27 Ottobre 2013

Miccoli: “Mi fa male quando mi urlano mafioso dagli spalti”

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Miccoli: “Mi fa male quando mi urlano mafioso dagli spalti” -
Miccoli: “Mi fa male quando mi urlano mafioso dagli spalti” -

Domenica 27 ottobre 2013, alle ore 21.15 su Italia 1, terzo appuntamento con “Lucignolo 2.0”, l’approfondimento Videonews con Marco Berry ed Enrico Ruggeri. In questa puntata verranno raccontate le storie di persone che, per una singola decisione o per una serie di eventi concatenanti, hanno visto cambiare radicalmente il corso della propria esistenza.

Al centro dell’attenzione, la storia di Fabrizio Miccoli: un campione che, dopo aver raggiunto il suo sogno, ha rischiato di perderlo. Lo scorso giugno si è scatenata una bufera per una frase pronunciata dall’ex attaccante del Palermo nei confronti del magistrato Giovanni Falcone. Miccoli torna a parlare di questa vicenda nell’intervista raccolta in esclusiva da Gabriele Parpiglia per “Lucignolo 2.0”.
A seguire alcuni passaggi dell’intervista:
“Mi fa male quando mi urlano mafioso dagli spalti. Giustifico i tifosi dicendo a me stesso che lo fanno perché vogliono innervosirmi. Io ho sempre sognato di fare il calciatore, non il mafioso”. Poi precisa: “Non ho mai sentito la sorella di Falcone. Ho provato a rintracciarla insieme con i miei avvocati e il mio procuratore, ho provato a sentire il figlio, ma mi fu detto che era presto e rispetto i loro tempi. Oggi sono pronto a fare qualsiasi cosa per dimostrarle che quella frase che ho detto non la pensavo. Ma attualmente non ho sentito nessuno”. “Chiedo ancora scusa per quello che ho detto. Non voglio alibi. Ho detto una frase non pensata. Vorrei organizzare partite benefiche per raccogliere fondi, qualunque cosa. Se la sorella di Falcone volesse, io ci sono. Questa situazione è la cosa più brutta che mi sia capitata nella mia carriera”.

Sull’indagine aperta dalla procura su di lui, Miccoli dichiara: “Ricordo il giorno in cui è uscita la notizia relativa alla mia indagine. Mi sono arrivati 400 sms al telefono. Stavo male, non volevo parlare con nessuno. Ho pianto tutti i giorni successivi all’uscita della notizia.” “Cancellare tutto quello che di buono ho fatto per una frase detta alle cinque del mattino non è giusto. Ero in macchina con un amico. Una frase involontaria, detta così, in macchina ed è uscita fuori”. “Ancora oggi non mi spiego come sia possibile che sia successo che questa storia sia venuta fuori. Ma dopo la frase su Falcone prendo tutto ciò che di positivo è venuto in seguito.” “Andare via da Palermo mi ha fatto male. Nella vita tutti sbagliano. Ma sono riuscito a mettere questa situazione da parte, a ripartire. È stato un colpo tremendo. Magari qualcuno mi ha messo davanti a un bivio.” “Sono un ragazzo fortunato. Avevo preso una strada sbagliata. Mia moglie non mi ha mai abbandonato, nella gioia e nel dolore”.

Sulla sua ammirazione per Maradona, Miccoli dichiara: “Ho tatuato Che Guevara perché lo avevo visto su Maradona, ma non sapevo chi fosse Che Guevara. A casa ho conservato il suo orecchino che ho comprato all’asta. Spero che Equitalia non venga a prenderlo, mi manca solo quello. Non parlerò mai male di lui, sia come calciatore che come persona. Lui dice le cose in faccia. Non si tira mai indietro. Siamo simili, siamo veri e sinceri. Il gesto dell’ombrello in Rai, quello è il vero Maradona. Un gesto da ridere. Diego è una persona squisita e disponibile. Mio figlio, non a caso, l’ho chiamato Diego.”

Sui suoi progetti futuri, l’ex attaccante rosanero afferma: “Oggi la mia vita sono 180 ragazzi che crescono nella scuola calcio che porta il mio nome. Li educhiamo e li teniamo lontani dalla strada”. “ Spero di tornare con il Lecce nel calcio che conta. Insigne del Napoli mi somiglia. Da grande non so che cosa farò.”

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