16 Dicembre 2016

Caso Carla Caiazzo – omicidio d’identità. Il parere dell’avvocato Gassani

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Caso Carla Caiazzo - omicidio d'identità. Il parere dell'avvocato Gassani

E’ un fenomeno atavico e la crescita esponenziale di tali fatti mette in luce i tanti punti deboli del momento storico in cui viviamo.

Femminicidio è un termine che è tristemente e prepotentemente entrato nella nostra quotidianità. I dati in Italia sono infatti impietosi perché ogni anno quasi duecento vengono uccise, una ogni tre giorni. Le motivazioni che spingono gli uomini a compiere atti vergognosi e deplorevoli nei confronti delle donne sono le più disparate. Ogni caso andrebbe approfondito e valutato singolarmente. È importante parlarne e mantenere “vivo” il dibattito. Il 25 novembre scorso è stata la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne ed è una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. La stessa Assemblea ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali a organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica in quel giorno. Dall’inizio del 2016, almeno 58 donne sono state uccise in Italia dal partner o dall’ex fidanzato; retrodatando il periodo temporale fino al gennaio 2015, sono 155 le uccisioni: sono questi gli allarmanti dati sul tema del femminicidio in Italia. L’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell’associazione degli avvocati matrimonialisti d’Italia, dice: “Molto spesso mi è capitato di dover assistere in giudizio donne, vittime di inaudite violenze fisiche e psicologiche, mogli di professionisti anche piuttosto affermati. E’ un dato di fatto: la violenza sulle donne, che avvenga all’interno delle mura domestiche o meno, è molto più frequente e capillare di quanto si possa immaginare. Negli ultimi anni si parla molto di “femminicidio”. Un termine controverso, spesso utilizzato in maniera impropria ma che descrive il grado di violenza al quale l’uomo è in grado di arrivare, solitamente quando si sente “rifiutato”, la percezione del rifiuto da parte dell’uomo in quanto maschio meriterebbe un approfondimento specifico”. Tra le vicende che più hanno sconvolto il nostro Paese c’è quella di Carla Caiazzo, 38 anni, che lo scorso primo febbraio fu aggredita brutalmente dall’ex convivente, Paolo Pietropaolo. Le gettò addosso un liquido infiammabile e le diede fuoco. Lei era incinta, e la bambina è viva grazie al cesareo che i medici praticarono disperatamente in ospedale. Pietropaolo è il padre di Giulia Pia, è stato processato, ha scelto il rito abbreviato e il giudice lo ha condannato a diciotto anni di carcere e, ovviamente, gli ha anche sospeso la responsabilità genitoriale. Di lui Carla non parla più. Le fiamme che Pietropaolo gli ha buttato addosso le hanno devastato il corpo, ma non le hanno tolto la voglia di vivere e di combattere. “Caro presidente, sono Carla Caiazzo”, inizia così, la lettera indirizzata al Quirinale di questa giovane donna napoletana che ha subito un atto di violenza inconcepibile. Ventidue righe in cui Carla si rivolge direttamente al capo dello Stato, Sergio Mattarella: “Ti scrivo perché oggi, più che mai, da vittima voglio rappresentare un momento di riscatto e di riflessione per tutte le donne che subiscono, in silenzio, le violenze dei propri uomini. Occorre fare qualcosa. Subito”. Continua: “Ti scrivo per chiederti di sollecitare il nostro legislatore ad individuare, sulla scorta di quanto sta tristemente accadendo, una nuova figura di reato che punisca severamente coloro che, nel loro intento delittuoso, colpiscono le donne e, soprattutto, le cancellano dalla società civile”. Al nostro presidente della Repubblica, Carla sottopone la proposta elaborata assieme al suo legale, l’avvocato Maurizio Zuccaro: l’introduzione dell’omicidio di identità. “Il mio aggressore mi ha ammazzato lasciandomi viva. Siamo vittime – scrive Carla nella missiva – di chi ha voluto cancellarci, distruggere, deturpare il nostro viso, quello che ci consente di riconoscerci e renderci riconoscibili alla società”. “Recentemente – specifica l’avvocato Gassani – sono aumentati questi episodi di aggressione con il fuoco, forse per emulazione o forse per la cattiveria di certi uomini che perdono il possesso della donna, per loro ammazzare e ferire non basta più. Quella donna che li ha abbandonati deve essere deturpata fino al punto che la sua identità sia cancellata oltre la morte. L’inserimento nel nostro sistema giuridico della tipologia di reato di “omicidio d’identità”, che equipara un gesto così violento all’omicidio, potrebbe essere considerato come un atto di coraggio del nostro Parlamento”.

Del caso se n’è occupata anche la trasmissione Storie Vere, condotta da Eleonora Daniele, con l’autorevole parere dell’avvocato Cataldo Calabretta. 

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