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Mafia Capitale, Alemanno: “Inchiesta ha generato Raggi, ora mia voce conterà ancora”

Mafia Capitale, Alemanno: "Inchiesta ha generato Raggi, ora mia voce conterà ancora"

“Per due anni mi sono imposto il silenzio, non sono più andato in tv, non ho fatto più nulla di mediatico, se non rare cose, indispensabili. Adesso potrò ricominciare a parlare liberamente, e penso che qualcosa la mia voce conterà comunque”. Così all’AdnKronos Gianni Alemanno, il giorno dopo la sentenza che lo ha visto assolto in Cassazione dall’accusa di corruzione. 

“Dal vertice massimo, sindaco di Roma, sono passato a zero, zero da ogni punto di vista”, racconta Alemanno all’AdnKronos, “ecco, quest’esperienza, a cui mi ha costretto la mia vicenda giudiziaria, non la consiglio, ma è davvero formativa e significativa. Vedi il mondo dall’altra parte e capisci quali sono gli amici e quali no. Questa esperienza, negli ultimi due anni, dopo le condanne, mi ha anche permesso di conoscere e sperimentare il mondo dell’associazionismo, del volontariato, del terzo settore. Grazie al senatore Claudio Barbaro, che è il presidente, in questi anni, non potendo fare politica, mi sono impegnato nell’Asi, come responsabile Terzo Settore, e lì ho visto un’altra dimensione dei rapporti sociali, diversi da quelli che si vivono in politica, a volte anche più autentici”. 

Sette anni difficili per Alemanno, che hanno messo a dura prova anche la sua famiglia: “Mia madre ha 93 anni. Sapeva e aspettava la sentenza. E la persona che più di tutte è stata esposta per via della mia vicenda. Ha retto bene perché ha un carattere forte, ma è stata dura. E poi posso immaginare cosa abbia rappresentato per mio figlio, che aveva cominciato a lavorare, e per Silvia, la mia compagna, che ha retto a tutto lo stress di questi anni e quando è arrivata la sentenza è scoppiata in un pianto ininterrotto. Per lei è stata una tensione enorme in questi anni, anni in cui mi è stata vicina ma in condizioni terribili. E a pagare è stata anche mia sorella, che essendo un dirigente pubblico ha pagato anche lei il fatto di chiamarsi Alemanno”. 

Alemanno si sofferma anche sull’atteggiamento tento in questi anni dalla stampa: “Anche il mio caso dimostra che in questo Paese c’è un problema di informazione. Ma in realtà non solo in Italia, perché io sono finito sulle prime pagine di tutto il mondo per questa storia, e di certo non ci ritornerò ora che sono stato assolto. C’è bisogno che la stampa libera e coraggiosa si faccia spazio, perché altrimenti ci sarà sempre un ‘filtro’ terribile che riguarda le persone e i contenuti. E poi cambia tutto con l’enfasi. Evidentemente una cosa è riportare una notizia in prima pagina, un’altra leggerla in ventesima”. 

In questi anni, poi, Alemanno ha osservato in silenzio anche la sua città, Roma: “Se non ci fosse stata questa inchiesta, Virginia Raggi sindaco di Roma non ci sarebbe mai stata. Lo scoppio dell’antipolitica che ha determinato quell’inchiesta ha generato Virginia Raggi. Il paradosso è che qualche hanno dopo è scoppiato lo scandalo dello stadio della Roma che, levando dalla mia vicenda la mafia e tutto ciò che non esiste, in termini di flussi finanziari e interessi economici è molto superiore al mio caso. Però la Raggi ha potuto governare proprio per via della mia vicenda, e i risultati si vedono, perché la città è ridotta a uno stato pietoso. E vedere Roma in questi anni decadere è stata una delle mie principali sofferenze. Scattava in me anche un’assunzione di responsabilità, perché mi dicevo ‘guardate cosa sta succedendo alla mia città anche a causa di miei errori’. Dopo la mia famiglia e anche il mio mondo politico, è stato il terzo dolore principale”. 

Gli errori, dunque, Alemanno li confessa: “Ho sbagliato, e le risultanze processuali lo dimostrano, nel mettermi intorno alcune persone. Sono persone che mi hanno tradito e che hanno permesso che esistessero queste accuse. Quello è stato un mio errore di cui ho già chiesto scusa e ribadisco le mie scuse alla città”. 

E ora, dopo l’assoluzione, cosa c’è nel futuro di Alemanno? “Adesso faccio associazionismo nell’Asi. E un modo diverso di fare politica, perché stare a contatto con la gente significa stare a contatto coi problemi sociali. E un modo forse più vero. Dettò ciò, non so se farò politica, se mi candiderò. Non dipende da me. Vedremo. Ma adesso io, senza più nascondermi, starò in prima linea nel mondo del volontariato e dell’associazionismo, che è una grandissima energia di questo Paese”. 

Prima di concludere, Alemanno non può rinunciare a soffermarsi su quello che è da sempre il suo ‘mondo politico’: “C’è un mio mondo politico, amici che mi sono stati vicini dal punto di vista politico, pochi, ma che sono stati eccezionali. Oltre la mia famiglia, oltre la mia compagna, c’è stato un ‘manipolo di eroi’ che nonostante tutto mi è stato vicino in questi sette anni non rinnegando mai il mio nome, orgogliosi di essere legati a me”. 

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