8 Settembre 2021

Bambini e lockdown un anno dopo, dalla resilienza alla resistenza

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Bambini e lockdown un anno dopo, dalla resilienza alla resistenza

Possesso e uso di device digitali sempre in aumento e in età più precoce, con conseguente pervasività di questi strumenti nella vita dei bambini in età scolare. Questo i dati di rilievo riscontrati dalla seconda edizione dalla ricerca di Milano-Bicocca, dopo la prima svoltasi a maggio 2020. Entrambe le edizioni dell’indagine “Bambini e lockdown, la parola ai genitori” sono state condotte dalla Società italiana delle cure primarie pediatriche (SICuPP Lombardia- Marina Picca, Presidente e coordinatrice scientifica del progetto per i pediatri) con la collaborazione di un gruppo di ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca (Paolo Ferri e Chiara Bove docenti del Dipartimento di Scienze umane per la formazione) e della spin off dell’Università di Milano-Bicocca “Bambini Bicocca” (Susanna Mantovani, coordinatrice scientifica). 

I ricercatori hanno riproposto a maggio 2021 alle oltre 3.000 famiglie interessate dalla prima indagine, i due questionari online parzialmente differenziati a seconda delle età – bambini di età compresa tra 1-5 anni e bambini dai 6 ai 10 anni – allo scopo di conoscere l’evoluzione del vissuto dei genitori e dei bambini nei mesi successivi al primo lockdown (da settembre 2020 a maggio 2021). Quasi la totalità (93%) dei rispondenti sono madri con un titolo di studio medio alto con bambini di queste fasce d’età residenti a Milano città e in tutte le province della Lombardia, la regione più colpita dalla pandemia Covid-19.  

“Alimentazione e sonno – afferma Marina Picca, presidente SICuPP Lombardia – continuano a essere messi a dura prova. Rispetto ai dati del 2020 abbiamo osservato un miglioramento, ma persistono elementi di preoccupazione. Un dato nuovo non indagato nella ricerca del 2020 è la presenza di malessere fisico nei bambini soprattutto in età scolare. La persistenza di alcuni comportamenti che testimoniano malessere della salute mentale e fisica destano preoccupazione e impongono la necessità di investire maggiormente nel sostenere i bambini, i genitori e le famiglie”. 

Nei bambini da 1 a 5 anni, i genitori hanno registrato in questi mesi una diminuzione dell’irritabilità e dei capricci (63% contro l’81% del 2020), anche se un quarto degli intervistati denuncia un sentimento di tristezza/malinconia nei figli. Alimentazione e sonno mostrano ancora le decise alterazioni riscontrate l’anno passato: restano sia il dato della riduzione di appetito (oltre il 37%) spesso accompagnata da un aumento del consumo di snack (44%) e la difficoltà nell’addormentarsi (38,6% con aumento della frequenza dei risvegli notturni (oltre il 56%). Sul fronte delle relazioni, ai bambini in età prescolare è pesato molto non giocare con altri bambini (il 60% e non poter uscire liberamente (circa il 30%). 

Tra i bambini 6-10 anni è emerso un dato nuovo, non indagato nella prima edizione dell’indagine: la presenza o meno di disturbi di ‘malessere’ fisico: ne ha sofferto circa il 40% dei bambini della scuola primaria (soprattutto cefalea, mal di pancia, stanchezza, disturbi agli occhi). E in famiglia? Soprattutto per l’età della scuola primaria (6-11) è stato osservato un peggioramento del rapporto adulti-bambini (dall’11.4% del 2020 al 21.6% del 2021), dato in controtendenza con la prima rilevazione del 2020. Un dato che testimonia la stanchezza emotiva del sistema-famiglia. Il digitale si è dimostrato un aspetto sempre più rilevante nella vita dei bambini: il 58,4% dei bambini 6-10 anni possiede un device personale, percentuale in netto aumento rispetto al primo lockdown (23,5%). Anche l’età si abbassa: avevano un cellulare il 9,2% dei bambini tra 1 e 5 anni, ora lo possiede il 14,5%.  

Ne è diretta conseguenza un forte aumento di utilizzo anche fuori dall’uso didattico, in particolare per i più grandicelli (il 52,5%). A questo proposito, sottolineano i ricercatori, non pare nemmeno riscontrarsi l’effetto “stanchezza da digitale”, anzi è forse ipotizzabile una sorta di assuefazione all’utilizzo dello strumento digitale, che non viene più percepito come un qualcosa di “speciale” e occasionale ma diviene l’interfaccia con cui si fa esperienza della vita, dall’apprendimento allo svago. 

“Il digitale, con la pandemia – afferma Paolo Ferri – è divenuto un elemento sempre più presente nella vita dei bambini. Le famiglie lo percepiscono come un elemento “naturale” del loro mondo. Non si può tornare indietro o imporre divieti. Si tratta, invece, di formare i genitori, gli insegnanti e i bambini ad un uso consapevole, critico e creativo dello smartphone. Va, infatti, evitato che lo smartphone si trasformi in una ‘baby sitter’ o peggio in un ‘dispenser’ di stili di vita standardizzati e di prodotti commerciali! Un compito sfidante e complesso per i genitori e per tutti coloro che si occupano professionalmente di bambini”. 

Il rapporto famiglia-scuola, infine, come sottolineano i genitori nella quasi totalità, ha ben tenuto: lo dimostra la percentuale dei bambini di entrambe le fasce d’età che hanno reagito alla nuova chiusura scolastica dell’aprile 2021 con tristezza nel 50% dei più piccoli e 65% dei più grandi.  

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