7 Ottobre 2021

La pandemia fa ingrassare, +4 kg per il 48% dei pazienti obesi

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La pandemia fa ingrassare, +4 kg per il 48% dei pazienti obesi

La pandemia di Covid-19 fa ingrassare. A incidere principalmente sull’aumento di peso, superiore ai 4 kg, registrato durante l’emergenza Covid-19 negli italiani affetti da obesità: isolamento, disregolazione emotiva, condizione lavorativa instabile e interruzione delle consulenze nutrizionali. A essere più colpiti: disoccupati, smartworker, persone con disagi emotivi importanti e casalinghe. E’ quanto emerge dai risultati finali di uno studio multicentrico non-profit condotto dalla Fondazione Adi (Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica) durante le fasi di lockdown dell’emergenza Covid-19 su un campione di 1.300 pazienti obesi in cura nei Centri Obesity Day afferenti all’Adi. 

Durante i periodi di lockdown il 48,8% delle persone intervistate è aumentato di peso, il 27% è diminuito, mentre il 24% è rimasto stabile. Nei pazienti in cui si è verificato l’aumento del peso il benessere psico-fisico è diminuito del 69,6%, il 62% ha manifestato difficoltà emotive, principalmente paura e insoddisfazione, il 55% ha sperimentato un cambiamento nella qualità/quantità del sonno con insonnia o risveglio precoce, il 56% ha ridotto l’attività fisica, il 68% ha incontrato difficoltà a seguire la dieta, il 58% non si è tenuto in contatto con il proprio centro o consulente, ma soprattutto la maggioranza di essi ha mangiato male riducendo drasticamente la quantità di cibi presenti nella dieta mediterranea.  

Nel cluster delle persone che sono aumentate di peso è emerso, inoltre, che il 68% di essi avrebbe voluto essere aiutato con i farmaci per l’obesità. Nei soggetti obesi che invece sono riusciti a mantenere un peso invariato o addirittura a dimagrire (57%) si è visto come una condizione lavorativa più stabile, il mantenimento dei trattamenti terapeutici con la telemedicina e una constante attività fisica abbiano influito positivamente sul benessere psico-fisico. 

In attesa di essere pubblicata sulla rivista ‘International Journal Obesity’, la ricerca viene resa nota in concomitanza dell’Obesity Day 2021, la campagna nazionale di sensibilizzazione sull’obesità promossa da Adi e ogni 10 ottobre su tutto il territorio nazionale e che quest’anno, visto il perdurare dell’emergenza Covid-19, si svolgerà all’aperto in alcune piazze italiane e in modalità on-line con il webinar Obesità#NextGeneration l’8 ottobre a partire dalle ore 17.  

“I risultati emersi da questa indagine – sottolinea Antonio Caretto, presidente Fondazione Adi – evidenziano come durante i mesi più bui della pandemia, quando tutto sembrava essersi fermato, malattie croniche e invalidanti come l’obesità abbiano purtroppo continuato ad accentuarsi con effetti allarmanti sullo stato di salute e sul benessere psicofisico dei pazienti e ricadute economiche importanti sul sistema sanitario nazionale. All’interruzione delle visite ambulatoriali durante il lockdown non è seguito purtroppo – sottolinea Caretto – un servizio di telemedicina omogeneo e accessibile per tutti, provocando soprattutto nelle fasce più fragili di pazienti un’interruzione dei controlli periodici e dei percorsi terapeutici con un conseguente cambiamento delle abitudini alimentari e dello stile di vita”. 

“Quando nel 2001 l’Adi istituì l’Obesity Day – ricorda Carmela Bagnato, segretario Adi – indicava i Servizi di Dietetica e nutrizione clinica del Ssn come presidi qualificati di diagnosi e terapia per l’obesità. Oggi, in tutta Italia, tranne qualche realtà privilegiata, i Servizi di Dietetica non sono distribuiti omogeneamente sul territorio nazionale. Una patologia multifattoriale come l’obesità – conclude Bagnato – necessita di un approccio terapeutico integrato e non parcellizzato, c’è bisogno di una complessa strategia di prevenzione che abbandoni per sempre il paradigma della responsabilità personale, e che coinvolga nel cambiamento ambienti e ritmi sociali obesiogeni”.  

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