28 Febbraio 2018

Femminicidio, il caso Faoro. Ne parla l’avvocato Ottomano

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Femminicidio, il caso Faoro. Ne parla l'avvocato Ottomano

Con l’avvocato Micaela Ottomano, esperta di Diritto di famiglia e di Diritto delle Assicurazioni, analizziamo il caso di Jessica Faoro, che a soli 19 anni è stata uccisa brutalmente a Milano.

Ottomano, nota giurista ha lo studio legale a Napoli e a Roma e da anni è impegnata in prima persona contro la violenza sulle donne.

L’ultimo viaggio di Jessica Faoro, la ragazza di 19 anni uccisa dal tranviere Alessandro Garlaschi a Milano, è stato in una bara bianca ricoperta di gerbere e in mezzo alle lacrime di decine di parenti, amici, semplici conoscenti che hanno riempito la chiesa di San Protaso per i funerali. Jessica è stata uccisa con quaranta coltellate. Sono le prime evidenze che emergono dopo le analisi sul cadavere della giovane. “Ciao bimba sai che tvb. E ci tengo un casino a te! Ti giuro e te lo scrivo, sei dentro al mio cuore. A stasera”, firmato Alessandro Garlaschi che poi l’ha uccisa nel suo appartamento di via Brioschi, tentando di dare anche fuoco al corpo.Questo biglietto scritto a penna è tra gli elementi da cui si deduce un “chiaro interesse sessuale” verso Jessica che da qualche settimana era ospite nella casa che lui condivideva con la moglie (lì era arrivata dopo aver risposto via Facebook a un annuncio che, in cambio di faccende domestiche e iniezioni di insulina, offriva la possibilità di poter dormire sul divano ndr).

Lo scrive il Giudice delle indagini preliminari Anna Calabinell’ordinanza con cui ha convalidato il fermo e disposto la misura cautelare in carcere per l’uomo. Nel provvedimento il giudice cita una relazione medico legale da cui emerge che la ragazza sarebbe stata colpita con le coltellate inferte all’addome, al volto, agli arti superiori. Nel provvedimento il Giudice scrive che Garlaschi, “resosi autore di un gravissimo delitto, ha agito con determinazione atteso il numero di fendenti inferto alla vittima e con lucidità ha gestito la fase successiva rimanendo presso l’abitazione alcune ore ove ha inizialmente tentato di cancellare le prove del delitto e pensato di occultare il cadavere della vittima e di disfarsene come riferito dallo stesso indagato. L’accusa nei confronti dell’indagato è di omicidio volontario. L’uomo, difeso dall’avvocato Angelo Mongelli, all’inizio qualche ammissione l’ha fatta. “Abbiamo avuto una banale discussione sulla scelta di un film. Lei ha afferrato il coltello, l’ho rigirato e l’ho colpita allo stomaco”. Davanti al pubblico ministero di Milano Cristiana Roveda e al Gip Anna Calabi, non ha voluto rispondere nemmeno quando i magistrati e gli uomini della squadra mobile gli hanno contestato di aver ucciso Jessica perché avrebbe rifiutato un approccio sessuale. “Nel corso dell’interrogatorio di garanzia – spiega l’avvocato Micaela Ottomano – si è avvalso della facoltà di non rispondere. Attualmente nei suoi confronti è stata disposta la misura cautelare della custodia in carcere. L’interrogatorio di garanzia come previsto articolo 294 del codice di procedura penale è condizione necessaria ai fini della valida applicazione di una qualsiasi misura cautelare ed è eseguito dal giudice procedente nei confronti del destinatario della misura stessa entro un termine perentorio di dieci o cinque giorni dall’esecuzione della misura, a seconda che si tratti della custodia cautelare (cinque giorni) o di altra misura cautelare (dieci giorni). E in seguito all’interrogatorio dell’indagato, il giudice valuta se permangono le condizioni di applicabilità e le esigenze cautelari”.

In questa vicenda sono stati ravvisati gli elementi per emanare lacustodia cautelare in carcere. La versione di Garleschi è stata ritenuta poco credibile e nell’ordinanza con cui ha convalidato il fermo e disposto la misura cautelare in carcere per l’indagato del brutale omicidio. Nel provvedimento il giudice cita anche una relazione medico legale da cui emerge che la ragazza sarebbe stata colpita con ben quaranta coltellate. “Deve valutarsi altamente probabile – scrive ancora il giudice – la possibilità che il suo piano iniziale prevedesse di disfarsi del corpo della vittima per poi darsi alla fuga sicché, ove lasciato in libertà, è probabile che possa allontanarsi dal territorio nazionale, per sottrarsi alle gravi responsabilità connesse al gesto di cui si è reso responsabile”.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nella serata di martedì 6 febbraio Garlaschi è uscito di casa per accompagnare la moglie a dormire dalla madre. Le telecamere di videosorveglianza confermano e riprendono, poco più tardi, Jessica che rientra in via Brioschi, seguita dopo non molto tempo dall’uomo. Tutto quello che è accaduto all’interno dell’appartamento è ancora al vaglio degli inquirenti. Alcune informazioni sono state recuperate dai messaggi che i due si sono scambiati  mentre probabilmente lei era seduta in cucina e lui sul divano letto su cui dormiva Jessica. L’ultimo è stato perentorio: “Basta, lasciami la stanza, voglio andare a dormire”. Intorno alle 3.30 sarebbe esplosa la lite. Dopo aver ucciso Jessica, l’uomo avrebbe tentato di occultare il cadavere in vari modi e forse non era da solo in casa. Pochi giorni prima Jessica, influenzata, aveva chiamato i carabinieri parlando di un “atteggiamento negativo” dell’uomo nei suoi confronti, ma non lo aveva denunciato. Aveva però tentato di prendere le sue cose e il suo cane, un pitbull, per andarsene, ma poi aveva cambiato idea.

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