8 Luglio 2015

Jovanotti: “Ristabiliamo il disordine”

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Jovanotti: "Ristabiliamo il disordine"

Jovanotti sta facendo ballare l’estate italiana. Un’estate di stadi, tutti sold out,  in 10 città per 13 date: Rolling Stone Italia ha seguito Lorenzo Cherubini da un caseggiato di Lower Manhattan allo stadio San Siro di Milano e gli dedica la copertina in edicola dal 9 luglio, con una storia-intervista lunga un mese. Jovanotti si è raccontato a Massimo Coppola a cominciare dai ricordi del liceo – “Ero uno sfigato e la bella della scuola non me la sono mai fatta, però non era un problema. Mi ero innamorato della musica. Non ho avuto l’adolescenza, come i calciatori. I calciatori non hanno avuto un’adolescenza. Non avevo bisogno di farmi accettare dagli altri, la musica era il mio mondo” – e rivelando anche il suo rapporto con i momenti difficili e le fragilità: Io vivo costantemente in una condizione di fragilità, è il fiume che scorre sotto terra no? Mia moglie mi dice sempre: non ti godi mai un cazzo. Vivo costantemente con questa sensazione di essere sempre un po’ inadeguato, sempre un po’ al di sotto delle mie aspettative”. Jova ha sempre le idee chiare sullo stato dell’arte: In Italia non sappiamo cosa sia il pop, l’abbiamo rifiutato, e quindi siamo indietro di 100 anni rispetto a tutto il resto del mondo. Adesso rivalutiamo pezzi come “Gloria” di Tozzi, ma io già li amavo. È un pezzo che ha già dentro tutto quello che poi a me è piaciuto della musica”. E sul mondo dei rapper e dell’hip hop in Italia l’analisi è originale: “Manca un’industria. Manca il manager, mancano i rompicoglioni, mancano i Cecchetto. Perché un artista da solo non può fare niente. Manca il Vaticano, rispetto agli artisti ai quali dava le committenze, no? Pensa al Caravaggio, avrebbe dipinto solo prostitute senza mascherarle da madonne… e questo forse avrebbe tolto quel mistero che ancora ci emoziona”.

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