17 Settembre 2022

Governo, Draghi porta la ‘sua Italia’ a New York

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Governo, Draghi porta la ‘sua Italia’ a New York -
Governo, Draghi porta la ‘sua Italia’ a New York -

(Adnkronos) – E’ il viaggio più lungo da quando è alla guida di Palazzo Chigi. Quattro giornate piene e dense di appuntamenti, a cominciare dall’Assemblea generale della Nazioni Unite, il piatto forte della nuova trasferta statunitense che segue la visita al presidente Joe Biden del maggio scorso. Mario Draghi partirà lunedì prossimo per New York, farà rientro in Italia solo venerdì mattina. Un viaggio che arriva nelle giornate che segneranno le ultime battute di una campagna elettorale di fuoco, dove non sono mancati fendenti e dove, dopo la conferenza stampa di ieri, anche il presidente del Consiglio ha finito per dire la sua. O quanto meno lasciarla intendere, picchiando duro sui sovranisti, non sottraendosi al fuoco di fila delle domande dei giornalisti e ribadendo da che parte l’Italia deve stare, indipendentemente dal colore politico del governo che verrà. 

E sarà senz’altro questo uno degli obiettivi di Draghi negli States. Rassicurare gli alleati, consegnare l’immagine di un’Italia forte e pronta a onorare gli impegni assunti, leggi Next Generation Eu. Puntellando la collocazione euro-atlantica, come ha fatto ieri quando, a chi gli chiedeva dello strappo di Meloni e Salvini in Europa sull’Ungheria di Orban, ha risposto con forza che nello scegliere gli alleati bisognerebbe pensare innanzitutto agli interessi degli italiani. Parole incassate con stizza nel quartier generale di Fdi, tanto più in via Bellerio, dove il leader è stato ‘bacchettato’ anche sulle sanzioni alla Russia, con una stoccata destinata a colpire chi ‘flirta’ con Mosca: “lo sappiamo, c’è quello che ama i russi alla follia, vuole togliere le sanzioni e parla tutti i giorni di nascosto con loro…”. Non serve certo la palla di vetro per capire a chi Draghi si riferisse, pur non citando mai per nome il leader della Lega. “Nei rapporti internazionali c’è da essere trasparenti, ci vuole coerenza, non capovolgimenti e giravolte”, è l’avvertimento del capo del governo. Che anche sulle ipotesi di aggiornamento del Pnrr, taglia corto: “C’è poco da cambiare”.  

Nelle giornate newyorkesi, Draghi -per gli americani ‘the unitalian’ proprio per quel sembrare, quanto meno ai loro occhi, così poco italiano- porterà la visione del governo che ha guidato, saldamente collocato al fianco degli Usa, con una posizione ferma e netta sulla guerra in Ucraina: condanna dell’aggressore, sostegno a Kiev senza se e senza ma, solidarietà al popolo ucraino che passa anche attraverso l’invio di armi, nonostante il terremoto interno che ne è conseguito a Roma e che Draghi ha dovuto fronteggiare. Ma l’arrivo del premier giunge anche a pochi giorni dalla telefonata con il segretario di Stato americano Antony Blinken sul dossier dei fondi di Mosca portati in dote a diversi partiti e leader politici europei. 

Il colloquio, reso noto da Blinken con un tweet che ha colto di sorpresa Palazzo Chigi, ha allontanato ombre dall’Italia, ma è facile che del dossier scottante si torni a parlare anche nei corridoi del Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite. Dove Draghi arriverà martedì per assistere al dibattito generale della 77esima Assemblea generale dell’Onu e incontrare, nel pomeriggio, il presidente Csaba Korosi. Il suo intervento è atteso a fine serata, 19.45 ore locali, quando a Roma sarà notte fonda.  

In mattinata ci sarà anche un passaggio del premier a Broadway, al Jay Suites, per la sessione di apertura dello Youth4Climate, mentre la sera prima, al suo arrivo a New York, l’ex numero della Bce verrà insignito del World Statesman Award, riconoscimento dell’Appeal of Conscience Foundation. Un premio che arriva a una manciata di mesi dal riconoscimento ottenuto, nel maggio scorso, dall’Atlantic Council a Washington. 

L’agenda del premier, ancora in via di definizione, prevede nel pomeriggio di mercoledì 21, sempre al Palazzo delle Nazioni Unite, l’incontro con il segretario generale Antonio Guterres, mentre giovedì Draghi dovrebbe restare in città per una serie di incontri riservati. Un viaggio corposo, che tuttavia non chiude l’agenda internazionale del Draghi premier.  

Considerato che la formazione di un governo non è mai immediata, e che il Parlamento che uscirà dal voto del 25 settembre si insedierà il 13 ottobre, è più che probabile che anche il Consiglio europeo del 20-21 ottobre venga presieduto per l’Italia da Draghi. Summit importantissimo perché dovrebbero trovare compimento le misure per affrontare la crisi energetica, tra queste il price cap.  

Propedeutico a questo passaggio, il vertice straordinario di Praga – in agenda il 6-7 ottobre – dove si assumeranno le decisioni politiche su come gestire il gap energetico e dove Draghi sarà sicuramente presente. Pochi giorni prima – il 30 settembre – i paesi dell’area Med si ritroveranno ad Alicante, in Spagna, per fare massa critica e presentarsi ai vertici europei con una sola voce. Ma il viaggio più interessante resta sicuramente quello negli States, anche per la concomitanza col voto, dietro l’angolo, del 25 settembre.  

Difficile dire se il premier tornerà a dire la sua, altamente improbabile vista l’imminenza del voto e gli appuntamenti che lo attendono. Del resto, quel che aveva da dire lo ha detto forte e chiaro nella conferenza stampa di ieri, dove ha anche ribadito l’appello agli italiani affinché si rechino alle urne. Qualsiasi sarà il risultato che si delineerà nella notte tra il 25 e il 26 settembre, Draghi a New York ribadirà che l’Italia è un Paese forte e solido, e che è giusto fidarsi degli italiani. “L’Italia ce la farà con qualsiasi governo”, aveva detto nel famoso discorso del Meeting di Rimini, che ieri sembra quasi aver sconfessato per via delle stilettate ai sovranisti. Ma al netto delle stoccate di ieri, è facile immaginare che il presidente del Consiglio porterà agli alleati la visione di un Paese affidabile e di cui è giusto continuare a fidarsi. Perché gli interessi degli italiani vengono prima, anche delle fibrillazioni, delle battaglie e degli sgambetti della politica. 

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