30 Ottobre 2019

La nuova legge chiamata Codice rosso

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La nuova legge chiamata Codice rosso

L’omicidio di una donna è l’estrema manifestazione del possesso: l’uomo uccide perché non ha più il possesso di quella “cosa” che riteneva sua, la donna.

Forse alcuni uomini non hanno ancora accettato l’emancipazione della donna e finiscono per odiarla al punto da eliminarla fisicamente.

“Stato, famiglia e scuola devono intervenire in maniera incisiva perché la violenza sulle donne riguarda tutti e non deve essere concepito come un fatto privato. Per migliorare la situazione serviva un intervento legislativo ma ritengo che si debba fare molto di più”,

è molto determinata affermando ciò l’avvocato Micaela Ottomano, da anni in prima linea a difesa e tutela dei diritti delle donne.

La nuova legge chiamata Codice rosso, il parere dell’avvocato

“La nuova legge chiamata Codice rosso anche se sta dividendo le posizioni degli addetti ai lavori è sicuramente un segnale importante anche sul piano culturale e sociale che il legislatore ha voluto lanciare. Ovviamente ci dovranno essere dei correttivi e soprattutto dobbiamo pensare che le leggi non possono essere sempre concepite in questi termini,
perché mancano i mezzi e i fondi per fronteggiare la piaga più grande del nostro Paese che è al violenza di genere”, aggiunge Ottomano.

Il soggetto che mette in atto comportamenti di tipo persecutori nei confronti di una vittima, secondo L.119/2013 all’art. 3, come misura preventiva per le condotte di violenza domestica, può subire un provvedimento amministrativo di ammonimento dopo che la persona offesa ha avanzato al questore la richiesta di ammonimento nei confronti dell’autore della condotta violenta.

È uno strumento amministrativo, non penale, che è stato introdotto con la finalità preventiva di far cessare la condotta persecutoria e/o maltrattante. La richiesta di ammonimento viene trasmessa al questore, il quale assunte se necessario informazioni dagli organi investigativi e sentite le persone informate dei fatti, ove ritenga fondata l’istanza, ammonisce oralmente”.

La copia di tale verbale viene rilasciata al richiedente l’ammonimento e alla persona che viene ammonita. L’ammonimento comunque può essere disposto solo nei casi in cui il reato non è perseguibile d’ufficio e non sia già stata effettuata precedentemente una querela. Il questore può richiedere al prefetto del luogo di residenza del destinatario dell’ammonimento il ritiro della patente di guida per un periodo da uno a tre mesi.

Dal 2013 nel nostro Paese è vigore una legge, varata per contrastare il fenomeno e di recente il nostro Parlamento ha approvato il disegno di legge sul Codice Rosso.

Tra le novità introdotte, vi è la previsione di una corsia preferenziale per lo svolgimento delle indagini, che saranno più rapide, mentre, per reati commessi in contesti familiari o nell’ambito di rapporti di convivenza, le pene saranno più severe.

La polizia giudiziaria dovrà comunicare al pubblico ministero le notizie di reato relative a maltrattamenti, stalking, violenza sessuale e lesioni aggravate compiute all’interno del nucleo familiare o tra conviventi; la vittima dovrà essere ascoltata dal magistrato entro massimo tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato.

Nel caso venga accertata la violenza, il responsabile potrà essere condannato ad una pensa detentiva dai tre ai sette anni; la pena potrà essere aumentata fino alla metà se la violenza è avvenuta davanti ad un minore, ad un disabile o ad una donna incinta, o se l’aggressione è armata. Sono state aumentate le pene per chi commette stalking o violenza sessuale.

Da quando è stato varato il Codice Rosso le donne che continuano ad essere uccise sono tantissime: una media di una ogni due giorni. La legge è un segnale culturale ma, senza investimenti, non risolve i problemi.

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