20 Settembre 2022

Draghi premiato a New York, le parole del premier tra Ucraina e futuro

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Draghi premiato a New York, le parole del premier tra Ucraina e futuro -
Draghi premiato a New York, le parole del premier tra Ucraina e futuro -

(Adnkronos) – “L’invasione russa dell’Ucraina rischia di inaugurare una nuova era di polarizzazione, che non vedevamo dalla fine della Guerra Fredda. La domanda su come affrontiamo le autocrazie definirà la nostra capacità di plasmare il nostro futuro comune per molti anni a venire”. Così il premier Mario Draghi, alla consegna del ‘World Statesman Award’, al Perrine di New York. “La soluzione – per l’ex numero uno della Bce – sta in una combinazione di franchezza, coerenza e impegno. Dobbiamo essere chiari ed espliciti sui valori fondanti delle nostre società. Mi riferisco alla nostra fede nella democrazia e nello Stato di diritto, al nostro rispetto dei diritti umani, al nostro impegno per la solidarietà globale. Questi ideali dovrebbero guidare la nostra politica estera in modo chiaro e prevedibile. Quando tracciamo una linea rossa, dobbiamo farla rispettare. Quando prendiamo un impegno, dobbiamo onorarlo. Le autocrazie prosperano sfruttando la nostra esitazione. Dovremmo evitare l’ambiguità, per non pentirsene in seguito”. 

“L’Unione Europea e il G7 – insieme ai nostri alleati – sono rimasti fermi e uniti a sostegno dell’Ucraina, nonostante i tentativi di Mosca di dividerci. La nostra ricerca collettiva per la pace continua, come dimostra l’accordo per sbloccare milioni di tonnellate di cereali dai porti sul Mar Nero. Solo l’Ucraina può decidere quale pace sia accettabile, ma dobbiamo fare tutto il possibile per favorire un accordo quando finalmente sarà possibile”, ha continuato il premier italiano. 

“Questa settimana ricorre la 77a Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Spero che ci sarà un futuro quando la Russia deciderà di tornare alle stesse norme sottoscritte nel 1945. Nonostante tutta l’oscurità dei tempi in cui viviamo, rimango ottimista riguardo al futuro”, le parole di Draghi. “Come mi è stato ricordato durante la mia recente visita allo Yad Vashem, l’indifferenza è il peggior nemico dell’umanità. Parlare apertamente non è solo un obbligo morale, è un dovere civico. A coloro che chiedono silenzio, sottomissione e obbedienza dobbiamo opporre il potere delle parole – e dei fatti. Oggi il mondo ha bisogno di coraggio, chiarezza, amore e speranza”, ha detto il presidente del Consiglio. 

“Il progetto europeo, che ha garantito pace e stabilità in Europa dopo secoli di conflitti – ha continuato -, fa perno sulla forza di istituzioni condivise come la Banca Centrale Europea. Il G20, presieduto dall’Italia lo scorso anno, ha confermato che solo la cooperazione globale può aiutare a risolvere i problemi globali dalla pandemia ai cambiamenti climatici”. 

“Il potenziale per la comprensione reciproca di essere una forza positiva è tanto più grande quanto più integrato è il nostro mondo – ha detto ancora -. Per avere successo per tutti, e soprattutto per i più vulnerabili, la globalizzazione richiede un insieme comune di regole. Eppure, oggi affrontiamo una sfida significativa all’idea che possiamo lavorare insieme a beneficio di tutti i paesi”.  

Draghi, nel suo intervento, ha spiegato che “il valore di una partnership di successo tra organismi multilaterali e istituzioni locali è stata una delle principali lezioni che ho imparato lavorando alla Banca Mondiale negli anni ’80. Riscrivere le regole della finanza globale – come abbiamo fatto nel Financial Stability Board sulla scia della crisi del 2008 – ha richiesto fiducia reciproca, apertura mentale e capacità di compromesso”. 

Poi l’omaggio a Shinzo Abe: “Vorrei rendere omaggio al compianto Shinzo Abe, che ha ricevuto questo premio l’anno scorso. Abe credeva fermamente nel dovere del Giappone di contribuire alla stabilità globale. Ha agito con forza per rinvigorire l’economia giapponese, attraverso una combinazione di politica fiscale, politica monetaria e riforme dal lato dell’offerta. La vita di Abe è stata tragicamente interrotta, ma la sua eredità sopravvive – tra la gente del Giappone e oltre”.  

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