22 Maggio 2014

Chiellini: “Niente banane, il razzismo si combatte in silenzio e nel quotidiano”

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Chiellini: “Siamo stati bravi, è andata bene” -
Chiellini: “Siamo stati bravi, è andata bene” -

Nella nuova #Twintervista realizzata oggi dal suo profilo @sonolucadini, il direttore di Vanity Fair ha cinguettato con Giorgio Chiellini, campione d’Italia e difensore degli azzurri ai mondiali del Brasile 2014. Luca Dini chiede perché Chiellini, che gioca un calcio così diverso da quello di Scirea, abbia scritto un libro su di lui. “Perché è una persona che ammiro e da cui anche le nuove generazioni dovrebbero prendere esempio”. Oggi sarebbe possibile un calciatore mai espulso come Scirea? “Possibile ma difficile vista l’evoluzione del ritmo e dell’intensità del calcio”. A luglio si sposa nella sua Livorno. Nel 2010 a @vanityfairit diceva che avrebbe aspettato. Perché si è deciso? “Perché sono passati 4 anni insieme alla mia fidanzata e futura moglie”. Del Piero ha «snobbato» la festa scudetto della Juventus. Pensieri? “Ale rimarrà sempre uno di noi, del nostro gruppo e della Juventus”. Perché i calciatori dicono sempre che non conoscono calciatori gay? “Perché è vero, nessuno si è mai dichiarato”. A Germania 2006 @chiellini non c’era. Ora va a Brasil2014 da indispensabile: voglia di rifarsi? “Uso la frase di Agnelli perché è la verità. Tutti sono utili, nessuno è indispensabile”. In campo @chiellini esulta battendosi il petto come un gorilla. La mangerebbe una banana contro il razzismo? “Non sono uno che ama gesti troppo plateali e costruiti, il razzismo si combatte in silenzio e nel quotidiano”. Infine chiude la quérelle sui 30 o 32 campionati vinti quando Luca Dini gli chiede: 102 punti non sono più importanti del numero di scudetti? “L’importante è vincere, il resto sono dettagli”.

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