22 Ottobre 2021

Tiromancino: “Un bel pezzo deve durare tanti anni per definirsi tale”

7 minuti di lettura
Tiromancino - Federico Zampaglione

Ho cambiato tante case, il nuovo disco dei Tiromancino, è già un successo. Sia in termini di contenuti che di vendite, così come sta dimostrando il suo instore tour in Puglia (a cura di SonicArt B Side di Corato). Il primo dopo la ripartenza, nel quale Zampaglione sta incontrando i suoi fans, firmando dischi e dialogando con loro.

Grande successo per il disco: fare numeri con un disco “fisico” è molto più difficile rispetto ai numeri online… Ma Zampaglione e la sua band ci hanno sempre regalato canzoni destinate a rimanere nel tempo, saltando gli schemi e le tendenze passeggere del momento”.

“Sicuramente sono contento, perché poi quando uno fa un disco e te lo tieni per tanto tempo lì, insomma non sai mai nel momento in cui abbandonerà la tua casa, cosa succederà. Capita a volte che ti rendi conto che quello che tu vedevi in un modo, da fuori viene visto in un altro. In questo caso devo dire che le cose che leggo, ma anche tantissimi commenti da parte del pubblico sono in linea un po’ con ciò che io avevo in testa. C’è una certa corrispondenza tra quello che io avevo in testa in questo caso e il pubblico.

Gli instore stanno andando molto bene, ci sono anche molte visite nelle scuole che sto facendo, scuole anche a indirizzo musicale, dove mi ricevono questi ragazzini che imparano le canzoni dei Tiromancino, le rifanno tipo coro oppure fanno dei balletti. Qualche mattina fa, in una scuola media, hanno rifatto una versione incredibile di “Sale amore e vento” e sono canzoni anche complesse da rifare.

Incontrare il pubblico chiaramente è quello che ci è mancato di più dopo, tutto questo tempo in alcuni momenti veramente si sente quasi un nodo in gola quando ti trovi la gente davanti perché per chi fa musica è stato un silenzio veramente tanto lungo”.

Riguardo il disco, Zampaglione svela poi alcuni particolari.

“Il disco è stato scritto in un arco di tempo abbastanza lungo e quindi tratta argomenti a 360 gradi, dentro c’è un po’ di tutto. Si parla della vita, di momenti da superare, di momenti da affrontare, ci sono dei pezzi più legati ai sentimenti come “Finchè ti va” o anche “Cerotti”, poi varie sfaccettature, dei sentimenti, in alcuni momenti cose che nascono, in altri cose che finiscono, oppure che durano nel tempo come “Tu e io”.

Poi si parla, c’è una dedica a mio padre, c’è una dedica a Roberto Ciotti che è stato un grande chitarrista, che mi ha fatto veramente innamorare della musica, del blues.

Si parla anche dell’ambiente, del futuro dei nostri figli, quindi i temi di questo disco sono tanti, non ce n’è uno solo, sono tante sfaccettature, tra cui nella canzone “Domenica” c’è quel senso un po’ di così, quella ricerca anche di serenità, quella condivisione che ho evidenziato nel video con Verdone, Claudia Gerini, tutti i miei familiari: c’è quella voglia di ritornare a stare un po’ insieme, condividere gesti semplici, che però poi sono quelli che ci sono pesati di più durante tutta la pandemia non poter vivere”.

Tiromancino: "Un bel pezzo deve durare tanti anni per definirsi tale"
Tiromancino: "Un bel pezzo deve durare tanti anni per definirsi tale"

Dopo il disco, l’attesa per i live: Tiromancino pronti a tornare sul palco nel 2022

“Finalmente nel 2022 torneremo live dopo un tempo veramente lungo: due anni e mezzo. Non vedo l’ora di tornare perché mi è mancato e mi manca tuttora tantissimo il rapporto con il pubblico che poi alla fine è il motore principale di questo lavoro.

Cioè questo qui è diventato un lavoro molto strano, nel senso, per certi aspetti quando a me esce questo disco nuovo, dici quasi: ”Mannaggia, quasi quasi me lo sarei tenuto per me.”

Ci sono mille aspettative, mille cose che aspettano un disco che alla fine tu lo fai per amore, lo fai per passione e poi deve passare attraverso la lente d’ingrandimento di tutta una serie di fasi industriali che ti fanno chiaramente soffrire da morire.

Quando io vedo il disco che viene industrializzato, lì mi viene da piangere da un punto di vista artistico. Mi rendo anche conto che non si può fare altrimenti e quindi accetti questo fatto. Però il live finalmente ti mette veramente in contatto con la gente.

Allora lì tutte le chiacchiere, i discorsi, le classifiche, gli algoritmi, le playlist, tutta questa roba qua sparisce e c’è la musica che va verso le persone e finalmente ti ricordi il vero motivo per cui ti sei innamorato di questo mestiere“.

Tiromancino: "Un bel pezzo deve durare tanti anni per definirsi tale"
Tiromancino: "Un bel pezzo deve durare tanti anni per definirsi tale"

Tornando a parlare del nuovo album, Zampaglione parla delle collaborazioni con diversi autori.

Le collaborazioni non sono state decise, sono successe in vari momenti, anche diversi tra di loro. Forse il primo con cui ho incominciato a collaborare è stato proprio Franco 126, avevamo scritto “Il musicista” e poi in un secondo momento invece “Tu e io”.

Poi c’è stata la collaborazione con Gazzelle per “Cerotti” che è una canzone che apparsa anche su Morrison che tra l’altro adesso è approdato su Amazon Prime e su SkyCinema in prima serata.

Con Gazzelle abbiamo fatto quel pezzo, poi con Galeffi abbiamo invece scritto “Ho cambiato tante case” e con Leo Pari “Avvicinandoti”.

Semplicemente le strade si incrociano quando le intenzioni sono simili in qualche modo, cioè il mio approccio è stato quello di uno che veniva dall’India a sua volta e che comunque è sempre rimasto un po’ indie.

Nel senso, io non sono mai veramente finito per appartenere alla musica leggera, al mainstream, cioè ho sempre comunque mantenuto dei tratti un po’ diversi, di sperimentazione anche in altri campi.

Quindi loro probabilmente hanno rivisto in me una sorta di fratello maggiore che aveva fatto prima di loro un certo percorso e cioè portare una musica magari meno mainstream alle classifiche, a grandi platee dal vivo, nelle radio, però partendo da uno stile magari più tuo, anche da un linguaggio che non è proprio quello classico della canzone pop italiana, ma dentro ci sono delle immagini, un modo di raccontare che è diverso.

E loro insomma avevano la stessa lunghezza d’onda, ci siamo visti anche in situazioni inaspettate, incontrati in serate, in occasioni musicali e ci è venuto proprio spontaneo immediatamente connetterci.

Mi sono piaciuti i loro dischi, il loro approccio che è comunque un approccio piuttosto artistico e anche che se ne frega di tutta una serie di regole che se le rispetti troppo poi finisci per non riconoscerti più in quello che canti.

Quindi da parte loro c’è una buona dose di coraggio e sono consapevoli che una buona canzone deve rimanere tale anche tre anni dopo, quattro anni dopo.

Purtroppo ragazzi il gioco dell’hype del quale voi siete poi purtroppo lo dico e lo sapete anche voi tra i responsabili, cioè questo fatto dell’esigenza che avete periodicamente d’inventare una qualche moda, d’inventare una qualche cosa, è una cosa che tranne un po’ di click in quel momento, ma non serve a un granché e lo sapete bene che un bel pezzo poi deve durare tanti anni per definirsi tale.

Altrimenti è un gioco così un po’ frenetico che parte molto dalle case discografiche, viene amplificato poi fondamentalmente da voi, ma dopo sei mesi si passa subito al nuovo giocattolino col quale riempire pagine, per poi metterlo da parte altri sei mesi dopo.

Quindi questi ragazzi invece credo che non siano caduti in questo giochetto. La mia non è una critica nei vostri confronti, è semplicemente la realtà.

E sul “cambiare tante case” aggiunge

Sai, cambiare case è sempre un po’ un trauma, però dall’altra parte ti metti un po’ in gioco.

Allora io mi rendo conto che a volte cambiare mi serve proprio a riprovare quella sfida anche con te stesso che vai un po’ oltre i tuoi limiti.

Perché se no poi dopo scatta una sorta di consapevolezza di quali sono magari i tuoi punti di forza tra virgolette e tendi un pochino a voler stare solo nella comfort zone e quindi fare le cose in una maniera tale che rischi sempre meno e come dire, prendi sempre di più, capitalizzi.

Questa cosa io non la sono mai riuscita a fare, non lo so se è stato bene o è stato un male.

Però per me il bello dell’arte è anche l’imprevisto.

Mi è sempre piaciuto confrontarmi con cose che mi stupissero, cioè mi stupissi io per primo a fare, come ad esempio quando ho cominciato il percorso con i film horror o comunque la sperimentazione che porto avanti da anni nella musica per cui cerco sempre di inserire elementi che provengono da altri mondi musicali.

Uno dei pezzi che è andato negli ultimi anni benissimo è stato “Sale amore e vento” ma quel pezzo richiama delle atmosfere ladine con le quali io in realtà non mi ero mai confrontato, però è proprio andando a curiosare, cambiando casa, andando a vedere, apri una porta e dietro ci sono delle stanze che non sapevi che esistessero.

E lì devi avere il coraggio di andare ed è lì che io provo il massimo della soddisfazione artistica. Capire che sto cercando qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo, più che poi volere la rassicurazione che questo nuovo deve funzionare. Infatti anche in questo disco, se ci pensi, ci sono degli esperimenti.

“Ho cambiato tante case” che è il pezzo che apre il disco nasce da una struttura musicale che è quasi un valzer, però poi è tutto modernizzato, con l’elettronica, con un linguaggio che non sarebbe utilizzato, cioè in un valzer uno non dice “Ho cambiato tante case e ne ho fatte di cazzate”, è un genere dove la parola si usa in un altro modo, non è così diretta. O magari pezzi come “Questa terra bellissima” dove addirittura ci sono delle atmosfere country/rock, dentro a un clarc dei Dire Straits, passando da delle canzoni più urbane con Gazzelle, con l’elettronica più dance anni ‘80 con Leo Pari.

C’è una canzone come “L’odore del mare” che c’ha degli echi quasi di ballata country per come è concepita. Per cui questo nasce dal fatto che io ascolto tanta musica, soprattutto la notte, quando mi metto a letto sento sempre uno/due dischi e li continuo ad ascoltare durante la notte, non mi tolgo le cuffie, tuttalpiù quando finiscono li cambio così mi sveglio un attimo, cambio musica, però è un continuo e quindi è come una sorta di auto ipnosi che faccio e ascolto tantissima musica.

Mi passo da addormentare un disco di Leonard Cohen, un’altra volta un live di Leonard Cohen da Berlino, poi mi sono svegliato e ho messo “La voce del padrone” e poi sono finito con un disco di J.J. Cale. Cioè, tutto in una notte.

Mi sveglio poi la mattina che dentro la testa, dentro al sangue c’ho proprio la musica, capito? E da lì mi vengono subito le prime ispirazioni. Però è tutto così.

Forse se mi fossi focalizzato solo su una cosa, avessi portato avanti solo quella, avessi fatto solo quella, magari avrei concretizzato un po’ di più, sicuramente mi sarei divertito di meno.

Bruno Bellini

Direttore Responsabile Lifestyleblog.it - Classe '81, da Monopoli (Bari)
Dal 2015 nella Giuria Stampa del Festival di Sanremo. Dottore in Comuncazione e Multimedia

Da non perdere!

P