29 Maggio 2021

Covid oggi Italia, Bassetti: “Immunità di gregge? Non rincorriamo una chimera”

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Covid oggi Italia, Bassetti: "Immunità di gregge? Non rincorriamo una chimera"

Immunità di gregge entro settembre, sì o no? “Secondo me il problema è che, in generale, pensando all’immunità di gregge come unico traguardo stiamo rincorrendo una chimera, qualcosa che probabilmente non ci serve. Con il coronavirus Sars-CoV-2 dobbiamo ragionare in maniera diversa”. A spiegarlo all’Adnkronos Salute è Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e componente dell’Unità di crisi Covid-19 della Liguria. “Immunità di gregge – sottolinea – vuol dire raggiungere quella percentuale di copertura affinché il virus circoli meno o non circoli più. Si è parlato di un 65-70%. Ma con questo virus dobbiamo cambiare modo di ragionare, usare un’ottica diversa dall’immunità di gregge o di popolo. Intanto da altri Paesi abbiamo visto come i benefici della vaccinazione si possano raggiungere anche prima. Poi c’è da capire la differenza con altri virus”. 

“Per esempio – precisa l’esperto – con il morbillo è necessario raggiungere una percentuale di copertura del 95% e si riesce a debellare il virus. Con Sars-CoV-2 noi dobbiamo pensare principalmente ad alcune categorie, come gli ultrasessantenni e i fragili, e in queste dobbiamo tendere a una copertura al 100%, o almeno al 95%, perché coprirle al 70% sarebbe un fallimento e sarebbe dunque un errore pensare all’immunità di gregge per loro, perché avremmo lasciato scoperto un terzo di questi soggetti e ci ritroveremmo con un fronte debole in autunno”. 

Sul resto della popolazione, prosegue Bassetti, “invece possiamo ragionare in termini di immunità di gregge. E avere una copertura per almeno il 60-65% dai 65 anni in giù può avere un senso. E’ difficile dunque da concepire il concetto dell’immunità di gregge per questo virus, come lo abbiamo pensato invece per altre patologie, per esempio morbillo e polio”. C’è anche un altro aspetto da considerare, aggiunge l’infettivologo: “Non dimentichiamo che ora stiamo parlando solo di popolazione italiana, ma noi viviamo nel mondo e a livello globale dobbiamo guardare agli altri Paesi: l’Africa, per esempio, che coperture ha adesso? Vista la situazione, dobbiamo tendere alla copertura dei più fragili e negli altri gruppi puntare al 60-65%, che non si può raggiungere se non vacciniamo tutti, anche le fasce d’età più giovani”, conclude l’esperto. 

 

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