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Gabriele sulla rotta delle zebre in Botswana: “Ottomila km in un mese”

Gabriele sulla rotta delle zebre in Botswana: "Ottomila km in un mese"

Ottomila chilometri, in poco più di un mese, su strade fangose o sabbiose, al massimo a trenta all’ora, a bordo di un fuoristrada “rumoroso, vecchio e ballerino”, per seguire la nuova rotta delle zebre in Botswana. Gabriele Saluci, un documentarista e influencer di 30 anni, originario di Gela, ma che vive a Fuerteventura, in Spagna, non nasconde la sua felicità per la difficile impresa appena compiuta in Africa. “Ce l’abbiamo fatta. Siamo riusciti a trovare le zebre”, dice eccitato. Ad accompagnare Gabriele c’è un’amica, Erica Rossi, “un aiuto prezioso”. Ma cosa ci è andato a fare Gabriele in Botswana? In una intervista all’Adnkronos ci racconta la sua impresa portata a termine tra qualche difficoltà, ma sempre con un enorme entusiasmo. “Abbiamo guidato attraverso il Kalahari e poi lungo il Delta dell’Okavango, subito dopo la stagione delle piogge, cosa che a noi ha complicato tutto, ma è proprio questo il periodo della migrazione delle zebre – racconta mentre è nel viaggio di ritorno in Spagna – Da quelle parti mica ci sono strade e spesso il percorso abbiamo dovuto inventarcelo, attraversando i pan ancora alluvionati, con l’acqua e il fango che arrivavano quasi al finestrino dell’auto, è stato davvero divertente e adrenalinico”. 

Ma perché inseguire proprio le zebre? “Bene, per 50 anni le zebre non hanno potuto migrare, ma da pochi anni, nonostante nessuno abbia insegnato loro la rotta, alcuni esemplari hanno ripreso la marcia. È una bellissima notizia di speranza, che mi ha fatto subito pensare a un parallelismo con la situazione di segregazione che abbiamo vissuto noi per tutto il 2020…”, dice Gabriele. Che aggiunge: “La natura torna sempre a viaggiare… e lo faremo anche noi!”. Gabriele Saluci è un viaggiatore, documentarista e fondatore di ‘Sto Gran Tour’, “prendo il mondo e lo frullo in un sacco di racconti ed esperienze”, sintetizza lui. “Ho avuto la fortuna di viaggiare sin da piccolo e poi di crearmi un lavoro al cui centro sta proprio l’idea del viaggio – spiega – Da quando avevo 20 anni viaggio senza sosta e da sei anni ho una rubrica di viaggio al Kilimangiaro di Rai 3, dove ho girato tutto il mondo per raccontare le mie avventure: dall’Islanda al Sahara in bicicletta, il Myanmar in autostop, il Vietnam in motorino, l’Etiopia in Ape o tante altre…”.  

Alla domanda se si definirebbe un viaggiatore p un curioso, lui replica: “Non so darmi una definizione, specialmente con una parola. Negli anni ho portato avanti un intreccio di idee e progetti, con al centro sempre il tema viaggio, tra racconti, narrazione, filmmaking e l’organizzazione di Spedizioni aperte a tutti”.  

“Forse un’idea su chi sono potrebbe darla il mio progetto, più grande: ‘Sto Gran Tour’, che raccoglie i due campi più grandi del mio lavoro ovvero la produzione cinematografica e il Tour Operato – aggiunge ancora -‘Sto Gran Tour’ è la prima ‘Travel Boom Factory’, insomma, un casino nella testa e la voglia di scoprire il mondo in un modo diverso, sotto un cappello divertente ed esplosivo”, dice Gabriele Saluci. Ma perché un giovane videomaker di Gela che vive in Spagna decide di partire per il Botswana alla Ricerca di zebre? “Questi anni da documentarista, soprattutto con il lavoro svolto con la televisione, hanno direzionato un po’ meglio la mia innata curiosità, facendo in modo che la ricerca e lo studio di un fenomeno, una storia o una parte di mondo, possano essere raccontate in modo efficace o che possa avere un’utilità”, risponde. “Leggendo vari report del WWF e alcuni articoli del National, sono venuto a conoscenza di una storia che mi ha colpito davvero un sacco, soprattutto dopo un anno di segregazione in casa: la storia del ritorno alla migrazione delle zebre di una parte del Botswana- racconta Gabriele -In breve: alcune zebre del Kalahari, dopo decenni di stop, hanno ripreso misteriosamente a migrare, seguendo le rotte dei loro vecchi antenati. L’interruzione della migrazione era dovuta all’opera antropica: le veterinary fences, ovvero delle barriere che coprono buona parte di tutto il Sud dell’Africa e che servono per proteggere il bestiame dal foot and mouth desease -l’afta epizootica, e dall’attacco dei predatori. Queste recinzioni sono lunghe migliaia di chilometri e hanno ostacolato la marcia di tantissime specie animali, incluse le nostre zebre, sconvolgendo tutta la catena alimentare e l’ecosistema della zona”. In poco meno di 40 giorni Gabriele ed Erica hanno visto animali di ogni tipo, hanno ricevuto nottetempo strane ‘visite’, dalle iene agli elefanti.  

“Siamo partiti dal Capo di Buona Speranza, una penisola stupenda proprio sotto Città del Capo e abbiamo potuto seguire la costa sudafricana, risalendo fino al Kruger con le colline granitiche e la prima savana – dice – poi entrati in Botswana abbiamo attraversato il deserto del Kalahari e le saline del Makgadikgadi, dove inizia effettivamente la migrazione delle zebre dal deserto fino ai luoghi secchi. Abbiamo terminato la spedizione con l’attraversamento del Delta dell’Okavango, al confine con le Cascate Vittoria”. “In Botswana tra le varie sezioni di viaggio, facevamo provviste in alcuni punti: maggiormente cibi proteici/calorici secchi (tipo la cara vecchia pasta, frutta secca ecc. Il carburante è il vero problema – spiega Gabriele – durante tutto il viaggio c’era in programma solo un distributore a metà. Siamo partiti con l’auto modificata con 135 litri di carburante, oltre a delle jerrycans da 40 litri e una serie di boccioni di emergenza. Ce l’abbiamo fatta a pelo, ma senza problemi”. 

“Paesaggisticamente è stato un viaggio molto vario, ma la cosa che più mi ha emozionato è stato ritrovarmi in dei luoghi dove davvero poche persone hanno avuto la fortuna di mettere piede, circondato da migliaia di animali”, aggiunge. Il materiale raccolto da Gabriele sarà trasformato in documentario “che racconterà questa “nuova” migrazione, con gli ostacoli che gli animali hanno incontrato negli anni lungo la loro rotta. L’idea del lavoro sta proprio nel parallelismo tra il ritorno alla migrazione delle zebre e il nostro ritorno a viaggiare, proprio per dimostrare che la natura riesce sempre a ritrovare la forza, a seguire il proprio percorso nonostante le barriere e i limiti”. 

Il documentario integrale sarà prodotto per Amazon Prime Video; gli episodi, con materiale inedito andrà in onda su Rai3; ci saranno anche degli spin-off e dei backstage con interviste, racconti e più approfondimenti anche sui miei social e sul canale Youtube. “Una cosa a cui tengo molto, tra le altre, è anche la collaborazione che abbiamo con Topolino. È davvero bello, ma soprattutto importante, poter instillare in un pubblico giovane l’amore per il mondo, per il viaggio e il rispetto per l’ambiente, con tematiche di questo tipo, raccontate in un modo che a loro possa piacere”, dice. Durante il viaggio ci sono stati anche momenti di paura. Anche se “per fortuna la paura vera e propria non è stata un’emozione prevalente del viaggio”. “Più che altro qui in Botswana ho scoperto un’allerta dei sensi che non avevo mai provato – sottolinea Gabriele – Campeggiando senza protezioni in mezzo alla savana, il cervello riscopre e allerta tutti i sensi: è una reazione istintiva di sopravvivenza. È stancante, ma è un piacevole ritorno alle origini riuscire a percepire rumori e movimenti nel buio pesto. Siamo animali anche noi in Botswana”. 

“Sicuramente vedere una iena invadere il campo e rubarci la cena è stato emozionante e divertente – ricorda – e come due fifoni, io ed Erica Rossi, la mia compagna di viaggio, ci siamo rintanati in tenda! Ma anche avere degli elefanti che passano a due metri dal fuoristrada o gli ippopotami che ruminano sotto la tenda o ancora i leoni che ruggiscono di notte a due passi da te… tutto divertente”. Ogni tanto Gabriele torna a Gela, “è comunque un punto di riferimento in quanto la mia famiglia vive ancora lì. In questi ultimi anni purtroppo ci ho passato poco tempo, ma avrò modo di tornare”. Una cosa ci tiene a dirla, Gabriele: “La storia delle Zebre dovrebbe servire da lezione: noi abbiamo capito un po’ meglio gli equilibri e l’interconnessione tra ogni soggetto naturale e che ogni azione dell’uomo innesca un domino di eventi che è difficile da immaginare. Le zebre sono tornate in viaggio, così stiamo per fare anche noi, ma è importante capirne e apprezzarne il valore, senza che il viaggio sia un mero atto di consumo, come sembra dai social ultimamente. Viaggiare con valore, viaggiare con rispetto insomma”. “Con Sto Gran Tour vorremmo proprio ridare valore alla parola “viaggio”, ed è per questo che lavoriamo a una serie di viaggi e Spedizioni, a cui possono partecipare tutti, che hanno sempre una finalità o dove si impara qualcosa, tra cui il lavoro di squadra in un vero viaggio”. 

Adesso al lavoro sul documentario. “Il nostro ufficio, essendo anche un Tour Operator, dopo quest’anno di chiusura e le belle notizie di riapertura che sono arrivate (magari le zebre hanno portato bene), sta tornando operativo, quindi ci mettiamo all’opera per la creazione di una Spedizione qui in Botswana aperta a tutti coloro che ci seguono e vogliono provare le stesse emozioni”. Quale è l’immagine più bella del viaggio? “Purtroppo facendo questo mestiere e avendo visto alcuni dei posti più belli del mondo, ci si assuefa un po’ alle meraviglie e si ha bisogno di emozioni sempre più grandi. Lo so, non è una cosa bella, ma in questo viaggio il delta dell’Okavango mi ha meravigliato come non mi sarei mai aspettato – dice -Questo è uno dei pochi delta interni del mondo, in poche parole l’acqua del fiume Okavango, invece che sfociare in un mare o in un lago, si scarica nel deserto del Kalahari. Immaginate il pantano che si è creato… Il termine esatto e che descrive meglio è “pianura alluvionale”. Immaginate le pozze, le stradine che lo attraversano lungo ponticelli di legno e i centinaia di migliaia di animali che popolano quest’area: è uno spettacolo di una bellezza disarmante”. “Per controllare lo stato delle strade e per poter filmare parte della migrazione dall’alto abbiamo fatto dei voli in elicottero proprio sopra la pianura, è stato emozionante come poche cose al mondo”.  

Il viaggio di Gabriele ed Erica è stato documentato, giorno dopo giorno, su Instagram, dove il documentarista ha postato i momenti più importanti. Come quando, felice co una bambino, ha indicato le zebre, finalmente trovate, che migrano. Oppure, quando ha incontrato una iena, che ha ‘rubato’ la sua cena, o ancora quando ha attraversato un ponte di legno con il fuoristrada. Il viaggio è finito e ieri sera Gabriele è arrivato a Fuerteventura. Prima il volo da Johannesburg a Doha, poi l’aereo per Madrid, infine Fuerte. “Dopo quasi 40 ore di viaggio posso finalmente togliere la mascherina”, racconta su Instragam. “E’ stata un’esperienza atomica”, dice dal suo studio ‘Sto Gran Tour’. In attesa di organizzare il prossimo viaggio. (di Elvira Terranova) 

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