Perso l’anello in mare, ritrovato grazie a Google e Imede. Una storia a lieto fine, fortunatamente, per la mia fede nuziale. Solitamente gli oggetti persi in mare sono difficili da recuperare. Soprattutto con il passare del tempo e le mareggiate che rischiano di far inabissare oggetti importanti sotto la sabbia.
Mi è capitato domenica, mentre trascorrevo una giornata a mare a Scanzano Jonico, in Basilicata.
Dopo un tuffo in acqua la triste scoperta: la fede non c’era più. Vari e vani i tentativi di provare a recuperare l’anello, persino con un retino ma ogni prova si era conclusa con un nulla di fatto complice anche il vento e il mare mosso.
Dopo averle tentate tutte, ed essermi quasi rassegnato, ho provato a vedere se Google potesse fornire qualche consiglio utile per ritrovare l’anello. Sul motore di ricerca, infatti, si possono trovare informazioni di ogni genere grazie ai risultati di ricerca generati dagli algoritmi. Dalle ricette, ai consigli tecnologici, c’è in realtà di tutto. “Perchè non sfruttarlo per vedere se venisse fuori qualche suggerimento utile?”
Certo, Google non mi avrebbe ritrovato l’anello… ma mi ha fornito il sito di un’associazione di volontari dediti al recupero di questi oggetti che hanno un valore affettivo importante: Imede.
“FunzionerĂ ? SarĂ affidabile?” – questi i primi pensieri ma ho tentato ugualmente, giocandomi ogni chance, compilando l’apposito modulo di richiesta. Dopo pochi minuti arriva una mail di un volontario che accetta l’incarico, comunicando la sua disponibilitĂ ad operare dopo una certa ora.Â
L’area di ricerca è stata in acqua marina alta (MAGGIORE di 1MT). Con un po’ di lavoro e di fatica, questo “angelo” riesce a trovare il mio anello nonostante le difficoltĂ dovute al vento e al mare mosso.Â
Le storie a lieto fine, per fortuna, non esistono solo nei film.