11 Maggio 2019

Roberto Cerè, intervista al numero uno dei life-coach

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Roberto Cerè
Roberto Cerè

Roberto Cerè, intervista al numero uno dei life-coach che risolve i problemi nel business e nella vita

È uno straordinario life-coach, un travolgente motivatore, un preparatissimo allenatore mentale. Questo e tanto altro ancora è Roberto Cerè. Scopriamolo insieme attraverso la nostra intervista esclusiva:

Roberto, sappiamo che dal 16 al 20 ottobre ci sarà un importante evento legato alla tua Leadership Academy. Ci regali qualche anticipazione di questa iniziativa?

La Leadership Academy (https://www.leadershipacademymicap.com) è un evento di 5 giorni intensivi che si terrà a Montecarlo dal 16 al 20 ottobre, con ospiti di eccellenza assoluta. Questa edizione della Leadership Academy è speciale perché si può partecipare con una piccola donazione destinata alla realizzazione dell’orfanotrofio per bambini sieropositivi nella città di Pangani, in Tanzania. Solitamente il prezzo di partecipazione è di 3.500,00 euro a persona, ma per questa edizione speciale basta solo una semplice donazione, nulla di più! Sarà la più grande raccolta fondi mai realizzata nel mondo della formazione e del coaching. 1.800 partecipanti che per 5 giorni verranno guidati alla risoluzione dei loro problemi, nel business come nella vita. 

A chi si rivolge questo progetto?

Si rivolge sia ai bambini che andremo ad aiutare concretamente, con la Fondazione MICAP for Children; sia ai partecipanti che siederanno per 5 giorni nella prestigiosa Sala dei Principi del Grimaldi Forum, e che sono di tre tipologie:

-Imprenditori e liberi professionisti, che in questo momento sentono che le cose non stanno andando come avevano previsto. Le spese superano gli incassi o nonostante siano qualificati e preparati non riescono a posizionarsi come vorrebbero e meriterebbero.

-Ragazzi, che stanno vivendo l’incertezza dell’oggi, l’incognita del domani e che non hanno degli esempi positivi da emulare. 

-Formatori, autori, coach, che vogliono comprendere come attrarre più pubblico ai propri eventi e come sviluppare il proprio business online. 

Nel corso della tua carriera avrai fatto numero numerosi incontri… Quali ti hanno segnato di più?

Gli incontri e gli incroci sono quelli che disegnano le linee della nostra vita. Mi ha sicuramente “deviato” positivamente l’incontro con l’università. Senza la quale oggi non avrei una struttura professionale robusta. Mi ha segnato l’incontro con la cultura e il pragmatismo americano, a 24 anni mi sono trasferito per un anno a Los Angeles poi a New York per altri dodici mesi. Al di là delle esperienze che hanno disegnato il percorso umano, ci sono stati gli incontri con uomini e donne di valore che mi hanno ispirato e indirizzato. Un giovane medico, un amministratore delegato, e un sacerdote. Tre figure che resteranno per sempre nel mio percorso di vita, come tre incroci dove ho preso strade inaspettate ma avvincenti, grazie alle quali sono qui oggi.

Un incontro che, invece, non è ancora avvenuto e che vorresti capitasse a breve?

Un incontro che non potrà mai avvenire: con Nelson Mandela e Steve Jobs. Due leader agli opposti, con modalità e valori diversi che hanno a loro modo cambiato il mondo. Rimanendo negli incontri possibili, mi piacerebbe incontrare il Papa, per comprendere la visione di chi ha una così grande responsabilità.

A quali altri progetti, attualmente, ti stai dedicando?

In primis alla costruzione dell’orfanotrofio MICAP for Children, a Pangano, in Tanzania. Con la Fondazione MICAP for Children ONLUS, che ho fortemente voluto e ho costituito nel 2018, abbiamo acquistato un terreno e avviato i lavori di costruzione di un orfanotrofio capace di ospitare 200 bambini affetti da questa grave patologia. In questo momento nessuna struttura si sta prendendo cura di loro. Per noi è molto importante essere rapidi e realizzare al più presto i primi dormitori e l’infermeria. Per questo ho deciso di organizzare un grande evento, questo Ottobre a Montecarlo, dove per cinque giorni guiderò personalmente i partecipanti a risolvere i loro problemi di business e allo stesso tempo loro, con una piccola donazione, ci aiuteranno a proseguire il progetto di costruzione. E poi mi sto cimentando in un progetto ambizioso: portare il coaching nelle scuole medie superiori, alle quinte classi. Sono gli anni migliori per “impiantare” il seme della responsabilità, della forza di volontà, del prendere in mano il proprio destino. I ragazzi in quella fascia di età (16-18) vivono un forte stress adattativo: si sentono fortissimi, ma non hanno nessuna credibilità né autorevolezza nei confronti dei genitori e degli “adulti” in generale. Sono in un’età dove tornano a casa con un tatuaggio nuovo, un piercing, un ciuffo viola, o magari cambiano idea sul loro futuro ogni settimana. Questa esplosione di vita e di voglia positiva di spaccare tutto e lasciare il segno, se non viene incanalata, potenziata e direzionata correttamente rischia di scaricarsi a terra, facendo tanto fumo ma non producendo nessun progresso. Il mio progetto più intimo è quello di poter entrare nei loro cuori per guidare le loro pance a fare la cosa giusta, negli anni più belli della loro vita.

Della società di oggi cosa ti fa più paura? Cosa, invece, ti regala ottimismo?

Mi preoccupa la superficialità che stiamo vivendo. Indotti e sedotti dai social, in primis Instagram e Tick tock, che premiano e spingono alla brevità e alla volatilità. Tutto è rapido e sequenziale, e questo imprinting ti induce a non approfondire a non fermarti a non riflette ma a reagire. Siamo nella società del pollice. Con un pollice puoi decretare “successo o depressione” di un ragazzino, ragazzina. Un po come nell’epoca dei gladiatori che vivevano o morivano grazie ai pollici alzati o  rovesci del pubblico spettatore. Mi regala ottimismo invece vedere le nuove generazioni entrare nel loro profondo e sognare una vita e un mondo più giusto, efficiente, inclusivo. I giovani di oggi sono più belli, devono solo essere guidati e protetti dalla violenza mediatica dei social. Ricordiamoci che troppa libertà, equivale a nessuna libertà. Mancano le giuste regole, per diventare degli adulti ancora più affidabili.

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