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Milano Digital Week, col Covid centrali competenze tecnologiche e trasversali

Milano Digital Week, col Covid centrali competenze tecnologiche e trasversali

Dalla pandemia è emersa la necessità di lavorare anche sulle competenze tecnologiche e trasversali. Dal diffondersi del lavoro da remoto alla digitalizzazione, da nuovi stili di leadership a inedite leve motivazionali, tanto i manager quanto i collaboratori hanno dovuto rivedere il loro approccio alla sfera professionale. Questa la sintesi della conference ‘Il Futuro del lavoro. I lavori del futuro’ svoltasi oggi nell’ambito della Milano Digital Week ‘Città equa e sostenibile’.  

“E’ evidente – ha affermato la manager Silvia Zanella – la necessità di persone che abbiano competenze tecnologiche e che si occupino di governare la tecnologia. Prima della pandemia le persone odiavano il proprio posto di lavoro non solo nel contenuto, ma anche per il tipo di relazioni che si venivano a creare, per il tipo di gerarchie che erano costrette a subire, per la loro totale impossibilità di gestire spazio e tempo. Serviranno, però, nel futuro, anche competenze trasversali che ci aiuteranno ad ascoltarci meglio, a renderci più responsabili di quello che facciamo”. 

“Stiamo vivendo – ha detto Chiara Bisconti, presidente Milanosport – un tempo di trasformazione unica. Veniamo da una cultura che fino a pochi anni fa ci diceva che il tempo era unico, imposto dalla società, dalla convenzione e dal datore di lavoro. Però, ora il tempo unico è stato messo in discussione: esiste un tempo individuale, uscendo così da un tempo imposto dagli altri, vivendolo esattamente come vogliamo, ritagliarselo sulle proprie esigenze. Quindi, si dovrebbe insegnare a capire qual è il tempo per vivere e lavorare bene”. 

“L’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie – ha sottolineato Emanuela Girardi, founder Pop Ai – non ci ruberanno posti di lavoro. Sicuramente ci saranno più lavori che verranno creati rispetto a quelli che scompariranno. Il problema è che la maggior parte dei cittadini italiani ed europei non ha competenze per svolgere i lavori del futuro e la chiave fondamentale è insegnare queste nuove competenze. Dobbiamo imparare non solo per il lavoro, ma anche per accedere ai nuovi servizi digitali non potendo partecipare alla nuova società digitale del futuro. Tuttavia, le competenze digitali non bastano da sole, ma servono anche le soft skills come la capacità di risolvere i problemi, la capacità di imparare, lo spirito di iniziativa. L’intelligenza artificiale darà tempo libero che, se equamente distribuito tra gli stakelhoder, darà più tempo per imparare ed acquisire nuove conoscenze”. 

Arianna Visentini, ceo Variazioni, ha evidenziato come nel periodo Covid “la nostra casa non è la nostra caverna, è stata sì una prigione ma anche la nostra salvezza”. “Mentre nei primi mesi della pandemia il dover restare in casa era fiducia, determinazione e ottimismo, poi si è fatta spazio la parola paura. Il rientro in ufficio lo stiamo vivendo in maniera contraddittoria: da un lato, ci sentiamo spinti a tornare dall’esperienza della relazione, dal rivedere i nostri colleghi, ma dall’altro ci rendiamo conto che questo è un orizzonte non ancora scevro da rischi. Ora si deve fare spazio il concetto di consapevolezza delle attività da svolgere e degli obiettivi da raggiungere. Lo smartworking non è il lavoro da casa, ma vuole dire imparare a gestire la nostra libertà quotidiana. Continuiamo a lavorare imparando a governare questa nuova libertà che finalmente ci possiamo concedere”. 

Lucia Valente, docente Diritto del lavoro all’Università degli studi ‘La Sapienza’, ha posto l’accento sul ruolo della politica e del sindacato, chiedendosi se “sono in grado di rispondere ai bisogni dei mercati del lavoro, delle imprese e dei lavoratori che saranno sempre più legati ai nuovi modi di lavorare”. “Formazione, informazione ed emotività sono la chiave per il successo delle politiche che si andranno a fare. Bisogna essere informati su quali sono le nuove competenze richieste e sapere dove andare per cercare il lavoro e conoscere anche i sistemi europei che ci consentono di circolare con politiche del lavoro personalizzate”, ha concluso. 

 

 

 

 

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