29 Ottobre 2015

Umberto Tozzi: “Volevo fare il calciatore, ma poi mi sono buttato sulla musica”

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Umberto Tozzi: "Volevo fare il calciatore, ma poi mi sono buttato sulla musica"

“Da piccolo volevo fare il calciatore ma mio papà mi bocciò l’idea, così decisi di buttarmi sulla musica”. Inizia così la carriera di uno fra i cantautori più amati dal pubblico italiano, Umberto Tozzi. “Cominciai a scrivere canzoni senza pensare di cantarle, il mio sogno, quello di giocare a calcio, era appena stato distrutto e non avevo più niente da perdere”. Note e parole ispirate alle note anglosassoni dei Beatles e destinate a diventare storia: “Ero un ragazzo timido e la mia voce non mi piaceva, poi, dopo averla ascoltata, mi convinsi che potevo cantare. Alfredo Cerruti, grande direttore artistico di allora, mi disse: ma perché non te le canti? E così mi convinsi”. Qui inizia la sua storia dove “la scelta del suono e della parola, vale più del concetto”. Oltre quarant’anni di musica che Umberto Tozzi festeggia oggi, mercoledì 28 ottobre, con l’uscita di un nuovo album: Ma che Spettacolo.

Ma che Spettacolo è una visione del mondo al negativo. È quello che vediamo in TV e leggiamo sui giornali. Il motivo? Sono scosso da tutto quello che succede intorno a noi. Soprattutto ai bambini. Pensate all’Afghanistan dove invece dei giocattoli ricevono in dono un fucile. Tutto questo è molto forte”. A chi paragona il nuovo album a Si può dare di più, l’artista ribatte: “Sono due cose molto diverse. Lì c’era una speranza che adesso non c’è più”. Tra i temi più caldi del nuovo disco, quello delle donne. Donne al potere, donne madri, donne con cervello che spesso, troppo, non vengono considerate, soprattutto in paesi come l’Africa. Tra i brani più rappresentativi c’è invece Hammamet: “E’ tra i miei preferiti, è nato dalla mia frequentazione con Bobo Craxi, figlio di Bettino. Con lui ho avuto l’opportunità di conoscere posti e culture bellissime. E’ un grande chitarrista, abbiamo passato serate stupende a suonare insieme senza mai parlare di politica”. Ma le parole più belle sono per L’ultimo viaggio, disco numero 12: “è un pensiero vero che spero di poter portare nell’aldilà insieme alla persona che ho sempre amato e che mi ha amato come mai nessuno”.

Umberto Tozzi, volto storico della musica italiana, amato da tutto il mondo, è pronto per questa nuova sfida: “Ancora oggi nel mondo ascoltano le mie canzoni, questo significa che il mio repertorio – senza presunzione – è un repertorio leggendario”. I testi delle canzoni prendono vita dalle sue esperienze e dal suo girovagare per il mondo “sono in tournèe da 20 anni” e la sua musica sembra non aver perso nemmeno una nota: “solo il mio repertorio riesce a raccogliere tre generazioni! E’ difficile da realizzare, ci vuole talento e un po’ di fortuna. Nella mia epoca ci sono stati tanti cantautori che hanno scritto pagine di storia bellissime”. Tra i ricordi più belli c’è sciuramente Alfredo Cerruti, per tanti artisti dell’epoca, quasi un papà: “Alfredo era un po’ come la nostra famiglia, ci aiutava tantissimo. Le cose erano molto diverse rispetto ad oggi in cui per i giovani è molto più difficile emergere. I talent show poi non aiutano i ragazzi che spesso si trovano ad affrontare questa avventura da soli con una discografia inesistente e in mano a produttori che li producono per fare business”. I tempi cambiano e così il modo di fare musica. Quel Ti amo inciso nel 1977 lascia spazio a Sei tu l’immenso amore mio con la stessa volontà di descrivere l’amore immenso, vero, eterno, verso la donna amata.

umberto-tozzi

 

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