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L’amico polacco di Wojtyla torna nel punto dove Agca sparò per ricordare 40 anni attentato

13 maggio 1981: Gregorio Galaska, fotografo polacco e grande amico di Wojtyla il giorno dell’attentato in piazza San Pietro era lontano da Roma, in Polonia. “Facevo il servizio di leva – racconta all’Adnkronos Galaska -. Quando arrivò la notizia mi precipitai davanti a quell’unico piccolo televisore in bianco e nero che restituiva immagini drammatiche. Rimasi impietrito per minuti e minuti, temendo il peggio. E allora cominciai a pregare tanto. Poi la bellissima notizia che era in vita e la grande speranza”. 

Dopodomani insieme all’ambasciatore della Polonia, Galaska tornerà in piazza San Pietro per rievocare l’attentato: “Pregheremo insieme alle 17.17 nel punto in cui Alì Agca sparò. E il 18 maggio, giorno della nascita di Wojtyla, andremo a pregare sulla tomba”. 

Gregorio Galaska ricorda un aneddoto che restituisce un po’ del grande humor del Papa polacco. Nel ‘93 Galaska andò in Lituania e qui fu investito da un’auto. Tornò a Roma e venne ricoverato anche lui al Gemelli. “Quando ero in convalescenza – ricorda – venne organizzato a Castelgandolfo un pellegrinaggio per gli amici polacchi. Andai anche io con le stampelle. Quando il Papa mi vide così mi chiese che cosa fosse successo e io mi dilungai, forse un tantino, nel racconto dell’incidente. Wojtyla sorrise e mi fece coraggio tagliando corto con un detto polacco: ‘Se un capretto non salta, la gamba non si rompe’. Scoppiammo in una risata liberatoria”. 

Gregorio Galaska pensa ai quaranta anni trascorsi dall’attentato, ancora avvolto nel mistero: “Le cose non si chiariranno mai. Io penso però che Agca sapesse solo di dovere uccidere Wojtyla ma se fosse riuscito nell’intento credo che un altro killer avrebbe aspettato lui per eliminarlo. La Madonna è stata più forte di qualunque killer”. 

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