Lino Banfi “Ulivo d’oro alla carriera” a Lecce. “Questo albero significa tante cose per me”

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Lino Banfi “Ulivo d’oro alla carriera” a Lecce. "Questo albero significa tante cose per me"

“Ulivo d’oro alla carriera” per Lino Banfi in occasione del Festival del Cinema Europeo (Lecce), per l’attenzione mostrata ai problemi delle persone meno fortunate. Anche lui, come la Cucinotta, presterà la voce nel film “Asino Vola” dove sarà l’asino Mosè. Di questo ne ha parlato nel corso della conferenza stampa.

Com’è nata la sua partecipazione al film?
Ormai sono abituato a sentirmi la solita domanda. Quest’anno che compio 80 anni, è la domanda più frequente quella sul fatto di aver lavorato con tante bellissime donne europee. “Ma quando facevi quelle scene?”… Per sterzare dico sempre la frase che mi ha insegnato mio padre, quando non sai cosa dire devi dire “una parola è troppa e due sono poche”. Significa tante cose Dicevano che non erano film puliti, ma più puliti di cosi… La Fenech, Gloria Guida… ma sono 4 o 5 ogni bocce film. Più puliti di questi mai visti. Poi ho fatto la carriera didattica molto bella, da bidello a preside: mi mancava da fare il provveditore. Tornando al film “Asino Vola”, mi veniva da ridere a fissare negli occhi questa bruttissima donna (la Cucinotta, ndr). Un’altra della categoria delle belle. Noi meridionali, siamo di “Bolzèno”, guardandoci negli occhi ci capiamo. Io e Maria Grazia ci vediamo poco, ci vogliamo bene e ci stimiamo: ci capiamo dagli sguardi amichevoli che ci facciamo. Una così, come lei, è buona e dice si a ogni cosa di beneficenza che le viene proposta. E’ come me, non si chiede mai il perché quando viene chiesta una cosa per aiutare gli altri. Lei non mi spiegato di che film si trattava, ma mi disse: “Lino vuoi fare una cosa bella?” E io “A che serve?” e lei “questo è lo scopo…”. Io le risposi “Allora faccio tutti gli asini che vuoi”. E quindi ho fatto questa voce e sono curioso di vedere come va. Sono sicuro che quando chiederò a Maria Grazia di dire due parole per l’Unicef lo farà.

Un “Ulivo d’oro alla carriera”, un albero che ha rappresentato tanto per lei…
Questo ulivo significa tante cose per me. Quando ero ero ragazzo, spesso ero in giro con mio padre che era mediatore di vini e oli. Ricordo sempre che dicevo a mio padre “sembrano delle statue”. Gli ulivi secolari li ho sempre amati, sono stato vicino ai salentini per la “botta” Xylella: questa cosa è passeggera come tutte le cose italiane passano.
Tornando ai giorni nostri, sono stato accusato dal presidente della Regione Puglia, Emiliano, ma anche dal sindaco di Bari, da quelli di Canosa e Andria, di essere filo salentino. Ho sempre parlato del Salento, tant’è che sempre per divertimento, sempre per la distorsione di questo lavoro che anche nelle cose tristi devo essere spiritoso e divertente, quando si parlò di darmi la laurea honoris causa all’Univeristà di Bari dissi: “mi piacerebbe prenderla a Lecce così posso dire di essere laureato in Lecce”. Quest’anno unificheremo tutta la Puglia per i miei 80 anni e il sindaco di Bari mi darà la chiave della città. L’ulivo arriva a fagiolo: quest’anno nascerà, oltre al mio libro, anche un marchio agroalimentare.

Ci dica…
Sono adorato, per fortuna, da tre generazioni. Mi dicono di essere un vessillo, di aver aperto la strada alla Puglia che non aveva origini drammaturgiche come Sicila e Campania. Così ho aperto la strada alla “pugliesità”. Ho esagerato a dire “Porca Puttèna” con la “e”, ma da noi in provincia si dice così. Per andare a Bari diciamo “sciam a Bèr” o per andare a mare “sciam a mèr”. Detto questo, sapendo che l’italiano è di corta memoria, voglio lasciare la faccia mia da vedere per chissà quanti anni. Nella mia “chèpa” è venuto fuori questo: garantire con la mia faccia dei prodotti pugliesi in giro per il mondo. Sto facendo questa cosa, ho già depositato alla Camera di Commercio, tutti d’accordo a garantire che questi prodotti sono buoni. Io ci metto la mia faccia, la puglia ci mette il resto. Sto scegliendo questi 7 – 8 prodotti che faranno parte di “Bontà Banfi”.

I suoi film sono intramontabili. Cosa prova nel fare un salto nel passato con l’ “Allenatore nel Pallone” e la “B Zona”?
Quella dell’Allenatore nel pallone è una cosa mitica che rimarrà. L’idea di quel film me l’ha data Liedholm. Facevamo il viaggio la domenica sera, da Roma a Milano, perché conducevo una trasmissione importante il lunedì mattina, parlo degli anni 82-83. Sono tifoso della Roma e lui mi raccontava cose della partita. “Hai mai fatto un film su Oronzo Pugliese?” e mi raccontò di questo allenatore che addirittura andava col gallo nello stadio di Bari. Si incazzava con i giocatori, correva in tutto lo stadio, buttava il sale.  Pensai che sarebbe stato bello e cosi è nato il film. Il successo di quella pellicola lo devo a Liedholm.

Per “Bar dello sport”, da cosa ha preso spunto?
Lì avevamo la schedina. Se vediamo oggi questi film, sembrano girati due o tre mesi fa quando in realtà sono stati girati trenta –  quarant’anni fa. Penso anche al “Commissario Lo Gatto” che ha avuto tanto successo. E me lo ha confermato il nuovo direttore di Raiuno che è di Bari. Non ci conoscevamo, e facendoci complimenti gli dissi “Finalmente un direttore barese, porca puttèna”. Lui, prima con la sua autorità da direttore, poi chiude la porta e mi fa lui fa: “ho visto il commissario 50 volte!”. Fa un piacere enorme che la gente vuole bene, sono film che serviranno sempre.

Non è la prima volta che fa doppiaggio di altre persone?
Ho dato la voce a “Senti chi parla” insieme a Villaggio e la Mazzamauro. Poi ho sempre doppiato me stesso.

Come è cambiata la comicità?
E’ cambiata perché si affacciano personaggi che fanno ridere in modo diverso. Ho l’esempio di Checco Zalone: rappresenta una fetta di cinema che ha cambiato il cinema. Nessuno sa che lui e il regista Nunziante vivono in simbiosi. Realizzano insieme soggetto, sceneggiatura, musica… Sono molto bravi, preparati dal punto di vista culturale il che non guasta. Vengono da Telenorba, li ho visti tanti anni fa. Quando ci siamo incontrati mi ha abbracciato e ha fatto la mia imitazione. Ho partecipato volentieri al suo film perché è stato carino. Anche Veltroni, che non ho ancora incontrato per ringraziarlo, ha detto che non c’era un senatore migliore di Banfi. Checco Zalone fa parte della nuova comicità, fa piacere aver aperto questa strada. Gli altri la continuino tra 37 anni, quando non ci sarò più.

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Bruno Bellini

Direttore Responsabile Lifestyleblog.it - Classe '81, da Monopoli (Bari)
Dal 2015 nella Giuria Stampa del Festival di Sanremo. Dottore in Comuncazione e Multimedia

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