5 Novembre 2013

“Come il Vento” di Puccioni al Festival Internazionale del Film di Roma

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“Come il Vento” di Puccioni al Festival Internazionale del Film di Roma -

Sarà presentato, fuori concorso, al Festival Internazionale del film di Roma, Come il Vento, un film di Marco Simon Puccioni con Valeria Golino, Filippo Timi, Francesco Scianna e Chiara Caselli. La storia è tratta dalla vita di Armida Miserere, una delle prime donne direttrici di carcere, chiamata durante la sua carriera a dirigere i penitenziari più “caldi” d’Italia a contatto con i peggiori criminali, terroristi e mafiosi del nostro tempo. Una donna condannata  dalla perdita del suo amato a vivere una vita al limite, in cerca, fino alla fine, di giustizia e amore nel sistema penitenziario. Distribuito da Ambi Pictures, il film uscirà nelle sale italiane il 28 novembre.

“Perché vento sono stata”

Questa è la storia di una donna guidata dal suo senso di giustizia e dal suo dolore interiore, che visse e morì per il suo lavoro.

La sceneggiatura è liberamente ispirata alla vita di Armida Miserere una delle prime donne a dirigere un carcere in Italia, una donna che ha iniziato a lavorare a metà degli anni ottanta, subito dopo l’entrata in vigore della legge Gozzini e ha saputo affermarsi in un ambiente ancora militarizzato e maschilista ottenendo stima e rispetto degli agenti come della popolazione carceraria.

Ciò che rende particolarmente interessante la sua vicenda umana sono le sue apparenti contraddizioni: si era fatta la reputazione di “dura” (era soprannominata “fimmina bestia” dai detenuti dell’Ucciardone) perché doveva confrontarsi con personalità molto forti, ma la sua vita è stata il continuo tentativo di mantenere vivo il suo lato più umano e femminile.

Armida Miserere con il suo senso del dovere e il suo rigore morale è stata anche un personaggio insolito e per certi versi scomodo.  Dopo aver sofferto la perdita dei suoi cari, Armida si è dedicata anima e corpo ad uno dei lavori più difficili al mondo e ha accettato senza discutere tutte gli incarichi che l’amministrazione le ha chiesto.

Forse lo Stato le ha chiesto troppo, forse l’impossibilità di avere giustizia, forse il desiderio di raggiungere l’unico uomo che ha amato veramente, l’hanno portato a prendere un decisione lucida e terribile a valle di un intreccio di ragioni pubbliche e private che le hanno reso la vita insopportabile.

Da non perdere!

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