18 Novembre 2014

Luigi Tabita, talento siciliano tra teatro, tv e impegno sociale

3 minuti di lettura
Luigi Tabita, talento siciliano tra teatro, tv e impegno sociale -
Apprezzato interprete di fiction di successo e di intensi spettacoli teatrali, Luigi Tabita racconta a Lifestyleblog.it la sua passione per questo mestiere e ci regala un’acuta analisi sull’importanza della promozione di una delle principali risorse del nostro Paese: la cultura.
Oltre ai tuoi impegni d’attore, sei molto attivo nella tua terra, la Sicilia, nel campo del sociale. A quali iniziative ti stai dedicando nello specifico in questo periodo?
Credo che chi come me è andato via per il proprio mestiere abbia poi il dovere di tornare e offrire alla propria terra ciò che ha appreso. Sin da ragazzino, e poi anche quando mi sono trasferito a Roma, ho collaborato attivamente con associazioni e strutture istituzionali come le ambasciate per la promozione culturale e la difesa delle pari opportunità: due pilastri sui quali ho fondato il mio percorso di uomo e di attore; due ambiti che sono strettamente legati e che devono lavorare insieme perché pregiudizi, discriminazioni, violenza sono tutti frutto di processi culturali sui quali bisogna agire. L’occasione ultima di poter svolgere questa attività sociale anche nella mia Sicilia mi è stata data dal Partito Democratico. Il segretario provinciale, infatti, nel marzo scorso, mi ha chiamato a far parte del Forum della Cultura di Siracusa, un tavolo di lavoro per progettare e creare strategie di carattere culturale nella provincia. E così, in concomitanza con i miei impegni lavorativi sto curando dei progetti di promozione culturale e pari opportunità sul territorio.
Che cosa t’indigna dell’Italia di oggi?
Io amo l’Italia. Molti miei colleghi e amici sono andati via ma io non riesco proprio. Ci sono tante cose che non vanno. Penso per esempio alla giustizia: l’assoluzione per gli imputati del caso Cucchi e da pochi giorni anche per quelli del caso de L’Aquila mi rattrista molto. Ma noi cittadini dobbiamo lavorare al cambiamento affinché la classe politica ci rispetti e tuteli. La politica siamo noi. Io sono un entusiasta della vita; per me il bicchiere è mezzo pieno sempre e cerco giornalmente di migliorarmi e di migliorare ciò che mi circonda impegnandomi in prima persona.

Che cosa significa fare e promuovere cultura nel nostro Paese?
L’Italia è la nazione a detenere il maggior numero di siti presenti nella lista dei patrimoni dell’umanità firmata dall’UNESCO, e di questi gran parte stanno proprio in Sicilia, ma bisogna cambiare rotta. Le amministrazioni devono investire su cultura e turismo e allora sì che l’Italia potrà ripartire e tornare a risplendere. Nei miei incontri di promozione culturale sottolineo sempre che prima le amministrazioni capiranno che l’industria culturale è un’industria florida dove investi 1 e hai un rientro di almeno 4 e prima ripartiremo. E poi è chiaro che c’è la necessità che anche i privati investano in cultura e questo il Ministro Franceschini, col suo “art bonus” che incentiva l’investimento con sgravi fiscali che possono arrivare fino al 65% della somma investita, lo ha intuito. A tal proposito sto organizzando una conferenza per fine gennaio alla quale prenderà parte un tecnico del Ministero che spiegherà le agevolazioni della legge agli industriali di Confindustria per favorire investimenti nel capo dell’arte, per l’appunto.

Sul fronte teatrale, sei alle prese con un nuovo progetto…
È uno spettacolo molto interessante. Il titolo è “Baccanti, le altre” tratto dalla tragedia di Euripide e riscritto dalla raffinata drammaturga Lina Prosa per la regia di Massimo Verdastro. Oltre alla trama straordinaria, un inno alla libertà ad essere ciò che si è, questa messa in scena ha una forza unica perché il coro delle baccanti, devote del dio Dioniso che ho il piacere di interpretare, è composto, oltre che da attrici professioniste, anche da donne che sono state malate di cancro e che fanno parte dell’associazione Amazzone. Questo consegna alla messa in scena una verità cruda e magica allo stesso tempo, sopratutto nelle battute del coro.

Sul versante televisivo, invece, quali novità ti aspettano?
Il teatro mi impegna molto, ma fortunatamente ho avuto la possibilità di conciliarlo anche con la fiction, quest’anno. Oltre ad una partecipazione alla “Catturandi”, infatti, sto girando “Il giovane Montalbano2” con la splendida regia di Gianluca Tavarelli. Qui interpreto un ruolo intenso, quello di Tano Cipolla. Ha molte sfaccettature ed è molto intrigante. Vedrete…

Quali consigli daresti a un giovane che volesse fare il tuo stesso mestiere?
Bisogna studiare sempre e tanto. Fare una scuola di recitazione riconosciuta è fondamentale. L’aver frequentato la scuola di un teatro stabile mi ha aperto tante porte e offerto tanti contatti. Poi ci vuole tanta costanza e tenacia: Non esiste nulla se non il lavoro per almeno i primi dieci anni. Niente feste, capodanni, compleanni, fidanzamenti, amici… È un lavoro duro. E poi c’è pure la costante fortuna che se ti becca scombina queste regole che ti ho detto!

Se ripensi alle tue tante esperienze professionali passate, c’è un collega che ti è rimasto più nel cuore o da cui hai imparato di più?
Tutti gli attori e registi grandi e piccoli con i quali ho lavorato mi hanno insegnato qualcosa. Nel cuore li porto tutti da Mario Scaccia alla mia amata Lina Sastri, maestra di vita e della scena.

 

 

Da non perdere!

P