26 Ottobre 2021

Pensioni, vertice Draghi-sindacati. Pressing della Lega

3 minuti di lettura
Pensioni, vertice Draghi-sindacati. Pressing della Lega

Manovra di bilancio 2022. Il premier, Mario Draghi ha convocato per oggi i leader di Cgil, Cisl e Uil. Per quanto riguarda le pensioni, quota 100 – è stato ribadito – verrà archiviata ma il giudizio dei sindacati sulle ipotesi avanzate in alternativa è stato categorico. ”La proposta Quota 102 e 104, se venisse confermata dal Governo, costituirebbe una vera e propria presa in giro per i lavoratori. Con quei vincoli solo poche migliaia di persone nei prossimi anni potranno accedere alla pensione’, ha affermato il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli.  

Intanto ieri il presidente del Consiglio ha incontrato il segretario della Lega Matteo Salvini. Nel lungo e positivo colloquio, Salvini – si legge in una nota – ha illustrato le sue proposte per rilanciare il Paese e difendere lavoro e pensioni. La Lega è al lavoro sul “salva pensioni”, per evitare il ritorno alla Fornero.  

In mattinata era stato Claudio Durigon, responsabile del dipartimento Lavoro della Lega, a sottolineare che, “l’obiettivo è non tornare alla Fornero”. “Contrariamente a quanto sostenuto da alcuni media – si legge in una nota – la Lega non è ‘verso il sì’ alle nuove misure sulle pensioni. Stiamo ancora lavorando alla riforma, con buonsenso e determinazione”. A Durigon aveva fatto eco il sottosegretario al Mef della Lega, Federico Freni: “L’obiettivo della Lega è evitare un ritorno alla Fornero: la discussione per una riforma ragionevole è in corso. Inutile soffermarsi ora su numeri e quote: dobbiamo dare risposte concrete alle lavoratrici ed ai lavoratori che attendono di poter andare in pensione”, aveva affermato. 

Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ribadisce il no alle quote sulle pensioni e chiede un intervento sui lavori usuranti. Lo fa a margine dell’assemblea dell’Unione Industriali di Torino, in cui ha sottolineato: “Siamo fortemente contrari a quota 100, 102 o 104 perché guardiamo i numeri da imprenditori e i numeri dicono che quota 100 non ha ottenuto l’effetto che ci aspettavamo”. “Ricordo – ha aggiunto – che ci era stato detto che per uno che andava in pensione venivano assunti in tre, nella realtà l’effetto è di 0,4, quindi non abbiamo neanche l’effetto sostitutivo. Quindi stiamo pensionando chi un lavoro ce l’ha e non stiamo offrendo un lavoro ai giovani”. “Noi riteniamo, invece, che si debba lavorare sui lavori usuranti, sui quali effettivamente c’è un problema. Va rivisto lavoriamo su quello”, ha ribadito Bonomi. 

Tra le candidate a sostituire quota 100 – nell’ambito della Manovra 2022 – c’è una proposta sul tavolo del confronto in corso, assieme a quota 102 e 104 e a quella molto più flessibile dei sindacati. E’ quella illustrata a più riprese in parlamento dal presidente Inps, Pasquale Tridico, che ancora la settimana scorsa la presentava come l’unica soluzione “davvero flessibile e finanziariamente compatibile” nei costi e dalla platea molto più consistente di quanto abbia mai portato a casa la sperimentazione leghista. Parliamo della cosiddetta pensione in due tempi: l’ipotesi è di anticipare, per chi abbia compiuto 63-64 anni e volesse lasciare il lavoro, solo la quota contributiva della pensione rinviando l’assegno totale, comprensivo anche della parte retributiva, al compimento dei 67 anni. Una volta raggiunta la pensione di vecchiaia invece al lavoratore spetterà l’assegno pieno, completo di quota retributiva e quota contributiva. 

Nessuna ‘gabbia’ rigida dunque entro cui contenere i futuri pensionati solo l’opportunità della scelta con costi per le casse dello Stato, nel medio periodo, sostanzialmente azzerati. A conti fatti, stimava ancora l’Inps, sarebbero circa 203mila le pensioni aggiuntive attivabili tra il 2022 e il 2024 cui sommarne altre 129mila dal 2025 al 2027 per un totale complessivo di 332mila pensioni dal 2022 al 2027. E anche i costi si aggirerebbero intorno ai 4,2 mln di euro tra il 2022 e il 2027 che sarebbero poi recuperati da risparmi di spesa che dal 2027 al 2031 potrebbero ammontare a circa 2 mld di euro complessivamente. 

Per accedere al pensionamento in due tempi, ricordava ancora Tridico, oltre al requisito di età, almeno 63-64 anni occorre essere in possesso di almeno 20 anni di contribuzione e aver maturato al momento della scelta una quota contributiva di pensione di importo pari o superiore a 1,2 volte l’assegno sociale. Questo per circoscrivere la platea che potrà accedere al pensionamento anticipato ed evitare assegni poveri. La proposta prevede inoltre la cumulabilità della mini-pensione con i redditi da lavoro dipendente, autonomo e la possibilità di ancorare la prestazione a futuri meccanismi di staffetta generazionale, legati al part time mentre esclude categoricamente la possibilità di convivenza con il Rdc , l’ape sociale e l’indennizzo per la cessazione dell’attività commerciale. 

La proposta aveva raccolto le critiche di Cgil, Cisl e Uil e su questa il governo non si è di fatto espresso. La “decisione è politica”, commentava ancora Tridico nei giorni scorsi. 

Da non perdere!

P