Evasometro, Istituto Friedman: "Strumento immorale, approccio orwelliano alla lotta all'evasione"

Evasometro, Istituto Friedman: “Strumento immorale, approccio orwelliano alla lotta all’evasione”

di 3 Aprile 2025

L’Istituto Milton Friedman ha espresso una forte critica contro il nuovo strumento di contrasto all’evasione fiscale denominato “Evasometro“, recentemente annunciato dalla Guardia di Finanza e dall’Agenzia delle Entrate. L’organizzazione, per voce del suo direttore esecutivo, considera questa misura una grave violazione dei principi di libertà individuale e rispetto della privacy dei cittadini italiani.

Un approccio definito “orwelliano”

Secondo Alessandro Bertoldi, direttore esecutivo dell’Istituto, già il nome “Evasometro” evoca uno scenario da romanzo distopico, suggerendo un sistema di controllo capillare e indiscriminato sulla vita economica di ogni contribuente. L’Istituto Friedman evidenzia come questo strumento, basato su algoritmi che incrociano dati personali e finanziari, rappresenti di fatto un sistema di sorveglianza di massa che oltrepassa i limiti accettabili in un equilibrato rapporto tra lotta all’evasione e tutela delle libertà fondamentali.

Uno Stato alla frutta quello che si riduce a utilizzare questi mezzucci, poiché incapace di generare sviluppo, riducendo la già immorale pressione fiscale che affligge cittadini e imprese“, si legge nel comunicato diffuso dall’Istituto.

La presunzione di colpevolezza

Uno degli aspetti più contestati dell’Evasometro è la sua implicita presunzione di colpevolezza. L’Istituto Friedman sottolinea come ogni scostamento tra redditi dichiarati e spese sostenute diventi automaticamente un potenziale capo d’accusa, invertendo così l’onere della prova e costringendo il contribuente a giustificare ogni aspetto della propria vita economica.

Questo meccanismo viene definito lesivo della dignità personale e contrario al principio cardine dello Stato di diritto secondo cui nessuno può essere considerato colpevole senza un processo equo. Per l’Istituto Friedman, l’Evasometro trasforma di fatto ogni cittadino in un sospetto a priori, minando ulteriormente la già fragile fiducia tra Stato e individuo.

La denuncia dell’ipocrisia statale

Nel suo comunicato, l’Istituto denuncia anche quella che definisce un’ipocrisia di fondo: mentre si impone ai cittadini un controllo descritto come “asfissiante”, non si affrontano con pari determinazione le inefficienze e gli sprechi della macchina pubblica, che dissipano le risorse raccolte attraverso la tassazione.

L’organizzazione sostiene che una vera ed efficace lotta all’evasione dovrebbe basarsi su altri pilastri:

  • Semplificazione normativa
  • Riduzione della pressione fiscale
  • Incentivi alla compliance volontaria

Questi approcci, secondo l’Istituto, si sono già dimostrati più efficaci rispetto a strumenti definiti “oppressivi” che trattano i contribuenti “come sudditi da monitorare”.

L’appello al governo

L’Istituto Friedman conclude il suo intervento con un appello diretto al Governo e alle istituzioni competenti, chiedendo di riconsiderare l’adozione dell’Evasometro. L’invito è quello di orientarsi verso politiche fiscali più rispettose della libertà e della responsabilità individuale, abbandonando quello che viene descritto come “un modello di controllo autoritario”.

L’Italia per quanto vissuto merita un fisco low profile, uno Stato minimo e non di certo un Grande Fratello tributario“, conclude Bertoldi nella sua dichiarazione, rimarcando la posizione dell’Istituto che considera l’Evasometro moralmente inaccettabile, soprattutto in un Paese già caratterizzato da un’elevata pressione fiscale.

La presa di posizione dell’Istituto Milton Friedman si inserisce nel dibattito più ampio sulle modalità di contrasto all’evasione fiscale e sul giusto equilibrio tra gli interessi dello Stato nella riscossione dei tributi e i diritti fondamentali dei cittadini contribuenti, incluso quello alla privacy e alla presunzione d’innocenza.

Redazione

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