Marina Lorenzi

“Un Letto per Due”: Marina Lorenzi e Riccardo Polizzy Carbonelli in un Viaggio Teatrale sul Matrimonio al Teatro Ghione di Roma

di 28 Novembre 2023

E’ andato in scena in questi giorni, fino al 26 novembre, al Teatro Ghione di Roma, insieme al marito Riccardo Polizzy Carbonelli, lo spettacolo Un letto per due, scritto e prodotto da Tato Russo e diretto da Livio Galassi. Una piccola ‘presentazione’ che, nel 2024, darà il via ad un vero e proprio tour per tutta la nostra penisola. Lavoro di cui l’attrice Marina Lorenzi è pienamente soddisfatta, in primis perché le consente di portare in scena il percorso di vita affrontato da una coppia nei suoi lunghi trentacinque anni di matrimonio, con tanti momenti di gioia alternati da periodi decisamente più critici. Spettacolo di cui Lorenzi ci ha parlato in questa intervista.

Salve Marina, in questi giorni c’è il debutto in teatro di Un letto per due. In scena ha al suo fianco Riccardo Polizzy Carbonelli, che conosce molto bene. 

“E’ vero. Un letto per due è uno spettacolo che mi vede in scena insieme a mio marito Riccardo Polizzy Carbonelli. Seppur con grandi intervalli di tempo, io e lui lavoriamo da tanto tempo insieme: l’ultimo che abbiamo fatto, ad esempio, era il Così è se vi pare di Luigi Pirandello prima del Covid. E appunto, prima di Un letto per due, abbiamo sempre fatto opere: da Pirandello, come ho citato, a Oscar Wilde, passando per tanti altri autori. In questo caso, abbiamo invece affrontato un testo teatrale a due. In scena ci siamo soltanto io e Riccardo, nessun altro. E ci troviamo a descrivere il matrimonio di una coppia che dura da ben trentacinque anni, con tutte le sue vicissitudini: figli, tradimenti, malattie. Tutto quello, insomma, che accade all’interno di una vita”.

Come ha vissuto  questo nuovo impegno?

“Mi sono trovata di fronte ad una bella sfida, sia teatralmente parlando, sia tra me e Riccardo. E’ il racconto di un matrimonio che, come tanti, inizia con le migliori intenzioni e che poi viene travolto dalle circostanze della vita, belle e brutte che siano. Nello spettacolo, il pubblico assiste a vari momenti: in alcuni sembra che il legame tra i due personaggi che portiamo in scena si stia rompendo, ma poi tutto si rimargina perché la loro unione è fortissima, va al di là dello spazio e del tempo. Un letto per due è una bella impresa: in primis, perché io e Riccardo siamo sempre in scena e non c’è mai tempo di riposarsi. Il testo è stato scritto e prodotto da Tato Russo, mentre la regia è di Livio Galassi. Il tutto è inoltre accompagnato dalle coreografie di Aurelio Gatti, con due ballerine che creano la situazione per la scena successiva. Ogni scena, infatti, scandisce il tempo che avanza. E anche quello è un’impresa perché nello spettacolo partiamo giovani e concludiamo che siamo vecchi”.

Lo spettacolo si muove su vari registri, dato che alterna i momenti drammatici e di crisi della coppia a quelli più allegri, spensierati e felici. 

“Esatto. L’inizio, ad esempio, è veramente scoppiettante, spumeggiante. I due componenti della coppia affrontano il loro matrimonio, la nascita del primo figlio, con contentezza. Nascono, in seguito, le prime litigate e, man mano, la narrazione acquista un peso diverso. In ogni caso, posso dire che Un letto per due è prevalentemente una commedia, anche se poi sfocia in dei risvolti molto veri. Non è paradossale quello che noi raccontiamo. E’ come vedere da un cannocchiale cosa può accadere, sapendolo prima, in quarant’anni di vita passati al fianco di una persona. E’ uno spettacolo divertente dove si piange e si ride. Mette al centro della scena tutte le sfaccettature di una relazione ed è bello proprio per questo: non ha un taglio netto, non è solo commedia o dramma, nel senso più ampio del termine. Riesce ad inglobare tutti gli aspetti drammaturgici di un’opera che si evolve e, sicuramente, Tato Russo è stato molto bravo a adattarla, a renderla moderna e poetica”.

E’ soddisfatta, quindi, di lavorare con Tato Russo, no?

“Sì, Tato ha una grande capacità: è un grande scrittore di teatro,  che conosce perfettamente i meccanismi di un testo. Caratteristica che non tutti hanno. E’ realmente un grande professionista: è stato prima un grande autore, un grande regista e poi un grande attore, ma la sua passione maggiore è restata la scrittura. Questa sua opera, Un letto per due, è un suo grande regalo e io e Riccardo siamo felici di portarla in scena”.

La scena principale della commedia è un letto matrimoniale, fulcro anche di tutti i movimenti scenici. Situazione ‘curiosa’ per lei e Riccardo, che siete sposati. E’ una sicurezza maggiore poter lavorare in questo spettacolo con suo marito?

“Sì, anche se non è detto che chi è coppia nella vita riesca a lavorare bene insieme, perché si creano delle dinamiche differenti. Tuttavia, io e Riccardo siamo stati tantissimi anni soltanto colleghi. Noi abbiamo quindi cementato il nostro essere protagonisti sulla scena insieme da colleghi e non da marito e moglie, non come coppia. Prima che ci siamo messi insieme, facendo uno spettacolo di Pirandello, avevamo già lavorato da colleghi. Tra noi c’è qui di una forma di stima e rispetto professionale. Ovvio però che adesso portiamo in scena anche l’affiatamento di chi si conosce bene. Non sempre si trova sulla scena quell’alchimia che, magari, hai invece in un rapporto di coppia con una persona. Io e Riccardo riusciamo a mantenere un terreno neutro perché quell’alchimia, di cui stiamo parlando, l’abbiamo trovata prima sulla scena e molto dopo nella vita. E distinguiamo bene il livello personale da quello professionale. Anche se con Un letto per due questo lavoro è un po’ più difficile, dato che parliamo di un matrimonio e inevitabilmente ci sono delle similitudini con la nostra vita quotidiana. E abbiamo dovuto mettere in atto delle vicissitudini nostre, delle dinamiche tra uomo e donna, tra marito e moglie, sia nei momenti romantici, sia in quelli di scontro”.

E col regista Livio Galassi come si è trovata?

“Livio è un regista che riesce ad ascoltare e a creare con gli attori. Fattore importante in un’opera a due, dove fondamentalmente lavoriamo soltanto io e Riccardo in scena, con Livio al nostro fianco. Tra noi tre c’è un collante forte. Livio ci dirige e ascolta. In tutto ciò è immancabile la supervisione di Tato, con noi che stiamo attenti a rispettare l’opera per come è stata scritta, sui meccanismi che lui ha creato. Unione tra attori, regista e autore che è essenziale in ogni lavoro. A meno che non porti in scena Pirandello o Wilde, che devi rispettare come autori, non potendo cambiare nulla di quello che hanno fatto, ma con i quali, per ovvie ragioni, non ti puoi confrontare”. 

Si è fatta un’idea, prima di iniziare, su come avrebbe reagito il pubblico alla visione dello spettacolo?

“Certamente. Mi sono chiesta più volte quale sarebbe stata la reazione degli spettatori, dato che Un letto per due alterna vari registri: dal brillante al comico, passando per il drammatico e il poetico, con il fil rouge del regista che unisce il tutto e ha la sua visione dell’opera, con i vari quadri che delimitano il passare del tempo. Perché, in fondo, non è facile raccontare trentacinque anni di storia in uno spettacolo teatrale. Bisogna essere efficaci nell’affrontare certe dinamiche. Sono quindi curiosa di capire come, col passare dei giorni, Un letto per due verrà recepito, ascoltato”.

Cosa devono aspettarsi di vedere gli spettatori di Un letto per due?

“Gli spettatori si devono emozionare nel rivedere tutto quello che accade all’interno della vita di una coppia. Perché noi, quando la viviamo dal di dentro, ci emozioniamo, malediciamo, ci innamoriamo ma non riusciamo a ripercorrere una storia d’amore, soprattutto se è la nostra. Speriamo dunque che le persone, vedendo i trentacinque anni di matrimonio di questa coppia, si possano rispecchiare ed emozionare, magari rinnamorandosi del proprio compagno o della propria compagna; che si rendano conto che, nonostante i vari ostacoli e problemi affrontati, si amano ancora”.

L’amore che trionfa nonostante le problematiche; è questo il messaggio che volete dare?

“Sì, poiché non è facile. Se sorge una crisi la prima cosa che ti viene in mente è quella di andartene. Oggi come oggi, le relazioni durano pochissimo. Non si dà tanta fiducia all’unione, ma ci si lascia condizionare da quello che accade intorno. Ci sono coppie che si separano anche dopo  una sola settimana di matrimonio; ci sono persone che al primo scossone gettano la spugna, che non sentono che vale la pena di lottare. Spesso non si va al successivo step, ossia capire cosa può succedere dopo aver affrontato le difficoltà della vita. L’epilogo di Un letto per due è sull’amore, su quanto ne vale la pena di investirci, di non arrendersi al primo problema”.

Roberto Mallò per MassMedia Comunicazione

Redazione

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