Sono passati diciotto anni da quando Carlo Urbani ha isolato il virus della Sars. Ha lanciato l’allarme per primo e per primo ha individuato la sindrome respiratoria sospetta e allora sconosciuta. E alla fine è stato ucciso dalla stessa malattia che stava studiando, dopo essere stato contagiato da un paziente che aveva contratto la polmonite atipica.
Un medico eroe che si è battuto per creare un protocollo di sicurezza, ormai adottato dall’Oms per altre crisi e oggi anche per l’emergenza Covid.
Nella dodicesima puntata di “Ossi di Seppia. Il rumore della memoria”, dal 29 marzo in esclusiva su RaiPlay, sarà Giuliana Chiorrini, moglie dell’infettivologo a ripercorrere la sua storia. La storia di Carlo Urbani, capo dell’unità investigativa pandemica dell’Oms, morto a Bangkok il 29 marzo del 2003, a causa della primissima forma di Sars. Proprio grazie al suo lavoro, all’aver individuato i sintomi, alla consapevolezza che si trattava di una malattia virale contagiosa capace di evolvere in tempi brevi in polmoniti potenzialmente letali, ha permesso di salvare migliaia di vite.
La storia di una tragedia scampata arrivata all’improvviso, nel passato come nel presente, e da tenere ancora viva in questo intreccio fatale di situazioni tanto simili quanto drammatiche.