19 Giugno 2022

Hotel e ristoranti, è allarme rincari: Torino e Verona più care

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Hotel e ristoranti, è allarme rincari: Torino e Verona più care

(Adnkronos) –
Allarme rincari in hotel, ristoranti e non solo. Per le prossime vacanze estive si profila una stangata dei prezzi nella ricettività in generale, compresi B&B e villaggi. A segnalarlo è l’Unione nazionale consumatori che ha condotto uno studio per l’Adnkronos stilando la classifica completa delle città con i maggiori rincari elaborando gli ultimi dati Istat relativi al mese di maggio. Nonostante non sia un mese di ferie e non ci fossero ponti, infatti, i prezzi dei servizi di alloggio, ossia alberghi, motel, pensioni, bed and breakfast, agriturismi, villaggi vacanze, campeggi e ostelli della gioventù, sono già saliti in media nazionale del 12,5% su maggio 2021: +14,7% alberghi e motel, +10,7% pensioni, +0,4% villaggi vacanze, campeggi e ostelli. Ma le differenze sul territorio sono abnormi, oltre 58 punti percentuali di differenza tra la città peggiore e la migliore. Un sintomo anche di una diversa ripresa della domanda turistica, ancora a macchia di leopardo, con alcune città turistiche addirittura in deflazione. 

A guidare la classifica della città con i maggiori rialzi nel settore alberghiero è Torino, con un balzo astronomico del 40,5% rispetto allo scorso anno. Al secondo posto Palermo, con un incremento annuo del 36,5%. Medaglia di bronzo a Siena con +30,7%. Appena giù dal podio Bologna con +28,9%. Seguono Teramo (+23,5%), in sesta posizione Milano (21,6%), poi Trieste (+20,7%), Como (+20,2%) e Roma (+19,6%). Chiude la top ten Viterbo (+19,3%).  

Sull’altro versante della graduatoria, il dato clamoroso di Venezia, in deflazione con un crollo dei prezzi su base annua del 17,5%. La seconda città più virtuosa è Caltanissetta (-4,9%). Sul gradino più basso del podio Trapani (-1,2%). In deflazione anche Livorno (-0,4%). Unc ha condotto un’analisi dei rincari anche su base mensile, maggio rispetto ad aprile 2022, da cui si evince che Torino rimane in cima alla top ten con +33,2 %, mentre al secondo posto si piazza Siena (+28,1%) e al terzo Palermo (+18,8%). A seguire Bologna che mantiene il quarto posto (+14,9%) mentre al 5° posto c’è Siracusa (+13,3%), Lucca (+13,2%), Parma (+11,6%), Rimini (+11,4%), Campobasso (11,2%) e Como (+10,8%).  

Non va molto meglio per i ristoranti che sempre a maggio registrano aumenti di una certa portata. L’Istat infatti per i Servizi di ristorazione, ossia ristoranti, pizzerie, bar, pasticcerie, gelaterie, prodotti di gastronomia e rosticceria, rileva divari tra le città meno clamorosi rispetto agli alberghi, ma sempre consistenti. A fronte di un’inflazione annua pari, per l’Italia, al 4,5%, lo scarto tra la città più virtuosa e la più svantaggiosa è pari a 7,5 punti percentuali. 

A vincere questa non gratificante classifica è Verona, dove i ristoranti rincarano rispetto a maggio dello scorso anno dell’8,7%. Al secondo posto Gorizia, con +8,3%, e al terzo Palermo, +7,9%. Seguono Brescia (+7,8%), Forlì-Cesena e Sassari (+7,3% per entrambe), settima Lecco (+7,1%), poi Olbia (7%), Trento (6,7%). Chiude la top ten Piacenza con +6,6%. La città più risparmiosa è Campobasso (1,2%), in seconda posizione Massa-Carrara (+1,6%), terza Lodi (+1,7%). 

“Il fatto che in alcune città i rincari degli alberghi siano contenuti, mentre in altre siano spropositati e abnormi, dato che il caro bollette e il caro cibo pesa in modo uguale in tutta Italia, vuol dire che alcuni stanno approfittando della voglia di vacanze e di normalità degli italiani o di qualche evento importante per far impennare i prezzi e rifarsi in troppo poco tempo delle perdite degli anni passati”. E’ quanto afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando con l’Adnkronos le evidenze dello studio.  

“E’ evidente, ad esempio, – sottolinea – che a Torino si è speculato allegramente sull’Eurovision Song Contest, con i prezzi dei servizi alberghieri volati in un solo mese di un terzo, +33,2%, un salto inaccettabile. Non va molto meglio a Siena, al secondo posto degli aumenti congiunturali con uno smisurato +28,1% su aprile 2022, o a Palermo, al terzo posto con +18,8% sul mese precedente. Nemmeno a Bologna c’è da stare allegri, +14,9% in appena un mese” afferma Massimiliano Dona. 

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