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Delitto di Arce: il parere degli esperti
Per l’omicidio di Serena Mollicone, uccisa ad Arce nel 2001, pende una richiesta di rinvio a giudizio per cinque persone. Il papà di Serena, Gugliemo, non si è mai arreso e, in tutti questi anni, si è battuto trovando, con l’avvio dell’inchiesta ter nel 2011, la sponda del pubblico ministero di Cassino Maria Beatrice Siravo e del procuratore capo Luciano D’Emmanuele. I quali, lo scorso 30 luglio, hanno chiesto che vengano giudicate le cinque persone, tre delle quali al tempo dei fatti erano carabinieri in servizio ad Arce.
“Serena Mollicone è stata uccisa nella caserma di Arce, con una spinta contro una porta, data la riscontrata perfetta compatibilità tra le lesioni riportate dalla vittima e la rottura di una porta collocata in caserma”, è convinto di ciò il procuratore di Cassino, Luciano d’Emmanuele, commentando con i giornalista l’ultima fase delle indagini.
Il cadavere di Serena era stato ritrovato due giorni dopo la scomparsa in un boschetto di Fonte Cupa (oggi Fonte Serena) ad Anitrella, località a pochi chilometri da Arce. Aveva un sacco di plastica sulla testa, mani e piedi legati.
“Le ipotesi di reato più gravi sono di omicidio aggravato e occultamento di cadavere e sono a carico dell’ex comandante della stazione dell’Arma, Franco Mottola, del figlio Marco e della moglie Anna Maria”, spiega l’avvocato Micaela Ottomano, esperta di diritto di famiglia e delle assicurazioni.
“Altrettanto gravi – aggiunge Ottomano – sono le contestazioni mosse ad un altro maresciallo accusato di concorso in omicidio, oltre che di istigazione al suicidio di un collega, il brigadiere Santino Tuzi, che si tolse la vita nell’aprile 2008 puntando verso di sé la pistola d’ordinanza. Infine un appuntato potrebbe rispondere di favoreggiamento personale in omicidio volontario”.
Durante la nuova fase d’indagine è stata parimenti accertata la perfetta compatibilità tra i microframmenti rinvenuti sul nastro adesivo che avvolgeva il capo della vittima ed il legno della porta, così come con il coperchio di una caldaia della caserma”, specifica il procuratore di Cassino.
“In tutti questi anni è stato insopportabile il dolore di papà Guglielmo, da sempre vive il dramma dell’attesa con la speranza che si possa far luce sulla tragedia che gli ha stravolto la vita”, evidenzia la psicologa e criminologa Tonia Bardellino che spiega:
“Tanti depistaggi, la richiesta di archiviazione per un’indagine che sembrava essere archiviata dopo l’assoluzione con formula piena pronunciata nel giugno del 2006 di un carrozziere di Rocca d’Arce, arrestato nel 2004 con l’accusa di aver assassinato la giovane e che per diciotto lunghi mesi è rimasto in cella di isolamento gridando la propria innocenza.
Insomma, un percorso giudiziario tortuoso ma Guglielmo Mollicone non ha mai fatto un passo indietro”.
Sarà il giudice per l’udienza preliminare a stabilire se il processo si celebrerà anche se la procura di Cassino non ha dubbi e ritiene di poter provare che Serena Mollicone è stata uccisa nella caserma dei carabinieri di Arce.
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