2 Dicembre 2022

Telemedicina, opportunità per abbattere disuguaglianze e rispondere ai crescenti bisogni di salute, ma serve cultura a 360°

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Telemedicina, opportunità per abbattere disuguaglianze e rispondere ai crescenti bisogni di salute, ma serve cultura a 360° -
Telemedicina, opportunità per abbattere disuguaglianze e rispondere ai crescenti bisogni di salute, ma serve cultura a 360° -

(Adnkronos) – La rivoluzione tecnologica che sta attraversando la sanità in questo momento storico, così unico e irripetibile, necessita di uno spirito di collaborazione multidisciplinare e dei cittadini. Necessita di cultura, non solo tecnologica. La telemedicina ha un ruolo strategico per rispondere ai bisogni crescenti di salute della popolazione, ma è necessario tenere presente questi aspetti: formazione, questione annosa della carenza di personale, richieste di nuove competenze per gestire le nuove strumentazioni e resilienza del SSN. Tutto questo per affrontare con consapevolezza e concretezza questa rivoluzione tecnologica in corso. 

In Sicilia, che è nel cuore del Mediterraneo ed è separata da uno stretto “culturale” dal resto d’Italia, si è scelto di parlare di tecnologie e di mettere in comune le best practice “intermediterranee” di telemedicina in tutte le sue pratiche. L’occasione è l’evento “LA SALUTE NEL MEDITERRANEO”, organizzato da Motore Sanità con il contributo incondizionato di IBM.  

È evidente a tutti che la “messa in comune” di dati raccolti in modo omogeneo e trasversale nei diversi Paesi permettono, per esempio, di individuare e confrontare la reale presenza di malattie rare nel bacino del Mediterraneo; o di raggiungere le popolazioni che vivono in aeree rurali e portare i servizi di cui hanno bisogno; che gli standard di approccio alla televisita e al teleconsulto permettono di individuare il metodo più “empatico” per raggiungere medici e pazienti. Sono esempi, questi, di come “la tecnologia che mette in rete i sistemi sanitari” – la telemedicina – può dare un grande contributo alla sanità che affronta temi emergenti, come la cronicità, che riguarda il 30% della popolazione italiana e la difficoltà di condividere i dati che ciascun Paese del Mediterraneo ha e può portare per dare voce ai risultati prodotti.
 

“La telemedicina rende possibile distribuire ai cittadini molti servizi sanitari e assistenziali. Li rende più accessibili, adeguati e incrementa la qualità delle cure. Questi nuovi servizi però funzionano bene se sono personalizzati, adatti alla situazione reale delle persone, delle famiglie, e ciò si può ottenere solo se siamo disposti a modificare i processi di lavoro dei sanitari, le procedure burocratiche e le norme che regolano il servizio sanitario nazionale pubblico e la sanità privata” ha spiegato Francesco Gabbrielli, Direttore del Centro nazionale per la Telemedicina e le nuove tecnologie assistenziali dell’Istituto Superiore di Sanità. “Per essere ancora più chiari: non serve una grande riforma teorica del servizio sanitario, ma tanti piccoli pratici aggiornamenti per usare al meglio le tecnologie. Serve competenza dei professionisti e coordinamento tra istituzioni. Se poi allarghiamo il nostro sguardo verso la sanità digitale dell’Unione Europea nel Mediterraneo dobbiamo parlare anche di solidarietà tra stati membri, oltre che di standard amministrativi, di interoperabilità dei sistemi, di armonizzazione delle pratiche assistenziali.” 

“Il tema delle nuove tecnologie è uno scenario particolarmente innovativo e sfidante al quale dobbiamo dare delle risposte”. Questo l’appello di Paolo Misericordia, Responsabile Centro Studi FIMMG. “Uno dei problemi è che la miriade di messaggi e di informazioni digitali che ci arrivano quotidianamente dai pazienti e che vengono dispersi. Ad oggi non abbiamo la possibilità di ricondurli ad un unicum, questo è un tema rilevante. Come pure è rilevante il problema della prenotazione dal medico, che dovrà essere affrontato con determinazione: serve una prenotazione automatica. E poi i teleconsulti, come facciamo a farli? Il problema è che questi strumenti non vengono valorizzati a livello istituzionale nell’ambito dell’attività dei medici di medicina generale. Dobbiamo avere delle soluzioni di sistema, dobbiamo disporre di strumenti da costruire che portino soluzioni maggiormente fruibili e favorevoli per medici e pazienti”.  

“E’ ormai entrata nel vivo l’implementazione del nuovo fascicolo sanitario elettronico e sono già in valutazione le scelte per l’adozione della piattaforma di telemedicina e di intelligenza artificiale. Questi tre elementi sono i pilastri di un nuovo modello di cura che si prefigge di trasformare il sistema sanitario, rendendo utilizzabili in modo semplice le informazioni di cui il sistema stesso dispone. Ciò consentirà di alimentare nuovi servizi per cittadini e professionisti, ottimizzare le risorse e sostenere la ricerca” ha dichiarato Daniela Scaramuccia, Client Partner Public IBM Consulting Italia, che ha aggiunto. “Perché questi strumenti siano però effettivamente utilizzabili, sarà necessario che tutto l’ecosistema sanitario venga formato e accompagnato durante la loro adozione. Che sia predisposto lo sviluppo di un sistema resiliente, perché possa garantire la sicurezza nella gestione del dato e nella protezione delle infrastrutture. E, affinché lo sviluppo dei servizi rispondano agli effettivi bisogni degli utenti, sarà fondamentale il loro coinvolgimento in tutte le fasi di disegno e sviluppo”. 

Salvatore Amato, Presidente Ordine dei Medici di Palermo ha sottolineato che
“l’utilizzo di tecnologie non è solo un bisogno ma un dovere di chi le deve utilizzare per migliorare l’assistenza alle persone, ma ci sono dei problemi e dei quesiti importanti ai quali è necessario dare risposte: bastano le tecnologie a soddisfare i bisogni della persona? Chi gestirà le informazioni, seppur l’intelligenza artificiale sicuramente darà una mano? E la formazione rispetto all’utilizzo di queste strumentazioni? Chi sarà il driver di queste strumentazioni? E la reale mancanza di personale? Altro aspetto su cui riflettere riguarda le diseguaglianze di salute, che aumenteranno nei prossimi anni tra il meridione e le altre regioni: e su questo deve essere fatta una profonda riflessione. Ben vengano le attrezzature, le case della comunità e quanto è previsto dal Pnrr, ma se non si fa una analisi attenta, i soldi del Pnrr saranno spesi malissimo. E su questo invito i decisori politici che stanno al centro e alla periferia di rendersene conto. Dobbiamo restare vigili su queste situazioni”.  

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