Mario Maellaro è il regista di Non Far Rumore – La storia dimenticata dei bambini nascosti.
Un docufim di Alessandra Rossi che andrà in onda venerdì 18 ottobre su Rai3 alle ore 23.10.
Non far rumore: come nasce l’idea di un docufilm su una storia così toccante?
Nel secondo dopoguerra più di 2 milioni di italiani emigrarono in Svizzera.
Lo statuto del lavoratore stagionale, in vigore in Svizzera, non prevedeva il ricongiungimento familiare. Di fatto era vietato per i lavoratori emigranti portare i figli con sé.
Dai 15 ai 30 mila bambini entrano in Svizzera come clandestini tra il 1950 e il 1980. L’idea nasce da questi dati e dalle tante storie che ne fanno parte.
Colgo l’occasione per ringraziare la mia collega giornalista Alessandra Rossi che durante la scorsa stagione di Mi Manda Raitre mi accennò di questa triste storia…
Ci siamo confrontati e abbiamo deciso di affrontare insieme questo tema con garbo e professionalità.
Abbiamo realizzato un intenso e toccante docufilm dove a parlare sono proprio quei bambini oggi adulti che però portano ancora dentro i segni di quella ferita mai rimarginata.
Daremo un’occasione per riflettere sul significato dell’essere bambini cui è stata negata l’infanzia perché figli di emigranti in una contemporaneità che ci parla quotidianamente di storie che si ripetono.
Tanto lavoro alle spalle per confezionare un prodotto così importante. Quanto tempo avete dedicato?
Circa un anno di raccolta documenti e 7 mesi tra ricerca testimonianze, casting bambini, registrazione e montaggio. Un gran lavoro!
C’è una storia in particolare che più ti ha colpito?
Devo dirti la verità, faccio il regista da oltre 23 anni, e mai mi sono emozionato come durante le interviste in Svizzera a tutti i protagonisti di questa assurda storia. Bambini che hanno vissuto nascosti in casa, senza poter andare a scuola, senza uscire, senza giocare ma soprattutto senza far rumore.
Se fossero stati scoperti, sarebbero stati espulsi con tutta la famiglia. Ho sempre trattenuto le lacrime…
Quanto è stato importante il lavoro di squadra per la riuscita del progetto? Importantissimo…
Sono un regista atipico, per me vengono prima i miei collaboratori, i tecnici e tutta la squadra. Lavorare in armonia porta un risultato migliore, tutti devono sentirsi parte integrante del progetto.
Ogni figura professionale è perno fondamentale per il mio lavoro. A tal proposito voglio ringraziare tutta Rai 3, dal direttore Stefano Coletta a Giovanni Anversa, da Beatrice Serani a Federica Lentini che hanno creduto in noi.
Poi Francesca Aiello che ci ha aiutato nella produzione, le splendide musiche originali di Flavio Gargano, Lorenzo Giovanetti per la parte video, Valerio Sgobba per l’audio, Crescenzo Mazza per la color correction e Claudio Soncin per la sonorizzazione. Grande squadra…
Mario Maellaro, sei un regista apprezzato e super impegnato: quali saranno le tue prossime sfide professionali?
Ho sempre un sogno nel cassetto. Prima o poi ci riuscirò e quel palco sarà mio, Sanremo!