Per Famiglia Cristiana è Lampedusa l’ “Italiano dell’anno 2013”

Per Famiglia Cristiana è Lampedusa  l’ “Italiano dell’anno 2013” -

“Abbiamo scelto l’isola e i suoi abitanti come esempio di solidarietà nei confronti degli immigrati in cerca di speranza e futuro, dopo essere fuggiti da guerre, persecuzioni, fame e miseria. Quelli che, comunque, ce l’hanno fatta ad arrivare, nonostante le “carrette del mare”, perché altri, a migliaia, tra cui donne e bambini, la vita l’hanno persa tra le onde del Mediterraneo e dell’indifferenza delle nazioni europee”, scrive il direttore don Antonio Sciortino nel numero in edicola e in parrocchia per Natale, la prossima settimana. Il simbolico titolo di “Italiano dell’anno” era stato attribuito dalla direzione e dalla redazione di Famiglia Cristiana a Laura Boldrini, allora portavoce portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, nel 2009, a Dionigi Tettamanzi nel 2010, a Giorgio Napolitano nel 2011, alla famiglia Crispo (Vincenzo e Anna Rita con Chiara e Matteo)  di Massa Lubrense (Na) in rappresentanza della famiglia italiana che, di fronte alla gravissima crisi economica e di valori, ha saputo resistere e reagire. “Una scelta, quella di Famiglia Cristiana”, continua don Sciortino, “che premia gli abitanti di Lampedusa per la loro generosità, per la loro accoglienza, per essere usciti di casa a salvare vite umane, al di là della loro provenienza, del colore della pelle e del credo religioso. Una generosità fuori del comune che avrebbe meritato all’isola anche il Nobel per la pace. Un riconoscimento, inoltre, che intende scuotere le coscienze di chi è insensibile all’immigrazione e ai morti annegati in mare, ma anche denunciare  il trattamento disumano e incivile riservato agli immigrati nel Campo di accoglienza di Lampedusa, come è avvenuto nei giorni scorsi”. “La nostra scelta di Lampedusa come “italiano dell’anno” coincide con il numero di Natale”, scrive ancora il direttore di Famiglia Cristiana. E conclude: “Coincidenza non casuale, perché c’è un legame profondo tra la festa cristiana e i profughi. «Il migrante», leggiamo in un messaggio di Benedetto XVI, «è una persona umana con diritti fondamentali inalienabili, da rispettare sempre e da tutti. Gesù stesso, da bambino, ha vissuto l’esperienza del migrante perché, come narra il Vangelo, per sfuggire alle minacce di Erode dovette rifugiarsi in Egitto insieme a Giuseppe e Maria». Con le nostre leggi di respingimento, anche la Santa Famiglia avrebbe avuto vita difficile a venire in Italia. Ancora oggi, in qualche presepe non vengono messi i re Magi, sostituiti dalla scritta: “Respinti alla frontiera”. Vorremmo che non capitasse più”.

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