“Le voci delle donne: non chiamatelo amore” è il nuovo programma di approfondimento condotto da Vittoriana Abate, che andrà in onda domenica 24 novembre 2024 su Raitre alle ore 13:00, con una durata di 53 minuti. Una trasmissione che si propone come un faro puntato su uno dei fenomeni più drammatici della società contemporanea: il femminicidio.
Il cuore del programma: storie di dolore e di speranza
Il programma si addentra nelle storie di donne vittime di violenza, affidandosi a testimonianze dirette e al ricordo dei familiari di coloro che non ce l’hanno fatta. Accanto a queste vicende drammatiche, si danno voce anche a coloro che, con grande forza, sono riuscite a sopravvivere. Una narrazione che non dimentica il dolore degli orfani di femminicidio, spesso dimenticati, ma altrettanto colpiti dalla brutalità della violenza.
Il messaggio principale è chiaro: la violenza sulle donne non è una questione privata, ma un dramma sociale che ci riguarda tutti. Con questo obiettivo, “Le voci delle donne: non chiamatelo amore” punta a sensibilizzare il pubblico sull’importanza della cultura del rispetto e della prevenzione.
Un viaggio tra cultura, istituzioni e soluzioni legislative
La trasmissione non si limita a raccontare le tragedie, ma si pone l’obiettivo di esplorare le radici della violenza di genere. Attraverso il contributo di esperti del mondo della cultura e delle istituzioni, si passeranno in rassegna gli strumenti legislativi esistenti e le azioni concrete per contrastare questa piaga sociale.
Tra gli ospiti, spiccano figure che apportano una prospettiva multidisciplinare al dibattito, sottolineando la necessità di una collaborazione tra società civile e istituzioni per affrontare il fenomeno.
Un format innovativo: tra piazze e studio
“Le voci delle donne: non chiamatelo amore” si distingue per un format televisivo che alterna riprese in esterno e momenti in studio. Parte del programma è girata nella suggestiva cornice di Piazza Montecitorio, simbolo delle istituzioni italiane, allestita con panchine rosse e scarpe rosse, simboli della lotta contro la violenza di genere.
Il resto della trasmissione si svolge in uno studio televisivo, dove il racconto si arricchisce di servizi filmati e interviste esclusive. Una narrazione emotiva e visiva che mira a coinvolgere il pubblico a 360 gradi.
L’esperienza di Vittoriana Abate: una vita dedicata alla cronaca nera
Vittoriana Abate, autrice e conduttrice del programma, porta in questa trasmissione il bagaglio di una lunga carriera nel mondo della cronaca nera e giudiziaria. La sua esperienza di oltre 25 anni al fianco di Bruno Vespa nel celebre programma “Porta a Porta” su Raiuno, l’ha resa una delle voci più autorevoli del panorama giornalistico italiano.
“Questo racconto racchiuso in un format televisivo nasce dalla mia lunga esperienza sul campo. Nel percorso fatto a Porta a Porta, accanto a Bruno Vespa su Raiuno, che va avanti da 25 anni, ho incontrato mamme, papà, familiari, amici delle vittime. Con loro ho instaurato un rapporto di fiducia, di solidarietà, che non si è interrotto con lo spegnersi dei riflettori e prosegue nel tempo”, spiega Vittoriana Abate che aggiunge: “In questo programma ho voluto racchiudere il mio lungo e irripetibile tratto di strada fatto nella cronaca nera e giudiziaria italiana, in cui ho approfondito i più noti casi e processi italiani”.
Un libro che ispira il programma
Il programma si ispira anche al saggio scritto da Vittoriana Abate insieme all’avvocato e docente universitario Cataldo Calabretta, intitolato “Sulla pelle e nel cuore. Quei bravi ragazzi che uccidono“ (Graus Edizioni). L’opera analizza con lucidità il fenomeno della violenza di genere, offrendo una base per approfondire ulteriormente il tema all’interno della trasmissione.
Il messaggio: non chiamatelo amore
Il titolo del programma, “non chiamatelo amore”, è un invito esplicito a non confondere la violenza con i sentimenti. Il messaggio centrale, infatti, è che ogni atto di violenza non può mai essere giustificato o interpretato come un gesto d’amore.
La trasmissione vuole essere uno strumento di sensibilizzazione e un invito all’azione, per formare una società più consapevole e rispettosa, capace di prevenire e contrastare la violenza di genere.
Perché guardarlo?
“Le voci delle donne: non chiamatelo amore” rappresenta una visione indispensabile per chiunque voglia comprendere e combattere il fenomeno del femminicidio. Tra i motivi per seguire il programma:
- Testimonianze reali: storie vere che emozionano e fanno riflettere.
- Contributi di esperti: per approfondire le radici culturali e sociali della violenza.
- Un format innovativo: tra simbolismo e narrazione emotiva.
Un appuntamento che non si limita a informare, ma spinge a riflettere su cosa ciascuno di noi può fare per costruire una cultura del rispetto e del dialogo.