18 Maggio 2015

Il bar italiano, un settore in “rosa” da 18 miliardi di euro

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7 italiani su 10 alla ricerca di coccole per ritrovare autostima -

Un settore che genera consumi per 18 miliardi di euro, che impiega oltre 360.000 addetti, di cui il 60% donne, con una situazione occupazionale improntata ad una sostanziale stabilità, come testimoniano i 154.205 contratti a tempo indeterminato (il 72% dei rapporti di lavoro stipulati in questo mercato). In occasione di Tuttofood Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi ha presentato oggi un excursus completo sulla storia di uno dei locali più amati e frequentati, nel corso del convegno “La filiera del fuoricasa: qualità, efficienza, valore”. Un appuntamento che racconta il bar, un classico del fuoricasa tricolore che negli ultimi trent’anni è cambiato profondamente, seguendo i nuovi stili di vita degli italiani: non più solo luogo dove sorseggiare una tazzina di caffè ma dove pranzare e trascorrere l’ora dell’aperitivo e del dopocena con un panel di proposte sempre più variegato.

Ad oggi in Italia sono attivi 149.085 bar, a fronte di un contesto imprenditoriale particolarmente dinamico che da sempre contraddistingue questo settore. Guardando ai consumi alimentari, la spesa delle famiglie per il fuori casa è stata nel 2014 di 73 miliardi di euro, di cui indicativamente 16 miliardi di euro hanno riguardato i bar nelle loro diverse tipologie. Considerando anche la domanda generata da enti e imprese (i cosiddetti consumi intermedi) si arriva a 17/18 miliardi di euro. Lo scontrino medio è di 3,50 euro, per un totale di oltre 5 miliardi di transazioni commerciali effettuate nei bar: in particolare la colazione vale 2,20 euro e il pranzo 6,40 euro. Analizzando invece gli acquisti per occasione di consumo si evidenzia che il 58% della spesa effettuata a colazione riguarda caffetteria e prodotti da forno, mentre nel dopocena oltre un acquisto su due è relativo alle bevande, sia alcoliche che analcoliche.

Passando in analisi la questione prezzi e consumi, ad oggi in media un espresso consumato al bar costa 0,94 euro, un cappuccino 1,27 euro e un panino 3 euro. Negli ultimi anni il processo di rallentamento della dinamica dei prezzi è stato robusto e progressivo, mentre il tasso di inflazione del canale si è dimezzato.

Capitolo lavoro e occupazione: nel mondo del bar sono occupate in totale oltre 360 mila addetti: in particolare, secondo i dati provenienti dagli archivi dell’Inps, si evidenzia che i bar nel 2013 hanno impiegato in media 213.886 persone, l’85% dei quali con mansioni operative. Significativo il numero degli apprendisti pari a circa 24mila unità. Il 72% dei dipendenti (154.205 unità) risulta assunto con un contratto di lavoro a tempo indeterminato, mentre in termini di orario di lavoro prevalgono i part time con una percentuale del 56,5%; 11.810 i lavoratori stagionali. Nel corso degli anni la presenza degli stranieri è cresciuta significativamente, sia tra gli imprenditori che tra i lavoratori dipendenti, con 45.950 addetti di nazionalità straniera e una percentuale sul totale del 21,5%.

La ricerca della Fipe mette in evidenza ancora una volta quanto questo mercato sia dinamico e soggetto a mutamenti, quest’anno purtroppo con il segno meno. Nel solo 2014 sono stati aperti 8.236 esercizi e 13.256 ne sono stati chiusi, con un saldo negativo di 5.020 imprese. Lo scenario risulta sempre variabile, con un tasso di sopravvivenza degli esercizi a cinque anni che si aggira intorno al 50%: questo significa che delle 8.000 imprese avviate nel corso del 2015 solo 4.000 saranno ancora in attività nel 2018.

Parlando della ripartizione territoriale lungo lo Stivale, ben il 17,1% del totale dei bar si concentra in Lombardia con oltre 25.000 esercizi; si segnalano inoltre i 15.187 bar del Lazio (10,2% del totale) e i 13.859 della Campania (9,3% del totale). Il primo gradino del podio per concentrazione di bar spetta alla Valle d’Aosta, che risulta l’unica regione con un saldo positivo tra aperture e chiusure (515 bar sul territorio con un indice di densità per mille abitanti del 4%); seguono Sardegna (5.056 esercizi con un indice di densità del 3,1%) e Liguria (5.601 bar con un indice di densità del 3,5%). Fanalino di coda la Sicilia, con 8.153 bar e un indice di densità che si attesta solamente all’1,6.

Considerando il rapporto tra imprese iscritte e imprese cessate, con segno meno per tutte le regioni ad eccezione della Valle d’Aosta, il saldo risulta particolarmente negativo per quanto riguarda Piemonte (625 imprese iscritte e ben 1.189 imprese cessate), Emilia Romagna (697 contro 1.153), Lazio (624 contro 1.031), Veneto (759 contro 1.161).

Parlando infine dell’evoluzione che nel corso degli anni ha contraddistinto la fisionomia del bar, è possibile vedere come l’offerta e la tipologia di locale si sia gradualmente differenziata in molteplici forme. A fronte dei 12 milioni di italiani che per diverse ragioni pranzano fuori casa, nel tempo, oltre alla classica caffetteria, ha preso piede un nuovo format di esercizio chiamato “lunch bar”, che rappresenta un ponte tra la formula bar e quella del ristorante. La crisi dei consumi ha colpito anche il mondo del bar, tuttavia alcuni modelli di business hanno saputo reagire meglio alla contrazione della domanda, in particolare bar pasticceria, bar gelateria, lunch bar con cucina, bar multiproposta e l’evening bar con formule di intrattenimento.

gelato

Bar – Imprese attive nel 2014

 

Regione Valori assoluti Valori % Indice di densità

(bar*1000 ab.)

Piemonte 11.144 7,5 2,5
Valle d’Aosta 515 0,3 4,0
Lombardia 25.557 17,1 2,6
Trentino 2.728 1,8 2,6
Veneto 12.689 8,5 2,6
Friuli V.Giulia 3.577 2,4 2,9
Liguria 5.601 3,8 3,5
Emilia Romagna 11.883 8,0 2,7
Toscana 8.967 6,0 2,4
Umbria 2.076 1,4 2,3
Marche 3.532 2,4 2,3
Lazio 15.187 10,2 2,7
Abruzzo 3.620 2,4 2,7
Molise 858 0,6 2,7
Campania 13.859 9,3 2,4
Puglia 8.294 5,6 2,0
Basilicata 1.393 0,9 2,4
Calabria 4.396 2,9 2,2
Sicilia 8.153 5,5 1,6
Sardegna 5.056 3,4 3,1
Italia 149.085 100,0 2,5

 

 

 

 

 

 

 

 

Bar – Iscrizioni e cessazioni ripartite per regione (anno 2014)

 

Regione iscritte cessate saldo
Piemonte 625 1.189 -564
Valle d’Aosta 36 34 2
Lombardia 1.596 2.356 -760
Trentino Alto Adige 124 265 -141
Veneto 759 1.161 -402
Friuli Venezia Giulia 225 353 -128
Liguria 288 485 -197
Emilia Romagna 697 1.153 -456
Toscana 404 769 -365
Umbria 100 152 -52
Marche 203 310 -107
Lazio 624 1.031 -407
Abruzzo 183 339 -156
Molise 49 78 -29
Campania 846 1.154 -308
Puglia 528 785 -257
Basilicata 73 117 -44
Calabria 303 392 -89
Sicilia 366 756 -390
Sardegna 207 377 -170
Italia 8.236 13.256 -5.020
Italia 8.236 13.256 -5.020

 

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