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Covid, 300 sanitari ricorrono a Tar Brescia contro obbligo vaccinale

Covid, 300 sanitari ricorrono a Tar Brescia contro obbligo vaccinale

Sono circa trecento gli operatori sanitari e medici di Cremona, Brescia, Bergamo e Mantova, che hanno fatto ricorso al Tar di Brescia per chiedere l’annullamento dell’obbligo vaccinale. L’udienza si terrà il 14 luglio prossimo. “Non è una battaglia no vax, ma una battaglia democratica. Qui si obbliga una persona a correre un rischio altrimenti gli viene impedito di svolgere la professione” spiega l’avvocato Daniele Granara che ha presentato il ricorso, come scrive ‘Il Giornale di Brescia’.  

“L’Italia – si legge nelle pagine del ricorso – è l’unico Paese dell’Unione Europea a prevedere l’obbligatorietà per determinate categorie di soggetti della vaccinazione per la prevenzione della Sars-CoV-2”.  

Il ricorso, si spiega ancora, “si fonda sulla illegittimità costituzionale, sotto plurimi profili, di diritto interno e diritto europeo, di un obbligo riferito ad un vaccino di cui non è garantita né la sicurezza né l’efficacia, essendo la comunità scientifica unanime nel ritenere insufficiente, sia dal punto di vista oggettivo sia dal punto di vista temporale, la sperimentazione eseguita”.  

Ordine medici
 

“Ai colleghi e agli operatori sanitari che hanno avviato un ricorso contro l’obbligo vaccinale al Tar di Brescia, ricordo che la Corte Costituzionale afferma che non si tratta di un obbligo, ma di un requisito per esercitare la professione sanitaria. Ovviamente, nel momento in cui il requisito è vaccinarsi, i professionisti devono decidere: se vogliono fare i medici si devono vaccinare”, spiega all’Adnkronos Salute Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo).  

“Un medico che, ideologicamente, fa le battaglie contro il vaccino – continua Anelli – va incontro a un procedimento disciplinare. Questo perché un medico che non crede ai vaccini è come un ingegnere che non crede alla matematica. Come si fa?”, dice Anelli convinto che il ricorso “sia più un modo per prendere tempo che per arrivare alla cancellazione dell’obbligo, giuridicamente molto ben definito”, conclude sottolineando che tra i ricorrenti “i medici sono una sparuta minoranza, questo non vuol dire che non ci sia un problema, ma è limitato nei numeri” 

 

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