11 Agosto 2015

Solo le narrazioni che rendono inservibile il mondo creano futuro. A tu per tu con Piero Camerone

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Solo le narrazioni che rendono inservibile il mondo creano futuro. A tu per tu con Piero Camerone

Un personaggio che vive un’esperienza di vita incastra la sua esigenza di fare della narrazione: è l’esperienza della vita che si racconta attraverso una voce. Alessandro Baricco ha detto che oggi, le narrazioni che hanno effettivamente un valore sono quelle capaci di rendere inservibile il mondo, al contrario di quelle celebrative o in qualche modo ricorrenti che magari ci aiutano a vivere ma non creano futuro: è la voce che incrina il mondo, che ci interessa e incuriosisce. Come avrebbe detto Rodari, è un seme e un sasso nello stagno che, gettato, crea le sue vibrazioni, il suo eco e il suo germoglio.

Chi è il dottor Camerone?
E’ la passione per l’esperienza della vita che non è sufficiente: è ciò che si vive…è il momento che si vive. La mia vita è stata un percorso che ha cercato di riflettere sul vissuto. Il problema di fondo è che se le cose non ti piacciono, sta nella spiegazione. Quello che spieghiamo è sempre un’esperienza. Se c’è il problema, tutto sta nella spiegazione. Oggi stiamo perdendo il significato delle parole: il linguaggio si è rarefatto così come il valore della parole stesse.
Occorre essere felici: la felicità è il primo approccio per rispettare la vita. Ho fatto molta fatica ad essere felice.
Cos’è lo Storitelling?
E’ la ricetta per raccontare la vita e la tua esperienza. E’ una tecnica che mette al centro del processo di comunicazione, la storia. Faccio dello storitelling ogni volta che elimino la componente della spiegazione e del giudizio e inserisco una narrazione, una storia. Attivo e metto in gioco il pensiero narrativo.
Ci fai un esempio?
Quando ero bambino, una de delle situazioni che ricordo della mia infanzia era quando mio papà mi portava a vedere la partita di calcio; avevo 8 anni. Si andava allo stadio e c’era sempre un periodo abbastanza lungo di attesa; poi arrivavano più persone e lo stadio si riempiva. A un certo punto incominciava a crearsi una situazione fantastica: i botti aumentavano, le luci…petardi di tutti i tipi e le bandiere. Si vedevano i giocatori che entravano in campo: sembravano degli eroi sul tappeto verde, soprattutto in notturna. Mio papà, lo faceva sempre: si girava e mi diceva in piemontese “arrivano”. Pensando a quel tempo, oggi che mio papà non c’è più ed io ho fatto un mio percorso, vivo nel mio intimo quel momento. Gli anni dell’essere bambino sono già tanto passati. Conservo dentro di me questi suoni. Spesso, mi accade, di fronte a certi momenti di problemi e difficoltà, di sentire quella voce di mio padre che annunciava i campioni, quelle persone che fanno bene la loro attività e non mollano mai. Questo è un insegnamento che mi sono portato, non attraverso un giudizio o un dialogo o una modalità di comunicazione tradizionale, ma raccontando una storia. E’ questo un esempio di storitelling: un metodo che ri-attiva le emozioni.
Il tuo media è il pianoforte: tu scarichi la tua storia e le tue emozioni sul pianoforte. Che valore ha questo strumento nel tuo racconto?
E’ una sciagura che mi è fiondata nella vita da piccolo; era una cosa che mi inquietava e mi piaceva e poi l’ho odiato e amato e alla fine non so… E’ un coinquilino: l’ho sempre avuto nelle diverse case in cui ho vissuto e ci ho fatto delle cose. La canzone si abbina al pianoforte: amo questa combinazione e mi piace. E’ un gioco quello di mettere insieme la parole con la musica perché, quando mi viene bene, è una cosa che mi piace, mi dà soddisfazione e mi serve a capire le cose. Lo strumento diventa un compagno di viaggio in questa ricerca di cui abbiamo parlato: ha la capacità di sostenermi nel momento di presentazione di alcune parti del percorso narrativo che io comunico attraverso la magia della musica.
Qual è valore della metafora nel tuo racconto? E della memoria?
La metafora, l’allegoria, è importante perché senza radici non si vola e le radici hanno a che fare con il tema della memoria. La memoria è la modalità attraverso la quale noi riviviamo la nostra esperienza. L’aspetto della metafora è la possibilità di aprire spazi che sono inusitati se ti limiti al percorso tradizionale e logico-deduttivo. Sepulveda, in un libro che ho letto, parla di una tartaruga che ha scoperto la bellezza della lentezza: attraverso la metafora è possibile renderci conto che nella nostra vita, riuscire a valorizzare ciò che noi siamo e apprezzare il valore della lentezza, rende possibile creare un’esperienza che ci apre a mondi che sono impensabili, senza questo tipo di consapevolezza. Questa lumachina che vuole sapere perché è lenta, nel farsi questa domanda, si apre un destino che le altre lumache non potranno avere; incontra persone che diversamente non avrebbe potuto incontrare. La domanda è la voglia di confrontarsi con questo percorso totalmente imprevedibile che diventa anche un momento di ascolto interiore. Per me la metafora è occasione di riflessione: senza una certa domanda tu non hai la possibilità di trovarti una risposta. L’importante è farsi delle domande e incominciare a camminare.

Da non perdere!

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