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Covid, Pregliasco: “Coprifuoco da rivalutare fra 15 giorni”

Covid, Pregliasco: "Coprifuoco da rivalutare fra 15 giorni"

Togliere il coprifuoco alle 22 nell’Italia alle prese con il Covid? “L’evidenza scientifica sull’effetto del coprifuoco non è forte” di per sé, e certamente “non si può proprio arrivare a definire la differenza tra 22 e 23. Di fatto”, però, “ampliare o togliere il coprifuoco è sicuramente una facilitazione alla mobilità che è l’elemento determinante per la diffusione del virus: stando più in giro, si aumenta la probabilità dell’infezione attraverso un incremento del numero di contatti”. Il virologo dell’università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco, intervenuto ad ‘Agorà’ su Rai3, conferma la propria posizione sul tema: mantenere il coprifuoco alle 22, rimandandone l’estensione anche solo per un po’.  

“Io dico in questo momento, in cui l’apertura deve essere progressiva, di valutare l’elemento nel breve, nell’arco di una settimana o meglio 15 giorni – precisa l’esperto – per capire come le cose evolvono e aprire poi a uno step successivo”. “Ovviamente senza arrivare fino a luglio”, puntualizza. Una progressione nell’allentamento delle misure anti-Covid, secondo Pregliasco ha anche “un valore psicologico: questa molla”, è la metafora che usa oggi il virologo, “dobbiamo lasciarla andare lentamente, evitando un effetto esplosivo”. 

“Le riaperture erano auspicate, richieste, desiderate, necessarie”, afferma ancora il virologo, che paragona la situazione attuale dell’Italia a una “molla compressa. Non deve esplodere”, auspica il docente dell’università Statale di Milano. “Io temo – ribadisce infatti l’esperto – che un prezzo da pagare con queste aperture lo avremo comunque, e questo prezzo sarà io un rialzo nel numero di casi” di Covid-19. “Questo è da considerare, non sarà immediato”, ma sarà inevitabile secondo Pregliasco.  

“Siamo in una situazione buona, con dati in calo da 5 settimane – osserva – Però purtroppo abbiamo ancora tanti decessi e soprattutto una grande massa di persone positive, più di mezzo milione, sottostimato” perché la cifra tiene conto solo di chi risulta positivo a un tampone. Le persone che alimentano questo serbatoio, molto spesso giovani, “magari stanno anche bene, ma possano contagiare gli altri”. 

Quanto alle foto e ai filmati che documentano casi di movida cittadina e assembramenti, queste “immagini fanno paura”, commenta il virologo. “Certo sono la punta negativa”, mentre “la gran parte degli italiani sta tenendo”. Ma “è importante un messaggio continuo di responsabilità – ammonisce l’esperto – Non per rovesciarla sui singoli, ma per lavorare tutti insieme”. 

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