8 Maggio 2021

Reale (Anm): “Governo incapace di fare riforma, sì al referendum”

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Reale (Anm): "Governo incapace di fare riforma, sì al referendum"

Premette subito che parla “a titolo personale” e non a nome della rappresentanza di ArticoloCentouno101 nell’Associazione nazionale dei magistrati, di cui fa parte, ma il giudice Andrea Reale, gip presso il Tribunale di Ragusa, si dice convinto che “questo governo non sarà capace di fare una riforma della giustizia, in termini sostanziali ed efficaci, contro gli attuali mali. Sono davvero pessimista”. E che il referendum per la riforma della giustizia, come propone il leader della Lega Matteo Salvini con i Radicali, sia “la strada più democratica e rispettosa anche del concetto di giustizia amministrata in nome del popolo”. “Però non possiamo confondere i piani – avverte il giudice Reale in una intervista rilasciata all’Adnkronos – E, soprattutto, bisogna vedere il quesito nei termini in cui viene posto e se, in qualche modo, questo genere di referendum possa spianare la strada ad altri attentati all’indipendenza del magistrato. Insomma, non vorrei che si passasse dalla padella alla brace…”. 

“C’è il rischio” per il giudice Reale “che si possa arrivare a giustificare una sorta di controllo esterno della magistratura con delle riforme costituzionali della giurisdizione”. “Noi riteniamo che la Costituzione non vada riformata, per quanto riguarda la giurisdizione – dice – Noi ci lamentiamo del sistema elettorale per la scelta della componente togata del Csm. Perché avere trasformato il Csm in un organo politico è stata una aberrazione e anche contro lo spirito dei padri costituenti. Ma da lì ad andare a incrementare, come leggevo, la responsabilità penale dei magistrati, ce ne corre. Anche perché la responsabilità dei magistrati già c’è. Non c’è nessun magistrato che non paga, finisce anche in carcere, come tutti i cittadini. Un giudice va in carcere se sbaglia. Sulla responsabilità civile, invece, ricordo che già c’è stato un referendum che consente ed espone il magistrato al pagamento di eventuali risarcimenti tramite il Ministero della Giustizia, una formula fondamentale per garantire l’indipendenza del magistrato. Vi sarebbe, in caso di responsabilità diretta, il rischio di intaccare la serenità e terzietà nel giudizio. E non funziona. Sarebbe la negazione della giustizia nella sua declinazione di imparzialità”. E sul referendum dice ancora: “A me lo strumento referendario piace, anche all’interno dell’associazione. Per esempio, noi riteniamo che sia uno strumento fondamentale per ridare finalmente voce alla base. Anche i cittadini possono essere chiamati a parlare dei temi della giustizia, ma ci vuole una informazione innanzitutto corretta”.  

“Purtroppo in Italia l’informazione lascia a desiderare. E al momento ci sono fortissime restrizioni. Questo lo devo ammettere – dice ancora il gip Reale – Ad esempio, mi sembra assurdo che il servizio pubblico non abbia parlato degli scandali della magistratura come avrebbe dovuto fare in questi due anni. Questa è una cosa che ritengo molto grave. Così come molti fatti vengono sminuiti. Ci vuole, invece, una grande trasparenza. I mezzi di informazione dovrebbero essere democratici e aperti e questo non c’è al momento. Ci sono attualmente evidenti limiti alla libertà di informazione” . “Avrebbe avuto il dovere di tenere alta la tensione sulla vicenda, perché è molto molto grave, oltre al danno che abbiamo già subito dallo scoperchiamento del sistema delle correnti che denunciamo già da danni, la denuncia di un’associazione segreta capace di controllare in modo sostanzialmente eversivo organi anche costituzionali”. 

“Sulla presunta associazione segreta va fatta chiarezza, va accertato se le dichiarazioni dell’avvocato Amara siano fondate- dice ancora il giudice di Ragusa- nel caso del dottor Palamara le affermazioni di Amara sono state ritenute attendibili, ora invece diventa inattendibile. Pensiamo a certe dichiarazioni che ha reso. Bisogna sapere discernere, bisogna stare attentissimi ai pozzi avvelenati. Ci sono anche delle vendette che lui potrebbe porre in essere con la sua denuncia. Ci vuole massima prudenza ma anche forza e voglia di indagare su materia così vischiosa”. Parlando dell’ex consigliere del Csm, Piercamillo Davigo, che ha ricevuto i verbali di Amara dal pm Paolo Storari di Milano, ma che non li ha trasmessi ad un’autorità superiore, il giudice Reale spiega: “Purtroppo Davigo è stato molto deludente, soprattutto per quella parte di magistratura che ha sempre creduto in lui come un simbolo della legalità e del rispetto delle regole. E’ stata una grande caduta di stile e di credibilità. Lui ha incarnato la magistratura in questi anni, la sua immagine è stata fondamentale per la magistratura associata. Da lui non ci si può aspettare una sbavatura del genere, ecco perché fa ancora molto più male e più ‘scruscio’, più rumore, come diciamo noi”.  

E riferendosi al botta e risposta tra Davigo e Sebastiano Ardita, citato nei verbali di Amara come componente della loggia ‘Ungheria, circostanza smentita dal magistrato, Reale dice: “Non è stata una bella immagine per la magistratura”. “Abbiamo dimostrato tutta la conflittualità interna alla magistratura, anche se vanno condivise le osservazioni critiche che il Consigliere Ardita ha mosso a Davigo sotto il profilo del metodo”, dice il gip. “Anche il battibecco tra Luca Palamara e il giudice Alfredo Robledo in tv, non è stata una bella pagina. C’era astio, ricordo perfettamente la vicenda e capisco lo stato d’animo di Robledo nei confronti di Palamara. Quella che è emersa è la profonda divisione e l’odio interno, che è l’immagine peggiore che possiamo dare, far vedere che ci sono lotte tra magistrati e tra chi fa parte del sistema e chi ne è estraneo; ciò non è affatto rassicurante per i cittadini”. 

“Se siamo sfiduciati noi dall’interno, immagini quale possa essere la reazione dei cittadini, ma ora si deve reagire- dice Andrea Reale- si deve avere il coraggio di fare ‘violenza’ al proprio modus agendi e alla propria impostazione culturale, mi riferisco alle correnti ovviamente. Bisogna avere il coraggio di riformarsi. E devono fare un passo indietro, loro, da tutte le posizioni di potere. Lo ha detto il consigliere Ardita nei giorni scorsi e lo sottoscrivo. Si rinunci al potere. Bisogna liberare il Csm, il Ministero e le istituzioni dagli esponenti delle correnti. E’ dura ma è una riforma culturale che va fatta”. E lancia una provocazione: “Amnistiamo tutte le condotte del sistema delle correnti, tutte le persone coinvolte non subiranno sanzioni, ma per un congruo lasso temporale – ad esempio 10 anni- esse non possono avere nessun incarico di rappresentanza né associativa né istituzionale né ruoli direttivi . Per noi è inconcepibile che un magistrato dalle cui chat emerge che abbia brigato per il suo posto, oggi stia ancora lì seduto, dopo avere sottratto in modo illegale, in modo illegittimo, la funzione apicale a colleghi che verosimilmente lo meritavano più di loro. Si pentano e facciano questo passo indietro. Sarebbe un gesto di riconciliazione con i cittadini in primis e con i magistrati che sono parte offesa in questo sistema”. 

“Io mi sono molto demoralizzato, perché non ho visto ancora questo scossone, questa reazione che io ritengo naturale e che vivo anche in maniera umanamente molto forte”, aggiunge il giudice Reale. Uno stato d’animo che secondo il magistrato “può influire sul quotidiano, io mi immedesimo nei panni dei magistrati più giovani. Come tutti i magistrati questo è un lavoro per il quale si fanno enormi sacrifici prima e, soprattutto, dopo gli studi. Io non mi devo confrontare ogni giorno con la correntocrazia, mi confronto con le controversie che devo risolvere. Ma penso ai giovani che sono disorientati e sfiduciati, perché comprendono le difficoltà di non avere punti di riferimento nelle Istituzioni, nei dirigenti degli uffici, nei gruppi associativi, scrutano tutte queste opacità e questo sistema rischia di essere per loro demotivante e demoralizzante”. 

Parlando poi dell’intervista rilasciata dall’ex ministro Claudio Martelli, secondo il quale il cancro della magistratura sta nell’Anm e va estirpato”, il giudice Reale dice: “Per me la libertà di associazione è sacra e lo dice chi ha fatto della lotta al correntismo una sua ragione di vita. Il discorso per me non è eliminare l’Anm ma riformare le correnti”. “Se c’è un’azione forte da intraprendere questa è solo quella di impedire alle correnti di entrare nei palazzi istituzionali, affinché restino soltanto motori culturali di politica giudiziaria o di scambio di idee, luogo di confronto, ma non vuoti centri di potere, fonti di clientelismo, lottizzazioni e spartizioni, come i partiti politici”. E ribadisce che la proposta al Parlamento e al Governo della riforma della legge elettorale per il Csm “è condivisa da tutto il Gruppo di Articolo 101”.  

“In termini di casualità con il sorteggio come forma di selezione per l’elettorato passivo e questo lo posso dire anche a nome del gruppo – spiega – E l’altra riforma che secondo noi è fondamentale è l’eliminazione del potere di nomina negli incarichi direttivi e semidirettivi da parte del Csm. Un criterio che consenta al magistrato con una certa anzianità di servizio di potere organizzare l’ufficio dove presta servizio per un periodo congruo, almeno due anni- La riforma Mastella ha gerarchizzato in maniera esagerata l’attività giurisdizionale e in generale anche l’organizzazione della magistratura all’interno degli uffici. Questo è un concetto che deve essere superato. Perché il magistrato, anche per Costituzione, anzi soprattutto per Costituzione, può differenziarsi dall’altro solo per le funzioni esercitate. Questo è l’assetto costituzionale della magistratura. Fa parte dello Statuto dell’indipendenza, interna ed esterna, dell’ordine dell’ordine giudiziario. Perché non puoi avere un capo, se non in termini di organizzazione dell’ufficio”. Intanto, le polemiche sulla magistratura non si placano. (di Elvira Terranova) 

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