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Eurispes: boom e-grocery con consumo alimenti freschi

Eurispes: boom e-grocery con consumo alimenti freschi

Anche per il Covid, l’e-commerce va rafforzandosi in moltissimi settori, soprattutto quello per i beni di largo consumo (alimenti freschi o confezionati, prodotti per l’igiene della casa e della persona): si tratta del cosiddetto e-grocery. Emerge dal Rapporto Italia 2021 dell’Eurispes presentato oggi. Parallelamente, mentre tutti i settori della vendita commerciale fisica (retail e servizi), nel 2020 (gennaio-marzo) sono calati rispetto agli anni precedenti, con un negativo che è arrivato anche al -70% in alcuni casi, gli unici settori ad essere rimasti in attivo sono stati solo quelli dell’e-commerce e del food delivery, in linea con i trend europei, dove le vendite online e per corrispondenza svettano su quelle tradizionali. Nel commercio odierno, al cliente viene permesso di interagire con l’azienda attraverso una molteplicità di canali (multicanalità e omnicanalità), oggi sempre più in maniera digitale, in modo da garantire un contatto continuo tra azienda e cliente e tutto ciò che sta al di fuori di essa (Nielsen, 2018). Il Covid-19 ha spinto in avanti questi processi comunicativi, velocizzando dinamiche già in essere, ma mai state così veloci: insieme all’Italia dello smartworking (+770% rispetto a un anno fa), della digitalizzazione a tappe forzate non solo nella sfera privata ma anche nelle attività professionali (didattica a distanza, Pubblica amministrazione digitale, e-health), nasce anche l’Italia dell’e-grocery, che si pone in linea con il trend europeo dello sviluppo delle vendite online o per corrispondenza, dalla crescita esponenziale nei mesi di lockdown.
 

Una delle principali aree di sviluppo per i retailer operanti nel canale online (chiamati e-tailer) è infatti rappresentata dal grocery, sia perché si tratta di un settore merceologico in cui la penetrazione dell’e-commerce è ancora limitata (e questo garantisce prospettive di crescita del giro d’affari particolarmente interessanti), sia perché i prodotti di largo consumo si caratterizzano, rispetto a quelli di tutti gli altri beni e servizi, per una frequenza d’acquisto molto più elevata (settimanale o addirittura giornaliera, per i freschissimi). Ne consegue che la possibilità di intercettare questo tipo di acquisti favorisce un aumento molto significativo del tipo di interazioni tra gli e-tailer e i loro eshopper, con un livello sostanziale dei livelli di store loyalty (fedeltà al negozio).  

Si stima, infatti, che la quota di mercato del canale online rispetto alle vendite complessive del settore Fmcg (Fast moving consumer goods) potrà superare, a livello globale, il 10% nel 2025: sono, queste, stime pre-Covid, che dunque erano già positive nei confronti dell’online, senza contare l’effetto catalizzatore della pandemia (basti pensare che nel 2015 le vendite online sono state pari al 3,7% nel settore, e nel 2018 pari al 5,1%, con tassi di crescita media annui del +15/20%).  

In Italia, per quanto riguarda la gdo, durante il periodo della pandemia si è verificato un netto incremento della spesa alimentare, cresciuta nel complesso del 10%. A proposito delle preferenze dei consumatori, si nota una predilezione per l’inscatolato rispetto ai prodotti freschi, come pure per gran parte di quelli locali o comunque di provenienza italiana, come testimonia una ricerca promossa dall’Unione italiana food.  

L’aumento dei consumi alimentari tra le mura domestiche ha provocato una grande crescita delle vendite al dettaglio di prodotti agroalimentari confezionati (+18% nel periodo di lockdown rispetto allo stesso periodo del 2019), con conseguente boom del fatturato degli esercizi di prossimità e supermercati (ma si è vista una contrazione degli ipermercati di oltre il 9%).  

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