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Vaccino Sputnik, il virologo Clementi: “Ben venga”

Vaccino Sputnik, il virologo Clementi: "Ben venga"

“Ben venga Sputnik, che è un vaccino che funziona molto bene dai dati che abbiamo, e ben venga che l’Italia valuti eventualmente di muoversi da sé, anche prima di un via libera dell’Ema, se necessario”. E’ la visione del virologo Massimo Clementi, sentito dall’Adnkronos Salute. “Ci sono aspetti che non conosciamo, per esempio nei rapporti tra le aziende” farmaceutiche che producono i vaccini “e i diversi Paesi del mondo. Gli americani hanno recentemente sostenuto di aver vaccinato 100 milioni di persone contro Covid. Evidentemente hanno ricevuto 100 milioni di vaccini che sono stati indirizzati lì rispetto ad altri Paesi. Noi non conosciamo tutta la questione geopolitica che c’è dietro i vaccini e non siamo tenuti a conoscerla. Ma c’è chi la conosce e su questa base si sta muovendo”. E le parole del premier italiano Draghi (secondo cui bisogna comunque “essere pronti a fare da soli”), come del cancelliere tedesco sul vaccino russo Sputnik V, “rientrano in questo contesto specifico, a mio avviso”.  

“L’Agenzia italiana del farmaco Aifa potrebbe farlo, come è successo per i monoclonali – dice il direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano e docente all’università Vita-Salute -. Potrebbe decidere in deroga a Ema, che è un ente che a livello europeo ha il governo del capitolo farmaci, ma poi i singoli Paesi, attraverso le loro agenzie nazionali, danno le loro indicazioni e hanno la possibilità di autorizzare un uso emergenziale sperimentale dei farmaci non ancora accettati da Ema. E’ successo appunto per i monoclonali, su cui Ema è stranamente silenziosa: l’Aifa con gran coraggio ha anticipato questa decisione di renderne possibile l’utilizzo, come peraltro aveva fatto anche l’americana Fda. Non vedrei dunque niente di strano se, per un vaccino che offre un’ampia valutazione sperimentale, l’Aifa si orientasse su questa strada. Ciò sarebbe, credo, giustificato in presenza di gravi carenze nella disponibilità di vaccini pur essendocene altri approvati”. 

“L’impressione – riflette ancora Clementi – è che Draghi abbia fatto forte pressione su vari aspetti a livello europeo, anche criticando certe modalità con cui l’Ue si è mossa sul piano dei contratti per i vaccini, che forse sono deficitari, visto che non prevedevano penali e lo appaiono anche sul piano dell’adeguatezza delle forniture per i vari Paesi. Quindi su questa base c’è la possibilità, io credo e spero, di agire a livello individuale”. 

Il virologo ritiene “illuminante l’esempio di Boris Johnson”, il primo ministro britannico, “per le decisioni assunte, sicuramente coraggiose, a volte al limite e al di fuori dei canoni delle approvazioni, come quella sulla singola somministrazione” di vaccini fuori dagli schemi previsti a due dosi. “Eppure ha avuto ragione per certi aspetti. Al Regno Unito tanto di cappello per il coraggio avuto nell’affrontare la situazione. Adesso stanno per riaprire gradualmente” dopo un lockdown molto rigido “e, sapendo come erano messi a dicembre” con i numeri dei contagi e dei morti di Covid, “credo sia stato fatto un grosso sforzo meritevole di apprezzamento. L’auspicio per noi resta sempre loi stesso: che in Italia si vaccini il più in fretta possibile”. 

Su AstraZeneca “il premier Mario Draghi è stato convincente nella spiegazione” di come si è arrivati alla posizione espressa dall’Agenzia europea del farmaco Ema e delle circostanze che hanno portato allo stop temporaneo e precauzionale del suo utilizzo fino al giorno del verdetto del Comitato per la sicurezza Prac dell’ente Ue sulle segnalazioni di eventi tromboembolici. “Ha detto quello che ci si aspettava in questa fase. E l’evidenza portata anche dall’Ema che il vaccino AstraZeneca è sicuro è stata accolta bene. Che questa valutazione si potesse fare in modi diversi e anche meno clamorosi è un altro discorso e ci sta. Ma in un momento in cui si pongono dubbi, bisogna dare delle risposte. E questo è stato un momento importante per fare chiarezza. Quindi alla fine è stato utile”. 

“Se confrontiamo la popolazione vaccinata con lo stesso numero di persone sane – spiega – vediamo che non c’è un dato superiore di eventi tromboembolici” fra i vaccinati. Quanto a quei casi rarissimi di trombosi rare segnalati, “credo che già da quel che sta avvenendo in questi giorni l’orientamento sia di alzare il livello di attenzione e informazione presso i centri di vaccinazione”, evidenzia. E tornando alle parole di Draghi, che ha rivendicato la correttezza delle mosse compiute sul vaccino AstraZeneca, l’esperto aggiunge: “Sembra poi che si sia evitato anche il temuto effetto di rinunce al vaccino. Evidentemente lo stop è servito a un chiarimento e a far sì che ci fosse la ripresa. L’importante è che questa ripresa sia decisa e che si vaccinino in fretta gli italiani”. 

 

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