14 Marzo 2014

Adriano Pantaleo: “Sto cercando di creare una nuova immagine”

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Adriano Pantaleo: “Sto cercando di creare una nuova immagine” -

In molti lo ricorderanno per “Io speriamo che me la cavo” e per aver interpretato Spillo in “Amico Mio. Adriano Pantaleo lo rivedremo in tv con “Don Diana”. Ecco la sua intervista a Lifestyleblog.it.

Sarai nella serie Tv “Don Diana”. Puoi parlarci del tuo personaggio?
In questa serie tv sarò uno scout, un amico di Don Diana. Sarò tra i buoni della serie. Accompagno Don Diana all’inizio e avrò un ruolo importante nella sua decisione di iniziare la sua guerra alla camorra.

Sei tornato a lavorare su un set “napoletano”. Quali sensazioni?
Lavorare con Antonio Frazzi, il regista, è stato molto bello. È riuscito a mettermi a mio agio ed a dirigermi in maniera ottima. È stato un po’ come tornare a casa. Anche con Preziosi ed il resto del cast mi sono trovato davvero molto bene.

A teatro con “L’educazione siberiana”.
Sono molto fiero di ciò. È un progetto nato insieme alla mia compagnia NesT da circa due anni. È una storia tratta dal libro di Nicolai, al quale devo i miei più vivi ringraziamenti, perché con lui è iniziato tutto. Siamo in scena a Bologna in questi giorni, dopo il grandissimo successo avuto al teatro Bellini di Napoli. Si parla di alcuni “criminali onesti” che fanno di tutto per opporsi ai valori occidentali. È una rappresentazione tutta da vedere e da vivere.

La tua carriera è partita molto presto. Ora sei entrato nella trentina, quali sono le tue ambizioni?
Sto cercando di creare una nuova immagine. Non più il ragazzino ventenne, infatti nell’educazione siberiana vado un po’ fuori dai miei soliti schemi. Cambia l’approccio che ho con i personaggi, come ad esempio è accaduto in Don Diana, in cui mi ritrovo a fare da collante tra lo stesso protagonista e gli scout.

Hai sogni nel cassetto?
Si. Come tutti del resto. A San Giovanni a Teduccio, nella periferia di Napoli, aprirò, insieme alla compagnia, un teatro di circa cento posti. Per me è un sogno che si realizza, durato quattro anni. Una palestra abbandonata che diventa l’unico teatro del quartiere. Grazie all’associazione “gioco, immagine e parole” unitamente agli sforzi fisici ed economici siamo riusciti a mettere su un qualcosa di veramente grande.

Guardandoti indietro, riesci ad individuare degli step chiave per la tua carriera?
Chiaramente tutto ebbe inizio con “io speriamo che me la cavo” ed è li che possiamo individuare un primo passaggio fondamentale. Sicuramente, altro step importante, è stato quello di Spillo in “Amico mio”. Poi è chiaro devo molto ai miei genitori il mio attaccamento al teatro, poiché spesso mi capitava, fino a tarda sera, di restare a guardare loro mentre provavano su di un palco.

Se ti chiedessero di descrivere Adriano Pantaleo in tre aggettivi?
Beh, non è facile, auto-descriversi. Faccio mie le parole di alcuni miei colleghi che mi definiscono carismatico, eclettico e umile. Carismatico perché amo prendere la vita di petto, senza indugi. Eclettico perché cerco di trasformarmi sempre al meglio per interpretare il personaggio. Dove per trasformazione intendo anche e soprattutto una trasformazione fisica. Umile perché credo che il mestiere dell’attore è in costante aggiornamento. È fondamentale non smettere mai di imparare e di carpire quante più cose da tutti.

Dando, invece, uno sguardo al futuro, ci sono progetti?
Si. Anche se non posso sbilanciarmi molto. Posso anticiparvi che stiamo mettendo su un progetto teatrale, che è un riadattamento di un grandissimo best-seller italiano.

 

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