“Esiste un solo Baroni, esistono tante Lazio”. Non potrebbe esserci sintesi migliore per descrivere la gestione di Marco Baroni, capace di reinventare la sua squadra partita dopo partita, trasformando quella che potrebbe sembrare un’emergenza in un punto di forza. Il tecnico biancoceleste ha fatto della duttilità il suo mantra, dimostrando come principi e necessità possano prevalere su schemi fissi e dogmi tattici.
L’arte del cambiamento
In tredici partite, la Lazio ha mostrato dieci volti diversi. Una metamorfosi continua che ha portato risultati sorprendenti: sei vittorie nelle ultime sette partite tra Serie A ed Europa League, con 17 reti realizzate (media di 2.4 a partita). Una trasformazione che non ha mai intaccato l’identità della squadra, come sottolinea lo stesso Baroni: “Questa squadra deve difendersi attaccando. Stessa identità sempre”.
Solo in tre occasioni, contro Verona, Torino ed Empoli, si è rivisto lo stesso undici di partenza. Una scelta dettata in parte dalle circostanze – le assenze di Gila, Tavares e l’arrivo ritardato di Dia – ma soprattutto da una precisa filosofia tecnica.
La sfida di Como
Per la trasferta di Como, Baroni deve fare i conti con nuove assenze. Zaccagni è stato fermato da un virus intestinale, Rovella accusa un affaticamento, mentre Dia partirà dalla panchina per precauzione. Scelte obbligate in difesa, con la coppia Patric-Gila preferita a Romagnoli, reduce dalla squalifica.
Il centrocampo resta un rebus, con Guendouzi sicuro del posto e un ballottaggio tra Vecino e Dele-Bashiru per completare la mediana. Castrovilli si tiene pronto in panchina, consapevole che questo è il momento di dare il massimo.
Il reparto offensivo in evoluzione
L’attacco biancoceleste è forse l’emblema perfetto della filosofia di Baroni. Ogni giocatore ha una storia da raccontare e un obiettivo da raggiungere:
Castellanos, il centravanti fuori dagli schemi, non segna in campionato dal 16 settembre ma continua a essere fondamentale nel gioco di raccordo. La sua ultima gioia risale alla doppietta contro il Nizza del 3 ottobre, ma il suo contributo va oltre i numeri.
Noslin e Tchaouna, gli acquisti pensati per presente e futuro, cercano la loro dimensione. Il primo si è sbloccato con un gol da cineteca contro il Genoa, il secondo attende ancora la sua prima rete con l’aquila sul petto.
E poi c’è Pedro, il veterano che sembrava ai margini e invece è diventato protagonista assoluto con quattro reti nelle ultime cinque partite. La sua permanenza, inizialmente in dubbio per questioni di liste, si è rivelata fondamentale sia in campo che nello spogliatoio.
Una filosofia vincente
La forza di questa Lazio sta proprio nella sua capacità di adattamento. Baroni ha dimostrato come si possa mantenere un’identità forte pur cambiando interpreti e moduli. La squadra ha trovato una solidità difensiva importante, come testimoniano i due clean sheet consecutivi contro Twente e Genoa, e cerca il terzo, un risultato mai raggiunto nell’anno solare.
La sfida contro il Como di Fabregas rappresenta un nuovo banco di prova. La Lazio ha dalla sua la tradizione favorevole contro le neopromosse – sei vittorie consecutive – ma soprattutto la consapevolezza di una squadra che ha fatto del cambiamento la sua forza più grande.