15 Giugno 2021

Covid, lo studio: alterazioni livello sodio ‘spia’ esito malattia

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Covid, lo studio: alterazioni livello sodio 'spia' esito malattia

Le alterazioni dei livelli di sodio possono fornire utili indicazioni durante il ricovero rispetto alle possibilità di superare Covid-19. E’ il risultato di uno studio basato sull’osservazione di 380 pazienti, assistiti presso l’Azienda ospedaliero-universitaria fiorentina di Careggi nella prima fase della pandemia da coronavirus. Lo spiega Alessandro Peri, autore dello studio pubblicato sull”European Journal of Endocrinology” e responsabile della Unità dedicata alle patologie ipotalamo-ipofisarie e alterazioni del sodio, all’interno della Sod complessa di endocrinologia di Careggi, diretta da Mario Maggi. 

“Le concentrazioni sieriche del sodio – sottolinea Peri – fisiologicamente sono racchiuse in un intervallo compreso tra 135 e 145 milliequivalenti per litro. Vari studi, fra cui quello sul rapporto sodio-Covid realizzato a Careggi, hanno evidenziato in diverse patologie un aumentato del rischio di mortalità quanto più ci si discosta da questi valori di riferimento. In particolare, nello studio pubblicato, ridotte concentrazioni di sodio nel sangue (iponatremia) sono emerse nel 22,9% dei pazienti al momento del ricovero. Questa condizione si è evidenziata come indice di complessità di malattia nell’infezione Covid-19. In particolare, le concentrazioni di sodio nel sangue correlano in modo diretto con i parametri di funzione respiratoria e in modo inverso con i livelli della citochina pro-infiammatoria IL-6 coinvolta nel danno al tessuto polmonare”. 

“L’iponatremia – precisa Peri – è risultata un fattore di rischio indipendente per il ricorso a sistemi di respirazione assistita e quindi al trasferimento dei pazienti in terapia intensiva. Ancor più rilevante è stata l’associazione tra iponatremia e maggior rischio di morte, fino a 2,7 volte in più rispetto ai pazienti con valori normali del sodio. Questi dati – conclude – indicano come un parametro rapidamente ottenibile, il livello di sodio nel sangue, può essere un indicatore precoce di gravità nei pazienti affetti da Covid-19 e quindi essere di utilità clinica per identificare i soggetti a maggior rischio di progressione della malattia”. 

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