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Marini (Acoi): ‘Si torni in ospedale, ritardo in ripresa cure incide su risultati’

Marini (Acoi): 'Si torni in ospedale, ritardo in ripresa cure incide su risultati'

“Se si chiede di tornare in discoteca, non capisco perché non si può chiedere di tornare in ospedale”. Lo ha detto Pierluigi Marini, presidente di Acoi (Associazione chirurghi ospedalieri italiani), durante un incontro online per la presentazione di ‘La mia salute non può aspettare’, campagna di sensibilizzazione promossa da Johnson&Johnson Medical Italia per fornire ai cittadini gli strumenti per ritrovare la fiducia nella sicurezza degli ospedali e favorire il ritorno ai percorsi di cura, ripristinando visite, screening e interventi interrotti dalla pandemia.  

“I pazienti sono disorientati anche da un’informazione sanitaria che in un anno e mezzo ha parlato solo di Covid – ha aggiunto l’esperto – Peccato, perché la sensibilizzazione sullo screening aveva dato grandi risultati. Oggi le patologie tempo-dipendenti (per lo più quelle oncologiche, cardiovascolari e neurologiche) hanno subito un grave ritardo e in queste malattie il ritardo può incidere sui risultati dei piani di cura”. 

“L’impatto indiretto della pandemia di Covid-19 si sta traducendo in un peggioramento dello stato di salute della popolazione – ha continuato Marini – Abbiamo monitorato come le conseguenze delle misure prese contro la pandemia hanno determinato una riduzione di circa l’80% dell’attività chirurgica elettiva e, in alcune realtà, fino al 35% di quella in urgenza; ovunque abbiamo registrato la volontà di ripartire, ma serve una maggiore attenzione nei confronti delle risorse da destinare a strutture, tecnologie e formazione”. 

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