Lele Adani a "Hot Ones": dal calcio al rap, passando per videogame e telecronache con Alessandro Cattelan su RaiPlay
Lele Adani a "Hot Ones": dal calcio al rap, passando per videogame e telecronache con Alessandro Cattelan su RaiPlay

Lele Adani a “Hot Ones”: dal calcio al rap, passando per videogame e telecronache con Alessandro Cattelan su RaiPlay

di 27 Marzo 2025

Lele Adani, ex calciatore e opinionista sportivo, sarà l’ospite della prossima puntata di “Hot Ones“, il programma condotto da Alessandro Cattelan, in esclusiva su RaiPlay da venerdì 28 marzo.

Il format, che ha raggiunto un enorme successo nella sua versione statunitense arrivata alla venticinquesima edizione, prevede un’intervista dove conduttore e ospite mangiano alette di pollo (con alternativa vegetariana/vegana disponibile) condite con salse progressivamente sempre più piccanti. Queste “hot sauce” aiutano ad abbattere ogni ritrosia e diffidenza, generando reazioni spesso divertenti e sempre imprevedibili.

Dal campo alle telecronache: la carriera di Adani

Nell’intervista, Adani ripercorre la sua carriera iniziata quando sul campo militavano grandi nomi del calcio italiano e internazionale. Alla domanda se i calciatori della sua generazione avrebbero avuto una carriera ancora più forte oggi, risponde: «Negli anni novanta l’Italia aveva i migliori giocatori e anche quelli italiani erano molto forti. Attaccanti e difensori erano fortissimi. In Nazionale sono stato convocato dal 2000 al 2004 e c’erano Maldini, Cannavaro, Nesta, Materazzi, Panucci. Nel mio periodo stavano a casa addirittura Costacurta e Ferrara, ancora titolari di Milan e Juventus. Probabilmente oggi avrei fatto più partite in Nazionale».

Tra i ricordi più preziosi, Adani cita il confronto con il Fenomeno Ronaldo: «Ronaldo resta tra gli attaccanti più forti che ho conosciuto. Quando sono arrivato all’Inter lui era in trattativa con il Real Madrid; non è un rimpianto non averci giocato in squadra perché anche aver giocato contro ed essermi misurato con lui, come con altri campioni, resta comunque un grande ricordo. Custodisco con gelosia la prima maglia di Ronaldo della partita Inter-Brescia. Io ero nel Brescia, l’ho marcato. Ha fatto il suo esordio con 70 mila spettatori a San Siro. Ci scambiammo la maglia alla fine del primo tempo, la maglia con il numero 10!»

Gli allenatori che l’hanno segnato

Adani individua diversi allenatori che hanno avuto un impatto significativo sulla sua carriera:

  • Mircea Lucescu: «Un maestro che ho avuto al Brescia e che mi ha insegnato una cosa fondamentale e ancora attuale: il calciatore non solo deve marcare ma si deve staccare per giocare»
  • Silvio Baldini: «Più di tutti prestava attenzione ai valori, alla dignità, alla crescita umana. È un fratello per me!»
  • Sergio Buso: «L’allenatore che mi ha insegnato la tattica»
  • Roberto Mancini: «Mi ha insegnato la tattica e poi è diventato un amico»

Non mancano però esperienze meno positive: «Ne ho avuti tanti altri con cui non ho legato troppo perché non avevano molto interesse a valutare anche il rapporto umano, soddisfare la mia curiosità e la voglia di capire che, peraltro, mi servono oggi nella carriera che sto facendo. Ricordo a proposito Gigi Cagni che credo fosse infastidito da chi era curioso e voleva chiedere. Io volevo imparare per questo ero curioso. Poi Zeman che è stato un terrore, non per la sua rettitudine o metodologia, ma per l’allenamento che faceva fare».

La passione per il calcio sudamericano

Parlando della sua esperienza come commentatore ai Mondiali in Qatar, Adani svela la sua ammirazione per il calcio sudamericano: «Quando sono arrivato in Rai non immaginavo che l’Italia a quei mondiali non ci sarebbe stata, perché perse a Palermo con la Macedonia. Questo fatto aprì un ventaglio di situazioni impensabili. L’Argentina è stato il canto del cigno di Messi che ha rischiato di andare fuori dopo la prima partita persa con l’Arabia Saudita, che però io non ho commentato».

Il suo legame con Lionel Messi e la nazionale argentina ha radici profonde: «È iniziato l’amore per questa squadra e per i suoi giocatori nel Mondiale del 2014, la coppa America con il Cile… indimenticabili le delusioni di Messi che però a 35 anni ha poi iniziato un percorso magnifico. Mi sono sentito fortunato e onorato ad averlo accompagnato. È il sinistro migliore del mondo!»

Dall’amicizia alla rottura: da “Bobo TV” a “Viva el Futbol”

Un capitolo importante della recente carriera di Adani è stato il podcast “Bobo TV“, seguito poi da “Viva el Futbol“: «Una bella esperienza! Il podcast è nato partendo dall’amicizia e ha permesso, in un momento drammatico per il Paese, chiuso in lockdown contro il Covid, di creare interazione con chi era a casa; la gente ha trovato un po’ di sollievo e compagnia».

Adani parla anche della fine di quell’esperienza e della nascita del nuovo progetto: «L’esperienza è nata, cresciuta, si è evoluta poi è caduta. Ed è caduta anche un’amicizia. Non si vorrebbero mai vivere certi momenti ma a volte uno è obbligato ad accettarli. Io non avrei mai interrotto, neanche sotto tortura, quel percorso ma sono stato costretto. Sono ripartito ora con “Viva el Futbol” e da una cosa triste è nata una benedizione perché adesso c’è una struttura più seria e compatta e noi tre siamo molto carichi».

A proposito di Antonio Cassano, suo collega in entrambi i progetti, afferma: «Non si gestisce! Quello che lui dice su allenatori, giocatori, le storie che racconta… viviamo tutto anche noi in privato. Nessuno potrà mai accusarlo di avere due lati. Ne ha solo uno e non negozia. È bello per questo anche se non sempre sono d’accordo con lui, ma pur non cambiando sé stesso ascolta molto gli altri».

L’onestà intellettuale nel commentare le partite

Alla domanda su come commenterebbe la partita di una squadra allenata da un suo amico andata male, Adani rivela: «Lo racconto comunque e se è un amico capisce che è un commento obiettivo perché io parlo alla gente. Non sono servo di nessuno, intorno ho amici e persone che non conosco e cerco di fare sempre il mio lavoro in maniera onesta e corretta».

Videogiochi e rap: i nuovi orizzonti

Adani si è cimentato anche come commentatore di videogiochi, un’esperienza che definisce «bellissima». Il suo approccio è autentico: «Per una squadra, per un’altra e per un’altra ancora hai sempre una frase ripetuta quaranta volte. Però io non riesco a recitare, mi piace la sfida, voglio personificarle sempre, non leggo e ci metto tutto me stesso. Mi lascio coinvolgere come se le partite si stessero giocando realmente».

Particolarmente importante è per lui il rapporto con i giovani: «La cosa più importante in questi casi è trovare l’engagement con i ragazzi. Ho fatto 50 anni a luglio, però il rapporto che ho con i giovani mi fa impazzire, con loro mi trovo molto bene. Sono il nostro futuro e sono le persone che cerco di accompagnare nei prossimi anni. Fare per loro il commento a un gioco mi gasa da matti».

Infine, Adani rivela la sua passione per il rap: «Mi piace molto! Ho fatto due cose: la prima l’intro con Rocco Hunt per il suo album “Rivoluzione”, quaranta secondi parlati che aprono l’album. Poi, dopo l’Europeo, ho scritto un brano “Facciamo calcio”, dove tocco tanti personaggi, tante figure iconiche protagoniste di miei racconti accompagnate dal solito gesto che ormai metto sempre, e che è diventato un tormentone!».

Bruno Bellini

Direttore Responsabile Lifestyleblog.it - Classe '81, da Monopoli (Bari)
Dal 2015 nella Giuria Stampa del Festival di Sanremo. Dottore in Comuncazione e Multimedia

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