22 Settembre 2022

Sanità, mobbing e demansionamento: ricorso contro l’ospedale Sant’Andrea

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Sanità, mobbing e demansionamento: ricorso contro l’ospedale Sant’Andrea -
Sanità, mobbing e demansionamento: ricorso contro l’ospedale Sant’Andrea -

(Adnkronos) – Atti persecutori, mobbing e demansionamento. A denunciarli è un ricorso al Tribunale civile di Roma, sezione Lavoro, contro l’Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea, promosso dalla dott.ssa Maria Beatrice Palma De Marco, rappresentata dall’avvocato Riccardo Demontis. Il procedimento è attualmente in corso, pertanto l’Azienda, interpellata dall’Adnkronos, non ritiene opportuno riportare alcun commento.  

La dott.ssa De Marco è dipendente presso l’Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea con qualifica di dirigente sanitario psicologo, con anzianità superiore a 15 anni. Fin dagli inizi del rapporto di lavoro ha lamentato ripetutamente e continuativamente, si scrive nel ricorso, “soprusi, ingerenze e violazioni contrattuali durante lo svolgimento della propria attività”.  

In particolare, recita il ricorso: “la reiterata, pervasiva e sistematica attività vessatoria rivolta nei propri confronti, del tutto ingiustificatamente quanto illegittimamente”; “la mancata assegnazione dal 2011 ad oggi di una postazione di lavoro stabile e idonea allo svolgimento della propria attività di psicologa e psicoterapeuta”; “la mancata comunicazione da parte degli organi preposti dell’azienda sia degli obiettivi della UOD sia di quelli personali, nonché la mancata predisposizione e consegna delle schede di valutazione annuale, unitamente a errate indicazioni od omissioni circa l’esatta qualifica professionale, con evidente correlato pregiudizio economico, anche in termini di retribuzione variabile, per la Dott.ssa De Marco”.  

In conseguenza di quanto esposto, si chiede al Tribunale di accertare e dichiarare che la dott.ssa De Marco “è stata oggetto di atti persecutori e di demansionamento diretti all’emarginazione della medesima ricorrente dal contesto aziendale” e, per l’effetto, di condannare l’azienda al risarcimento economico. Il valore della controversia è pari a 360.475 euro.  

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