9 Giugno 2018

Sport è stile: maschile o femminile?

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Sport è stile: maschile o femminile?

Sport è stile: maschile o femminile?  La parola a Barbara Cappelli

Lo sport è un’attitudine, un’arte e un modo di vivere: non ha sesso. Non esiste una distinzione tra sport maschili e femminili e non c’è nulla che la donna non possa o non riesca a fare a livello sportivo, anche nei casi in cui un determinato sport sia nato al maschile. Lo stile nello sport, si esprime al meglio quando alla base c’è una grande passione, una grande formazione ed una forte personalità. Si percepisce e riconosce poiché nasce da un’indole innata che si ha dentro e che non deve necessariamente essere espressa attraverso l’abbigliamento o le parole: semplicemente lo si emana.

Cosa vuol dire per te avere stile?

Per me ha una doppia interpretazione: può essere oggettivo e soggettivo. Oggettivo perché lo possono riconoscere tutti; soggettivo perché trovo che sia una caratteristica innata che riconduco all’eleganza, alla spiccata personalità e alla capacità comunicativa di una persona. Per me, lo stile è qualcosa che distingue una persona da un’altra; è quell’impronta magnetica che ti permette di arrivare anche a chi non conosci. E’ una forma di eleganza tra le più naturali e innate.

Quali sono gli stili che indossi?

Dobbiamo fare una distinzione tra “le due me”. Per me – che dello sport ne ho fatto il mio lavoro – lo stile è quel modo tutto mio che ho di “stravolgere” una sorta di divisa che sono tenuta ad indossare, ad esempio, quando lavoro in palestra (quindi un paio di fuseaux e una canotta), senza sfociare in eccessi. La mia vita però non è solo sport. Quando mi capita di uscire o di partecipare a qualche evento più “mondano”, amo indossare tutto ciò che trasmetta l’idea di femminilità e di eleganza tipiche di una donna: tacchi, vestiti a tubino, schiena scoperta. Mi piace osare seppur mantenendomi entro i canoni della femminilità. La vita da mamma invece è coi jeans, una t-shirt e un paio di sneakers. Ogni occasione merita un abbigliamento appropriato. Saper scegliere: anche questo è stile!

Perché la tua scelta si è indirizzata alla boxe?

Il mio desiderio di indipendenza è uscito fuori sin da subito. Appena diciottenne sono andata a vivere da sola a Milano. Il fatto di essere una ragazza sola in un contesto a me totalmente sconosciuto mi ha fatto sentire l’esigenza di poter essere in grado di reagire in un’ipotetica situazione di pericolo. Per esperienza personale purtroppo posso dire che questa capacità di reagire in una situazione di pericolo è molto difficile, intanto perché spesso il pericolo ci coglie di sorpresa e non ci dà modo di arrivare a prevederlo, oppure perché deriva da persone che si reputavano fidate e dalle quali non ci si aspetterebbe mai un comportamento scorretto, e spesso di fronte a queste situazioni la paura ci lascia paralizzati, inermi di fronte al problema. Ho voluto trasformare la mia paura in un addestramento alla reattività, che non significa di certo mettersi a combattere, ma avere almeno la forza di urlare, di provare a scappare… questo sì.

Quale per te l’utilità vera della boxe?

La boxe è un’ottima insegnante. Allena la reattività, insegna la disciplina, conferisce la consapevolezza del sacrificio, della costanza e l’attitudine alla perseveranza, al continuo mettersi alla prova con se stessi e di fronte agli altri. E’ stato proprio per affrontare gli altri che la boxe è stata determinante per me. Sono sempre stata una ragazza piuttosto chiusa e timida, che aveva timore di mettersi in gioco. La kick mi ha dato modo di vincere questo tipo di limiti, perché ho iniziato a praticarla quando il mondo che ruotava intorno a questo sport era prettamente maschile: dovevo salire sul ring, essere osservata, giudicata… e di certo non sarebbero mancate le critiche… ma dovevo pur togliermi quell’insicurezza e quella paura di mostrare chi ero davvero.

Quali sono i lati femminili di questo sport?

Magari sono di parte, ma questo amore spassionato che ho mi fa vedere la kick come fosse una danza. Nella kick vedo l’agilità, la velocità. Praticandola con costanza il corpo si trasforma, si definisce, si scolpisce ma senza mettere massa. Inoltre credo che la donna abbia bisogno – più dell’uomo – di scaricare le tensioni; oggettivamente, da donna, moglie e mamma vedo la vita di una donna molto più complessa rispetto a quella di un uomo. La boxe è una valvola di sfogo, sì fisica, ma anche mentale: è quella sicurezza che noi donne ricerchiamo il più delle volte nelle altre persone, quando in realtà quella più valida è la sicurezza che diamo noi a noi stesse.

Cosa vuol dire, per te, formarti e formare all’autodifesa?

E’ una domanda delicata e non è mia intenzione fare polemica. Non mi sono mai formata per l’autodifesa né formo per l’autodifesa. Ora, non voglio assolutamente dare contro a tutti quelli che credono e praticano tecniche di autodifesa ma (pensiero personale) non credo che esista una pratica realmente valida a questo scopo. Per me l’autodifesa è riuscire a raggirare quel problema e a dominare sulla paura mantenendo una lucidità tale da poter capire quale sia la cosa più giusta da fare. A volte credo anche che illudere una persona dandole la certezza di poter affrontare qualunque situazione solo perché è arrivata in fondo ad un “manuale” sia controproducente e forse ancor più pericoloso della situazione in sé, perché è proprio nella sicurezza che si abbassa la guardia. Sicuramente, praticare uno sport come quello da combattimento che ci migliori in termini di reattività e concentrazione non può che essere di valido aiuto.

Quali resistenze incontri?

Ho spesso incontrato resistenze sia nel lavoro che facevo prima (nel campo della moda) che in quello che continuo a fare nel mondo dello sport, quindi credo che le resistenze non vengano da un particolare ambiente lavorativo ma proprio da un meccanismo che si innesca in un contesto in cui si cerca di emergere. Quando ho iniziato a fare kick ero un po’ “presa sotto gamba” dagli uomini che molto spesso mi vedevano (e vedono tutt’ora) una donna, esile, che non ha fatto molti combattimenti nella sua carriera; è vero, e che magari predilige la forma di insegnamento anche per mettersi un po’ in mostra, non lo nego; ma le difficoltà maggiori ultimamente le ho riscontrate proprio con le donne! Spesso la cosiddetta solidarietà femminile scarseggia e la capacità di non giudicare una persona (se non per la propria professionalità) alcune donne non ce l’hanno proprio! Intervengono delle valutazioni che io reputo mediocri e che in ruoli dirigenziali e di controllo non dovrebbero sussistere. Per assurdo, in combattimento sono proprio le donne le avversarie più difficili! Provare per credere!

Dove ti troveremo prossimamente e in quale veste?

Il prossimo 16 giugno parteciperò al Trasimeno Fitness Festival, nella bellissima cornice del Lago Trasimeno, a Castiglione del Lago (PG). Aprirò il Festival alle ore 10.00 con la mia lezione di KICK & FIT: un format di mia invenzione che abbina la tecnica al fitness. Dopodiché mi potrete trovare a tutte le selezioni di OKTAGON BELLATOR per poi arrivare il 14 luglio alla finale di BELLATOR a Roma in cui si sfideranno i campioni mondiali dei principali sport da combattimento. Lì mi troverete in veste di intervistatrice ufficiale e seguirò gli atleti dal momento del peso all’incontro e alle considerazioni finali post combattimento.

Da non perdere!

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