dal trionfo scudetto con il Napoli, si era trovato a gestire una squadra in difficoltà nelle qualificazioni agli Europei 2024.
I risultati deludenti che hanno portato all’esonero
Durante il suo mandato, Spalletti ha guidato l’Italia alla qualificazione per Euro 2024, ma il torneo si è rivelato deludente: dopo aver superato a fatica la fase a gironi, gli azzurri sono stati eliminati già agli ottavi di finale dalla Svizzera, vincente 2-0.
I problemi sono emersi fin dalle prime partite:
- Prestazioni altalenanti nei gironi europei
- Mancanza di identità tattica evidente
- Difficoltà nel trovare la formazione ideale
- Scarsa brillantezza fisica della squadra
Le responsabilità di Spalletti sono evidenti e vanno oltre la scarsa qualità tecnica della rosa a disposizione. Dal debutto con l’Albania fino all’umiliante prestazione con la Spagna, Spalletti si è lamentato della scarsa brillantezza e gamba della sua squadra.
Il problema strutturale del calcio italiano
Tuttavia, ridurre tutto alle colpe del commissario tecnico sarebbe semplicistico. L’analisi della situazione rivela problemi più profondi nel sistema calcistico italiano.
La carenza di talenti emergenti
Il punto da cui partire non è l’incapacità di singoli giocatori, ma il limite storico dei club italiani: il ridotto spazio concesso ai giovani, l’esterofilia che è una scelta e non un obbligo. La percentuale di calciatori stranieri nella scorsa Serie A è stata del 63,4 per cento.
Questo dato confrontato con altri campionati europei evidenzia come:
- Liga spagnola: 42,2% di stranieri
- Bundesliga tedesca: 49% di stranieri
- Premier League inglese: 66,1% di stranieri
L’impatto sui settori giovanili
I tecnici dei vivai italiani «non insegnano a saltare l’uomo e l’uno contro uno è stato cancellato, non allenano negli ultimi trenta metri», come dichiarato dal coordinatore delle nazionali giovanili Viscidi.
Il confronto con il passato: quando l’Italia dominava
I successi del 2021 come illusione ottica
Il trionfo del 2021 sembra essere stato un’occasione persa perché il sistema non si è migliorato. I campioni d’Europa in carica si sono qualificati all’ultimo respiro per Euro 2024, dimostrando come quella vittoria non fosse rappresentativa di un reale cambio di rotta.
La valutazione economica della rosa attuale
Un dato significativo emerge dall’analisi del valore della rosa: la Croazia ha una valutazione della rosa iscritta a Euro 2024 di 327,7 milioni, meno della metà di quella che guida Spalletti (705,5). Questo paradosso evidenzia come il problema non sia necessariamente la qualità individuale, ma l’organizzazione collettiva.
Le attenuanti per Spalletti
Il fattore tempo
Spalletti è salito in corsa sulla barca della nazionale abbandonata nel cuore dell’estate 2023 da Roberto Mancini col rischio di compromettere la qualificazione a Euro 2024. Quando dice di non aver avuto tempo di trasmettere le sue conoscenze al gruppo, Spalletti dice la verità.
Il tecnico è arrivato in Germania con:
- Solo 10 partite di esperienza con la squadra
- 6 partite giocate “spalle al muro” per evitare l’eliminazione
- Tempo limitato per implementare i suoi concetti tattici
La pressione mediatica e ambientale
Gli attacchi che sta subendo Spalletti sono immeritati. Non abbiamo fuoriclasse, Donnarumma a parte, ma in Germania ci siamo presentati deprimendo anche quel poco valore di partenza.
Chi sarà il successore: Ranieri o Pioli?
I candidati principali
Con l’addio di Spalletti, la FIGC sta valutando diverse opzioni per il futuro:
Claudio Ranieri – Il preferito dal presidente della FIGC Gabriele Gravina è Claudio Ranieri, che però non vuole venire meno all’impegno preso con la Roma nel suo nuovo ruolo dirigenziale.
Stefano Pioli – Il favorito per diventare nuovo ct della Nazionale resta Stefano Pioli, oggi allenatore in Arabia all’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo. L’ex Milan sarebbe la pista più praticabile e facile.
Altri nomi in considerazione
Tra i candidati alternativi figurano:
- Roberto Mancini (possibile ritorno)
- Daniele De Rossi
- Gennaro Gattuso
- Fabio Cannavaro
La diagnosi finale: un problema sistemico
Allenatore o rosa: la verità nel mezzo
L’analisi obiettiva suggerisce che il problema dell’Italia non risiede esclusivamente nella figura dell’allenatore né nella sola qualità dei giocatori disponibili. Non è stata indicata una traccia, non è stata segnata la strada per rendere davvero competitiva nel tempo la Nazionale, che è uscita al primo turno dei Mondiali del 2010 e del 2014 e non si è qualificata per quelli del 2018 e del 2022.
Le riforme necessarie
Per tornare competitivi, l’Italia deve affrontare:
- Riforma dei settori giovanili con maggiore focus sulla tecnica individuale
- Incentivi per l’utilizzo di giovani italiani nei club di Serie A
- Continuità progettuale nella Nazionale, indipendentemente dal commissario tecnico
- Investimenti nella formazione degli allenatori dei vivai
Conclusioni: guardare al futuro con realismo
L’esonero di Spalletti rappresenta l’ennesimo cambio di rotta di una Nazionale che fatica a trovare un’identità stabile. Pensare che la soluzione ai mali del calcio italiano sia azzerare di nuovo tutto, cacciare Spalletti e ripartire da un altro ct è un pensiero facile ma sbagliato.
Il prossimo commissario tecnico, che sia Ranieri, Pioli o un altro profilo, erediterà gli stessi problemi strutturali. Solo un approccio olistico, che coinvolga tutto il sistema calcistico italiano, potrà riportare l’Italia ai vertici del calcio mondiale.
La sfida non è trovare l’allenatore perfetto, ma costruire un sistema che produca costantemente talenti di qualità e li valorizzi al meglio. Solo così l’Italia potrà tornare a competere con le grandi potenze del calcio europeo e mondiale.