22 Aprile 2021

Spreco di cibo, 4 italiani su 10 più attenti nel post-Covid

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Spreco di cibo, 4 italiani su 10 più attenti nel post-Covid

Quattro italiani su 10 (il 39%) pronti ad impegnarsi, a fine pandemia, ‘per evitare di gettare il cibo’, il 34% vuole spostarsi in modalità più sostenibile in futuro, ‘a piedi oppure in bicicletta’, e un italiano su tre acquisterà ‘solo ciò di cui c’è realmente bisogno’. E ancora: il 31% lavorerà da casa, il 26% andrà in vacanza nei luoghi che non richiedono l’aereo e un italiano su quattro, il 25%, dichiara che ‘acquisterà cose usate’.  

E’ la fotografia dell’indagine Ipsos, in collaborazione con Waste Watcher International Observatory, che ha messo a confronto le risposte dei cittadini di ben 30 Paesi del mondo intorno ai comportamenti sullo spreco alimentare del post-pandemia: dall’Italia agli Stati Uniti, dalla Russa al Regno Unito, passando per Francia, Germania, Spagna, Svezia, dalla Turchia alla Cina, dall’India al Brasile, all’Australia.  

‘Verso comportamenti più responsabili’ è il focus dell’indagine, diffusa in occasione della Giornata della Terra, che evidenzia come proprio la prevenzione e riduzione degli sprechi alimentari sia il comportamento al centro dell’attenzione dei cittadini di tutto il mondo in direzione dello sviluppo sostenibile.  

L’indagine ha inquadrato 30 Paesi del mondo: una anticipazione del lavoro che si progetta in vista del 29 settembre 2021, II Giornata internazionale di consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari indetta dalle Nazioni Unite. Scopriamo così che in Messico (63%), Sud Africa (59%), Turchia (52%), India (49%), Brasile a Arabia Saudita (45%) e in Cina (40%) l’attenzione allo spreco alimentare svetta nei comportamenti virtuosi per lo sviluppo sostenibile post-pandemia.  

Meno sensibili alla questione, secondo lo studio, sembrano essere i cittadini russi (25%), australiani e canadesi (30%), statunitensi (33%). In Perù (61%) e Colombia (60%) l’impegno sarà soprattutto per la mobilità sostenibile, mentre in Europa è la Spagna che si aggiudica questo primato (37%).  

La carta d’identità dei cittadini che si impegneranno nella prevenzione degli sprechi inquadra innanzitutto gli under 35 nelle fasce di alta scolarizzazione e alto reddito, mentre sono particolarmente sensibili sul fronte della mobilità sostenibile i 35-49enni, e gli under 50 valutano di proseguire la loro attività professionale in smart working, uomini soprattutto.  

L’indagine, condotta fra il 19 febbraio e il 5 marzo 2021, ha raccolto le risposte di campioni statistici per ciascuno dei 30 Paesi: 21.011 cittadini complessivi di età compresa fra 16 e 74 anni (52% donne, 48% uomini), intervistati con metodologia Cawi.  

“I riscontri dell’indagine – osserva il direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero – confermano la tendenza monitorata nell’ultimo biennio e accentuata con la pandemia: ovvero quel ‘patto’ degli italiani col cibo che sembra essersi rinsaldato nei lunghi mesi del distanziamento. La maggiore disponibilità di tempo, favorita dallo smart working, ha permesso agli italiani di dedicare più tempo alla cucina, sei italiani su 10 dichiarano di aver cambiato il modo di fare la spesa: 1 italiano su 2 (il 47,2%) ha introdotto la lista della spesa, il 20% dichiara di averla sistematicamente adottata”.  

“I risultati della ricerca condotta su 30 Paesi da parte di Ipsos mostrano un’evoluzione importante negli atteggiamenti delle persone – precisa Enzo Risso, direttore scientifico di Ipsos – Documentano una crescita della consapevolezza, che ogni persona, ognuno di noi, può fare qualcosa per l’ambiente e per la nostra terra. Lo può fare non solo richiedendo ai governi un maggiore impegno nella lotta al cambiamento climatico, ma partendo, anche e soprattutto, dai comportamenti della vita quotidiana”.  

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