28 Giugno 2018

Marco Meliti, i casi di cronaca di “morte doppia”

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Marco Meliti, i casi di cronaca di "morte doppia"

Intervista all’avvocato Marco Meliti

“È una combinazione perversa tra due eventi che, presi singolarmente, sono l’uno il contrario dell’altro”, esordisce in questo modo l’avvocato Marco Meliti, presidente dell’associazione italiana di diritto e di Psicologia della Famiglia per analizzare le drammatiche vicende di Elisa Amato e Federico Zini e di Sara Luciani e Manuel Buzzini.

Sono solo due tra i più recenti casi di cronaca che vedono donne morire per mano dei loro fidanzati che, poi, decidono di togliersi la vita.

“Nell’omicidio – spiega Meliti – una persona toglie la vita ad un’altra; nel suicidio è la persona stessa che procura volontariamente e consapevolmente la propria morte. Non a caso il nostro ordinamento non contiene norme volte a sanzionare nemmeno il tentato suicidio, prevedendo delle pene solamente per colui che istighi o rafforzi l’altrui proposito di suicidio, ovvero l’aiuti a porre in essere questo gesto estremo”.

Quel che certo, è che la fenomenologia legata a questa morte doppia desta molta preoccupazione anche perché il rischio dell’emulazione è molto elevato.

Gli omicidi-suicidi continuano ad aumentare, e in maniera allarmante.

Il primo caso, che ha visto la giovane Elisa, commessa in un negozio di abbigliamento, morire per mano dell’ex fidanzato, Federico Zini, calciatore, che non voleva accettare la fine del loro rapporto. E poi la terribile storia di Sara che, uscita col suo fidanzato Manuel un normalissimo venerdì sera di giugno, non ha mai fatto rientro. Manuel venne trovato impiccato a casa della nonna Melzo, in provincia di Milano, mentre il corpo della ragazza è stato trovato cinque giorni dopo in un canale a Caullo.

Quattro giovanissime vite spezzate. Ma attenzione a classificare indiscriminatamente questi casi come “follia”. “Nonostante si tenda, spesso, a liquidare questo tipo di eventi come un frutto avvelenato della follia umana – continua Marco Meliti – in realtà le ragioni che sottendono a fatti così tragici sono molto complesse e difficili da decifrare pienamente, anche perché l’autore del gesto porta con sé nella tomba il segreto del suo movente.

Quel che è certo, è che la fenomenologia legata a questa morte doppia desta un rinnovato allarme sociale, poiché è in costante aumento, sebbene fortunatamente sempre contenuta nei numeri”.

Marco Meliti, i casi di cronaca di "morte doppia"

Secondo la tua esperienza qual è oggi la prima causa degli omicidi-suicidi?

Innanzitutto c’è da dire che, nel caso di Sara Luciani e Manuel Buzzini, l’omicidio suicidio è un’ipotesi ancora da accertare, anche se in base alle informazioni di cui disponiamo, sembra la più plausibile.

Possiamo dire però, generalizzando, che la prima causa di simili episodi è da ricercare nella “gelosia” nascente da quelle relazioni in cui il senso di possesso e di controllo viene “contrabbandato” per amore.

Si tratta, di solito, di relazioni simbiotiche, spesso accompagnate da abusi e maltrattamenti fisici e psichici. In queste ipotesi, infatti, l’omicida non si rassegna all’idea di doversi separare dall’oggetto del suo perverso amore, accecato dall’idea di perdere il controllo sulla persona e dal fatto che questa possa avere una propria vita autonoma e distinta.

E quindi, proprio in ragione di questo folle attaccamento che lo lega alla vittima, una volta persa la fonte del desiderio non è insolito che l’omicida decida di rivolgere l’arma contro se stesso, suggellando così in maniera irreversibile il suo delirante progetto.

 

Oltre alla gelosia, quali sono le altre cause scatenanti?

La cronaca stessa ci racconta anche di molti casi in cui il fenomeno dell’omicidio-suicidio è generato da ragioni ben diverse, come in quelle ipotesi che gli anglossassoni chiamano mercy killing, ovvero gli omicidi posti in essere per atto di pietà.

Vicende, queste, in cui l’omicida, spesso una persona anziana, prima di privarsi della vita uccide la persona amata al fine di sottrarla alle sofferenze legate, magari, ad una grave malattia che l’ha colpita.

Un reato che, non a caso, in letteratura è stato definito di natura altruistica e che vede nell’estremo atto l’epilogo commovente di un’intera esistenza condivisa nell’amore.

Una fattispecie che, in definitiva, assomiglia molto a quella del “patto suicida”, in cui due persone decidono di comune accordo di voler cessare la propria esistenza e che, generalmente, matura in ambienti caratterizzati da uno spiccato isolamento sociale, dove la mancanza di significative relazioni con l’esterno amplifica il senso di solitudine e di depressione.

 

Sono tantissime le situazioni e risulta banale generalizzare: pensiamo alla crisi economica o a padri di famiglia che perdono il lavoro. Purtroppo la stessa cronaca racconta spesso di omicidi-suicidi causati proprio da fatti di questo tipo.

Purtroppo si. Spesso è la disperazione per la perdita del lavoro o per un rovescio economico a fungere da detonatore in coloro che si dimostrano incapaci di rialzarsi e di intravedere nel futuro una possibile soluzione al problema, sprofondati in una cupa depressione, densa di vergogna, che li vede irrimediabilmente vinti anche agli occhi di un sistema sociale percepito come spietato. Tanto da innescare l’impulso omicida verso i propri familiari, cui segue la decisione di suicidarsi per l’incapacità di sopravvivere alla sofferenza che il folle gesto gli ha generato.

Da operatore del diritto che tipo di spiegazione dai a questi comportamenti ?

Non c’è mai una sola spiegazione. Quello che posso dire è che spesso il fenomeno degli omicidi-suicidi è una sorta di cartina al tornasole dei mali e dei tormenti che accompagnano la nostra esistenza.

Da non perdere!

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