10 Gennaio 2022

Quirinale, Letta: “Berlusconi smentirà, parole riportate gravi”

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Quirinale, Letta: "Berlusconi smentirà, parole riportate gravi"

“Non credo che quelle parole siano state pronunciate, sarebbero molto gravi, la tempistica è sbagliata, sbagliatissima”. Lo ha detto Enrico Letta a Metropolis live a proposito delle indiscrezioni di Silvio Berlusconi ai suoi trapelate oggi. “Penso che Berlusconi smentirà quelle parole, sono dei riportati, dei detti, se fossero state effettivamente dette sarebbero molto gravi. Sono sicuro che non le ha dette”. “Giovedì mattina dirò alla Direzione e ai Gruppi che noi lavoriamo per trovare una intesa su una o un presidente di larga intesa, di condivisione, con un profilo istituzionale condivisibile da una larga maggioranza dei grandi elettori, non divisivo. E’ la cosa giusta da fare. Lavoreremo così, non muro contro muro e sì condivisione”.  

“Non è il momento del muro contro muro, chi lo fa si assume una grande responsabilità di fronte agli italiani. E’ il momento dell’unità e della condivisione”. “Il Pd si assume la responsabilità di lavorare per un percorso condiviso. Anche io vorrei un presidente della Repubblica che uscisse dalle nostre fila, spero ci si riesca. Ma so che il mio partito rappresenta il 12pc del Parlamento”, ha spiegato il segretario del Pd. 

“Dobbiamo scegliere un presidente condiviso e in continuità con quanto fatto da Mattarella, penso che ci siano delle personalità in grado di farlo, discuteremo”, ha detto ancora Letta. “E’ necessario costruire maggioranze larghe anche per il governo. Ho difficoltà a immaginare un governo che governa con un voto, che rischia di andare sotto. Pensate alle difficoltà di oggi, alla ripartenza delle scuole, un governo con una maggioranza larga aiuta di più”. 

“Nessuno può pretendere di avere il presidente della Repubblica, perché questo è un Parlamento senza maggioranza, è la somma di tante minoranze. Come tale, il presidente della Repubblica non può che uscire da uno sforzo condiviso da parte di tutti”. “Berlusconi è il capo di un partito, è divisivo lui come lo sono io, Salvini, Conte. Ognuno di noi essendo capo di partito è divisivo per definizione. Il presidente della Repubblica, come sempre, deve essere una figura istituzionale non il capo di un partito”. 

“Attenzione ai tempi, ho l’impressione che si dia per scontato di affrontare questa scelta con tempi del passato, con 23, 16, 21 votazioni. Ma si vota una volta al giorno, dire aspettiamo la quarta votazione, il 27 gennaio, vuol dire che non c’è consapevolezza del fatto che non ci sarà la pazienza degli italiani di aspettare il Parlamento che non si mette d’accordo. E’ importante trovare una intesa in modo che non riparta l’idea dell’anti-politica”.  

“Mattarella? Il giorno in cui lasciasse il Quirinale sarei triste, ha svolto la sua funzione nel miglior modo possibile. Mi fermo qua”.  

LE INDISCREZIONI – Io sono il fondatore del centrodestra e questo deve pur contare qualcosa…, avrebbe detto Berlusconi, dicendosi sicuro che Salvini e Meloni faranno la loro parte. Atteso a Roma domani sera, al massimo mercoledì mattina, il Cav, raccontano all’Adnkronos, si aspetta lealtà da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, anche perché Lega e Fdi, secondo lui, hanno tutto l’interesse politico a non fargli mancare il sostegno nella partita quirinalizia. In gioco c’è il futuro della coalizione e la sopravvivenza dei partiti che lo compongono di fronte a uno scenario sempre più imprevedibile e incerto. L’ex premier sa che l’insidia peggiore resta il ‘fuoco amico’, ma, almeno secondo quanto riferito da chi lo ha sentito in questi giorni, questo non lo preoccuperebbe più di tanto. O meglio, crede che gli alleati non gli faranno un brutto scherzo, innanzitutto perché si ritorcerebbe loro contro. 

In ogni caso, meglio attrezzarsi al meglio per stanare i vari franchi tiratori, pronti ad annidarsi proprio nel centrodestra. Per questo, riferiscono, Berlusconi avrebbe accolto il suggerimento arrivato da alcuni azzurri incontrati ad Arcore durante le feste natalizie di ‘marcare’ i voti, ovvero di ricorrere al vecchio sistema democristiano attraverso la combinazione di nome, cognome e titolo. Mi sembra una buona idea, avrebbe detto il leader forzista, sempre più attivo nella caccia di possibili suoi ‘grandi elettori’. Tra le ‘armi’ usate per ‘spaventare’ i suoi parlamentari (e non solo) e convincerli a votarlo, c’è sempre il rischio concreto di elezioni anticipate: Draghi deve restare a palazzo Chigi, se viene eletto al Quirinale, si va subito al voto, va ripetendo come un mantra Berlusconi, che convocherà a Villa Grande Salvini e Meloni dopo la direzione Dem del 13 gennaio. 

Nel corso del quotidiano scouting quirinalizio, a vari parlamentari sentiti al telefono, raccontano, Berlusconi avrebbe detto di avere sulla carta i numeri per spuntarla alla quarta votazione, perché può contare su un ‘pacchetto’ decisivo di voti fuori dal perimetro della coalizione, ovvero nei gruppi misti e tra le fila dei Cinque stelle (non solo tra gli ex pentastellati) grazie all’operazione scoiattolo rilanciata in queste settimane. Non solo. Il presidente di Fi guarderebbe con fiducia anche a sinistra, specialmente in casa dei renziani. Secondo lui, la porta non è chiusa, anzi. Non a caso, anche oggi Antonio Tajani, coordinatore nazionale azzurro, ha ‘aperto’ al leader di Iv: ”Non credo che ci siano pregiudizi negativi da parte di Renzi nei confronti di Berlusconi. Ritengo che se la candidatura di Berlusconi trovasse consenso anche nella grande parte del gruppo misto, potrebbe anche trovare consenso da parte di Renzi…”.  

TERZA DOSE – “Dalla conferenza stampa di Draghi il messaggio è stato fate la terza dose, quella è la questione” spiega Enrico Letta a Metropolis live. “Mi era sembrato che la terza dose fosse partita con inerzia e, invece, è importantissima”.  

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